
E CON PRODI E’ PEGGIO
Il governo di centro-destra è sul banco degli imputati. Si sperava in una liberalizzazione dell’economia, ma si è assistito al solito consociativismo dove le riforme più innovative, come quelle della scuola e del lavoro, sono state bloccate da pastoie burocratiche e da personale politico attento solo al proprio interesse. Nel welfare, tardivi ma importanti provvedimenti come il “più dai, meno versi” hanno convissuto con la totale assenza di una riforma che delineasse con chiarezza il carattere del non profit. Gli innumerevoli finanziamenti a pioggia e le rendite parassitarie non solo non sono state scalfite, ma privatizzazioni a favore di poche grandi famiglie hanno indebolito il sistema arricchendo pochi.
Ma il centro-sinistra, egemonizzato dalle forze radicali, è ancora più inquietante della maggioranza. Contesta l’attuale governo non per le ragioni dette, ma per ragioni contrarie: invoca più statalismo, più consociativismo, più difesa della rendita, maggiore conservazione di privilegi, per gruppi, gruppuscoli e corporazioni. Molti dei suoi leader hanno distrutto la grande impresa italiana, perché hanno dilapidato il patrimonio di grandi imprese a partecipazione statale, e perché hanno avviato privatizzazioni a favore di pochi ricchi. Arrivati al potere sull’onda di Tangentopoli, si guardano bene dal pensare di fare l’unica cosa necessaria all’Italia: levare la cappa di oppressione che le tasse, lo statalismo, la negazione della libertà di scelta, le clientele pongono su chi vuole innovare. Una coalizione governata e ricattata dalla sinistra radicale porterà a modelli bulgari, ostacolerà un cambiamento che venga dal basso secondo criteri sussidiari, continuerà ad assicurare a certe grandi imprese, ormai decotte, il sussidio di Stato o il favore di grandi banche (fino a quando ci saranno risorse).
C’è qualcosa di peggiore della nostra classe politica. La voce più ipocrita è quella di quei capitani d’impresa che, dopo aver dilapidato la capacità industriale per dissennati tentativi di finanziarizzazione dell’impresa e dopo aver sprecato enormi aiuti di Stato, oggi buttano la croce sui politici. L’incapacità all’autocritica di questi personaggi è la vera palla al piede dell’Italia. Non serve un cambio di governo quando l’opposizione è egemonizzata dall’ancien regime e quando certi industriali urlano cercando, invece della competitività, l’aiuto di Stato senza ammettere la propria inefficienza. Quali rimedi? La risposta alle prossime puntate.
*Presidente Fondazione Sussidiarietà
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