
Ecco perchè i cattolici dovrebbero ringraziare Silvio Berlusconi
Esiste oggi un voto cattolico? Certamente sì, anche se molto variegato. Per tradizione storica il cattolico si interessa di politica perché ha un vero sentimento della natura alla luce della creazione, quindi anche dell’ordine civile. L’attuale maggioranza ha qualche titolo in più per chiedere il voto dei cattolici? La Chiesa impegna questi ultimi alla considerazione di programmi e identità delle forze politiche.
La legislatura iniziata nel 2001 è, nella storia del Parlamento italiano, quella che maggiormente ha avuto attenzioni alla sensibilità cattolica. Se nel 2001 avesse vinto il centro-sinistra, i Pacs sarebbero stati introdotti (come ha già tentato di fare qualche regione rossa), da molto tempo e nella forma più radicale. Ma l’attenzione alla famiglia questo governo l’ha dimostrata anche sul piano fiscale, perché, per la prima volta, la famiglia è stata considerata come soggetto fiscale, e quindi è oggetto di detrazioni o riduzioni di imposta. È stata presa in considerazione la vita appena nata e, per la prima volta, è stata possibile in Italia una politica demografica, politica sempre tacciato di fascismo dal laicismo nostrano. La riforma scolastica è stata costruita con molta attenzione alle richieste del mondo cattolico e la valorizzazione dell’istruzione professionale fa riferimento anche alla lunga tradizione di scuole professionali della cultura cattolica. Ma il punto più alto di collaborazione tra la Chiesa e il centro-destra è stato la legge sulla procreazione assistita, sulla gestione e la difesa della quale la Conferenza episcopale si è impegnata così direttamente.
Tutto questo non sarebbe stato possibile con una diversa maggioranza. E non era stato possibile nemmeno con la Dc, la quale doveva giustificare la sua natura confessionale cedendo alle richieste dei partiti di ispirazione laica su tutti i punti fondamentali: divorzio, aborto, scuola, vita. Forza Italia, invece, proprio perché forza laica, ha potuto considerare le richieste della Chiesa come aventi un senso in sé. In quanto sostenute dal mondo cattolico, certo, ma nell’assenza di un vincolo preordinato con esso. In Italia il cattolicesimo è ancora una forza politica e sociale, e non vi è dubbio che questo è dovuto al fatto che Silvio Berlusconi ha costruito una coalizione di centro-destra. Essa, non essendo di sinistra, accetta come criterio non l’ideologia, ma la tradizione culturale del paese. Eppure abbiamo letto una dichiarazione del presidente di Pax Christi che, sulla base della politica estera e militare, contesta il titolo di questo governo a richiamarsi alla dottrina sociale della Chiesa. Puro integrismo: vincolare il consenso cattolico a una determinata linea politica (da non ricercare negli ambiti in cui la Chiesa si impegna politicamente, ma in tutta l’azione dello Stato), significa trasformare lo Stato nel braccio politico della Chiesa. In nome del pacifismo, del terzomondismo, e per dirla tutta, dell’antiglobalismo. Veramente questa non è la pace di Cristo.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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