
Era Samaras il campione misterioso. E a vincere, è stata la voce francese di Sportitalia
Il secondo profilo del campione misterioso era più difficile, ma avete risposto in maniera corretta in tanti. Ma il più veloce ad arrivare al nome di Georgios Samaras è stato, a sorpresa, un giornalista sportivo.
Ha bruciato la concorrenza sfruttando al meglio Twitter,e non appena ha letto gli indizi sul calciatore misterioso ha capito subito: capello lungo e unto, gambe chilometriche, campionato scozzese… Come tanti è arrivato in fretta al nome del nostro giocatore: Georgios Samaras, attaccante del Celtic e impegnato a con la sua Grecia in questi Europei. Ma Federico Casotti è stato il più veloce a scriverci, e quindi a vincere il nostro gioco.
Il nome di Federico è conosciutissimo per chi segue la rete tv “Sportitalia”. Casotti è uno dei giornalisti di questo canale, per il quale da tempo segue i campionati calcistici stranieri: per sette anni è stata la voce della Eredivisie olandese, mentre nell’ultima stagione ha raccontato l’incredibile successo del Montpellier nella Ligue 1 transalpina. Non si è mai trovato a trattare di Scottish Premier League, «però a Samaras sono arrivato in fretta. Questi giochi mi fanno impazzire».
Classe 1978, Casotti è uno che il calcio lo mastica da sempre, «ma senza giocarlo. Se non a livello amatoriale, così, per divertirmi». Ai verdi campi della provincia milanese dove cresce preferisce da sempre gli smeraldei tappetini del Subbuteo: vero asso del “calcio da salotto”, si diverte da ragazzino a fare la telecronaca delle sfide con i suoi amici. Sono le avvisaglie di una carriera da giornalista che inizia subito dopo la laurea in Scienze Politiche a Milano, e quando nel 2004 nasce Sportitalia, la sua è una delle prime voci a prendere parte all’avventura.
Così da anni il calcio da passione è diventato un lavoro: «Ciò che amo di questo sport è la ricchezza di storie che riesce a tenere insieme. Una partita di pallone attrae sempre, sia questa una finale di Coppa del Mondo, come lo spareggio salvezza del campionato olandese. Ma è bello vedere cosa ci è dietro». Un esempio? «Qualche anno fa mi ero affezionato molto a Verhoeven, il portiere del Volendam, in Olanda, che poi è diventato anche terzo portiere dell’Ajax. Negli almanacchi il suo peso era 103 chili! Ricordo di aver commentato una partita dove il pubblico avversario ogni volta che lui faceva un rinvio dal fondo lo salutava facendo: “Oooooh, Pizza!”. Era un personaggio particolare: faceva il calciatore professionista, eppure diceva chiaramente: “Scusate, ma io non resisto: mi piace andare al pub, o a mangiare una pizza con gli amici. Non ci posso fare niente”». Vicende molto semplici ma molto quotidiane, di cui il gioco del calcio è una miniera. «Credo poi che questo sport faccia vedere in maniera netta come vive un popolo. Quando mi capita di andare all’estero cerco sempre di andare ad assistere una partita di calcio locale: ti cali nella quotidianità di quelle città. Cioè, se vai una partita di calcio a Londra capisci tanto degli inglesi. Qualche tempo fa sono stato a Oslo con la mia ragazza, e l’ho trascinata allo stadio: io ero felice, lei un po’ meno…»
Negli ultimi anni Federico ha potuto raccontare alcuni successi calcistici in Europa abbastanza particolari: la vittoria in Eredivisie dell’Az Alkmaar nel 2009 e l’anno successivo del Twente; in questa stagione, invece, il successo del piccolo Montpellier, in Francia: «Sono tutte e tre squadre quasi di paese. È stata una grande gioia per me poter seguire le loro imprese: il filo conduttore di questi scudetti era la gioia di tre città che si stringevano intorno alle loro squadre, un evento unico per tutta la comunità. In Italia è difficile che accada qualcosa di simile: vedremo mai squadre come l’Udinese, o il Bologna vincere adesso un campionato? Chissà… Ecco, io sono esterofilo ma perché vorrei che l’Italia fosse più così».
Tra le imprese di Giroud e compagni e l’ascesa del Montpellier, Federico quest’anno è riuscito a trovare il tempo per scrivere pure un libro: “Parigi non è stata fatta in un giorno”. «È un e-book autoprodotto dedicato al Paris Saint Germain degli sceicchi. Ho cercato di spiegare agli italiani cosa c’è dietro a questa squadra, che è un po’ il 21esimo club del nostro campionato: c’è Ancelotti, Sirigu, Pastore, Thiago Motta, Menez… tanti ex del nostro campionato». In quelle pagine si raccontano prospettive e mentalità del PSG, con un’attenzione alla percezione che c’è in Francia di questo fenomeno calcistico. D’obbligo quindi una domanda oggi sull’arrivo di Thiago Silva al club parigino: «Facevo fatica a crederci. Pensavo che il Milan avrebbe sacrificato Ibra, non il difensore brasiliano. Ma dopo l’affare Eto’o di un anno fa, ormai nel calcio può succedere di tutto».
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