
E tu che rompi l’anima tutti i giorni sul Sud, ogni tanto ci torni e lo trovi insopportabile

«Ti odio perché io sono del Nord e tu sei del Sud, mondi diversi, civiltà e storia diverse, un divario che non verrà superato mai nonostante l’equivoco seguiti a far capolino dai giornali e sia fermo a un dibattito di trent’anni fa, un divario che però è fisiologico perché corrisponde alle differenze che semplicemente ci sono tra Nord e Sud, punto, e che sono storiche, ambientali, climatiche, etniche, quel che vuoi, ma che corrispondono anche alle diverse tempistiche e modalità di sviluppo che spesso ci sono tra il Nord e il Sud del Pianeta, punto.
Io ti frequento, ti conosco, ti stimo, lavoro con te, ti sposo pure, ma fa niente, perché da un polo all’altro del pianeta non esiste parallelo geografico che non corrisponda a suo modo a un divario, a un diverso contesto socio-economico dove infinite combinazioni giustificano il ritardo o l’anticipo con cui un’area giunga all’appuntamento col progresso. Ma tu te ne fotti e sotto sotto mi odi pure, perché non ti accontenti che la velocità di sviluppo non sia differenziata, non ti fai bastare che non aumenti troppo il distacco tra le due realtà. Tu ogni tanto torni al Sud, dopo averci spaccato le palle sul Sud – sempre, praticamente tutti i giorni – e trovi il Sud insopportabile, lo trovi.
Eppure nel tuo Sud ci sono stati gli stessi incredibili cambiamenti che ci sono stati al Nord, o meglio: non gli stessi cambiamenti, ma l’ampiezza della loro portata. In Italia però c’è questo cazzo di buonsensismo secondo il quale tendiamo a cimentarci nello straordinario pur difettando nell’ordinario, a fantasticare cioè su grandi opere dimenticando le fragilità e i ritardi di quelle piccole: come le ferrovie, le strade trascurate, le località escluse dalle direttrici dei trasporti, eccetera. Ma non esisterà mai un paese in cui le infrastrutture non si sviluppino con timing diversi: il punto, per dire, non è che nelle principali metropoli italiane stanno mettendo la fibra ottica mentre in certe isolette del Sud hanno appena messo l’elettricità; il punto è che stanno progredendo sia le metropoli che le isolette del Sud, capito, idiota? Ma non ci si può fermare ad aspettare tutte le tue isolette: da qualche parte si troverebbe sempre una strada dissestata, un acquedotto insufficiente, qualcosa che impedisca ad altri di fungere da locomotiva. Eliminare ogni divario tra Nord e Sud allora diventerebbe facilissimo: basterebbe, anziché premere sulla corsa del Sud, fermare o far arretrare il Nord. Come a dire: fermare la locomotiva per aspettare i vagoni. Eh no, è dal Dopoguerra che ci provate, te lo scordi».
Foto Ansa
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