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Egitto salvato a suon di miliardi di dollari. E pazienza per le riforme

Di Rodolfo Casadei
20 Aprile 2024
Così per evitare di regalare il paese di al-Sisi ai nemici dell’Occidente, Stati Uniti, Europa, governi arabi del Golfo e banche internazionali lo hanno riempito di soldi mettendo da parte le pretese di rigore finanziario
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi nel dicembre scorso
Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi nel dicembre scorso (foto Ansa)

La geopolitica l’ha avuta vinta sul rigore finanziario e sul principio di condizionalità, e così l’Egitto straindebitato e impoverito di Abdel Fattah al-Sisi se l’è cavata anche stavolta: pur di non perdere una sponda decisiva nel contenimento della crisi di Gaza e di non regalare agli avversari dell’Occidente e dei regimi arabi il gigante del Nilo coi suoi 110 milioni di abitanti, quegli stessi governi della regione e quelle stesse istituzioni internazionali che fino a qualche mese fa si rifiutavano di prestare altro denaro al Cairo hanno aperto i cordoni della borsa per un totale di 55 miliardi di dollari fra investimenti e prestiti che hanno immediatamente stabilizzato le finanze egiziane.
Ne è prova il fatto che nel solo mese scorso l’Egitto ha emesso e venduto titoli di Stato per 8,5 miliardi di dollari a fronte di richieste per ben 21 miliardi. Gli investitori, che l’anno scorso erano fuggiti a gambe levate dai mercati finanziari egiziani presagendo un crac imminente, sono tornat...

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