Emergenza democratica, la sinistra l’ha creata e ora la subisce

La campagna elettorale diventa più incandescente ma era inevitabile che accadesse, visto il carattere di delegittimazione radicale che la sinistra ha dato alla figura del presidente del Consiglio.
Per la coalizione di centrodestra il problema di fondo è quello di chiamare a raccolta gli elettori che si sono astenuti nelle ultime elezioni regionali, indicando i rischi che comporta la vittoria della sinistra. Berlusconi accentra su di sé la campagna elettorale e ne è divenuto il protagonista dominante. Può essere che questa linea – che risponde alla delegittimazione compiuta dalla sinistra con una delegittimazione analoga – non sia gradita agli alleati, ma d’altro canto il centrosinistra non si presenta come un’opposizione politica ma come un fronte di liberazione nazionale. Se il premier non avesse accettato il terreno della sfida determinato dalla coalizione di sinistra, non gli sarebbe rimasto altro linguaggio se non un vago “politicamente corretto”.
Berlusconi è apparso a Vicenza in una nuova luce. Come se ponesse l’accento tra il suo popolo e il modo in cui è costruita l’egemonia politica oggi in Italia. è emersa la dimensione radicale del temperamento di Berlusconi, l’uomo che ha osato allora sfidare la cultura di sinistra e che oggi, dalla stessa sinistra, è spinto a parlare di «emergenza democratica». Se il presidente del Consiglio ha fatto proprio un certo modo di esprimersi della sinistra, si vede che ritiene i no global come il vero pericolo per l’Italia. Già si era vista, nelle manifestazioni contro la Tav in Val di Susa, la connessione dei no global con gli anarco-insurrezionalisti. Avere impostato la campagna elettorale come se Berlusconi fosse un pericolo per la democrazia ha creato le condizioni per dare alla protesta no global il carattere di nuova resistenza. Il filone antagonista opera profondamente nella cultura italiana ed è diventato un fattore autonomo che la sinistra ha scatenato senza poi essere in grado di controllare. Ed anche le improvvise evoluzioni di Bertinotti oltre il marxismo rappresentano il timore che il leader di Rc avverte: quello di aver cavalcato una pattuglia di estremisti che egli stesso non è in grado di frenare.
L’Italia ha una lunga storia di violenza politica, che è sempre viva come una fiamma sotto le ceneri. Il presidente del Consiglio ha voluto mettere in guardia l’opposizione: il tipo di linguaggio da essa creato genera tensioni diverse da quella che intendeva suscitare. Ma gli atti provocano spesso conseguenze contrarie alle intenzioni di chi li ha promossi.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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