E’ Genova la cartina di tonrasole di un’Unione autodistruttiva

Genova è storicamente un laboratorio della sinistra comunista, la città in cui è rimasta viva più a lungo la tensione rivoluzionaria in opposizione alla politica costituzionale del Pci. Qui visse in forze la “corrente Secchia”; da essa nacque il movimento “30 giugno”, che insorse contro il governo Tambroni nel ’60. Qui nacquero e finirono le Br, vi furono i primi rapimenti e omicidi politici. Anche oggi Genova sente questa situazione eccezionale e la vive in modo diverso rispetto al piano nazionale, pur contenendone le tensioni. A Genova settanta dirigenti Ds hanno lasciato il partito e si sono costituiti in un’organizzazione definita “Unione a Sinistra”, che, seppur in forma differenziata, va alle amministrative del 2007 alleata con Rifondazione per il Comune e la Provincia.
Edoardo Sanguineti, candidato di Rifondazione alle primarie, ha però rubato la scena agli amici di Fabio Mussi. Sanguineti si è espresso, citando Walter Benjamin senza nominarlo, in favore del ritorno dell’odio di classe. Un poeta come Sanguineti attribuisce alle parole il valore di suoni e simboli, ma non di concetti, tant’è vero che ha enunciato subito la sua contrarietà alla violenza politica. Non vi è dubbio, però, che nelle frange estreme della sinistra, a Genova così forti, l’odio di classe sarà la rivendicazione di un sentimento personale.
Ma non basta: all’interno dei Ds è scoppiato un conflitto tra il leader genovese del partito, Claudio Burlando, e l’eurodeputata Marta Vincenzi. La direzione nazionale ha imposto la candidatura della Vincenzi a sindaco perché ella, con il suo populismo, può intercettare più voti. è stato così escluso dalla competizione il candidato dell’apparato, Mario Margini. La risposta dell’apparato è immediatamente venuta. L’industriale Riccardo Garrone ha deciso di competere con una sua lista, guidata dall’ex deputato margheritino Stefano Zara. Sembrava trattarsi di una lista civica, poi si è ridotta alla candidatura alle primarie dell’Unione. Ma ciò indebolisce la candidatura della Vincenzi, contestandola da destra, visto che Zara è stato presidente di Assindustria. Indubbiamente dietro alla candidatura di Zara c’è l’opposizione di Burlando e dell’apparato diessino alla Vincenzi.
Genova dunque mostra che le contraddizioni interne all’Unione, e soprattutto interne ai Ds, possono scoppiare, e che un linguaggio estremista ha ancora fascino nella sinistra. Sul piano nazionale, i conflitti esistono al medesimo livello: il contrasto tra la linea costituzionale e la linea extraparlamentare divide ancora la sinistra e mette in luce l’affanno della formula che l’ha resa maggioranza di governo. bagetbozzo@ragionpolitica.it

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