Ecco cosa pensa il Cav. dell’Irak

Mesi prima dell’invasione dell’Irak, Saddam era favorevole ad andare in esilio evitando così la guerra. Ma i leader arabi fecero cadere la soluzione non raggiungendo un consenso. La notizia è confermata dallo sceicco Muhammad, principe della corona di Abu Dabi. Ha dichiarato al canale Al Arabya che suo padre, il presidente di allora, aveva ricevuto il sì di Saddam a condizione di ottenerne la protezione. La Lega Araba, che avrebbe dovuto garantire l’accordo, scelse altrimenti. La notizia, pubblicata sul New York Times, indica che ci fu uno spazio di trattativa, una via stretta che comportava l’abdicazione di Saddam senza la guerra.
Forse questa notizia compare ora in riferimento alle dichiarazioni del presidente del Consiglio Berlusconi in riferimento al suo tentativo di evitare la guerra. Le parole di Berlusconi sono state interpretate come una menzogna o una leggerezza da parte della stampa italiana, ma non è così. Non a caso, nei resoconti dell’incontro tra Bush e Berlusconi si parla del leader libico Gheddafi, forse una strada per ottenere un esilio confortevole per Saddam e cambiare regime in Irak senza ricorrere alla guerra. Il presidente italiano non aveva messo in discussione la necessità della liberazione dell’Irak da Saddam, non aveva cioè dissentito, ed aveva anzi formalmente consentito, ai fini della coalizione dei volonterosi per la fine del regime. Ora egli fa questa dichiarazione per spiegare la posizione italiana innanzi all’intervento militare in Irak, che non è stato mai un dissenso sui fini ma sui mezzi. Forse il modo di comunicare questo passaggio nell’intervista a La7 era troppo rapido e poteva prestarsi ad equivoci. Ma esso, debitamente apprezzato, indica la proprietà dell’iniziativa italiana che, coerentemente non partecipò alla guerra ma soltanto all’opera di ricostruzione dell’Irak.
Che questa scelta fosse anche determinata dalla volontà politica di sostenere gli Stati Uniti non toglie il fatto che essa abbia avuto una sua differenza propria che Berlusconi giustamente rivendica. Come appare anche nell’intervista concessa a Libero, Berlusconi vuole anche difendere i servizi segreti dall’aver avvallato un tentativo di acquisto di uranio dal Niger da parte di Saddam. Repubblica accusa i servizi segreti italiani di aver trasmesso alla Cia informazioni non vere, che sarebbero state usate come giustificazione della guerra. Il sottosegretario Letta e il generale Pollari hanno riferito in Parlamento sulla questione. Evidentemente Repubblica non pensa di limitarsi alla critica politica, tende persino ad accusare il governo italiano di essere responsabile della convinzione angloamericana della presenza di un potenziale di armi nucleari nelle mani di Saddam. Per questo il presidente del Consiglio ha inteso stabilire, di fronte a questa grave insinuazione la proprietà politica della linea seguita dal governo italiano. Berlusconi ha anche detto di essere stato oggetto di un tentativo di attentato in uno stadio ad opera di un kamikaze. Queste cose andrebbero dette in forma più chiara.

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