Erdogan dribbla il Papa difensore delle minoranze per entrare in Europa

Il viaggio del Papa in Turchia si rivela sempre più complesso: e lo sarebbe stato anche senza il discorso di Ratisbona. è la questione turca, e non la questione islamica, a metterlo in difficoltà. Il wahabismo, l’islam che motiva fondamentalismo e terrorismo, non ha mai interessato la Turchia. Furono i turchi a giustiziare il capo dei sauditi che aveva occupato la Mecca e Medina, sottraendole all’autorità turca nel 1850 in nome della dottrina wahabita. E il wahabismo arabo fu uno dei motivi di successo del colonnello Lawrence nel suscitare la guerriglia contro il governo turco durante la Prima guerra mondiale. Il wahabismo saudita è storicamente antiturco. E Kemal Pasha, che fece della turchità un’ideologia nazionale, non avrebbe ben visto il ritorno del califfato proclamato da Bin Laden. Lui, nel 1924, aveva abolito il califfato.
Non è dunque Ratisbona a costituire un problema, ma la questione dei rapporti fra Turchia ed Europa. Atatürk aveva realizzato un compromesso: lo Stato diventava laico, ma la società rimaneva musulmana; la conversione a una religione diversa veniva considerata frutto di propaganda religiosa, interdetta dallo Stato e quindi punita. Con la fine della guerra greco-turca, anche la costa mediterranea della Turchia divenne abitata da turchi, non più da greci. L’ingresso in Europa pone indubbiamente il problema delle minoranze religiose, che, pur piccolissime, non hanno diritto di manifestarsi. E il viaggio del Papa, per visitare tali minoranze, pone problemi al compromesso con l’islam su cui si fonda la secolarizzazione delle istituzioni turche.
Il primo ministro Erdogan non presenzierà alla visita perché impegnato in un vertice della Nato con Bush. Ha voluto mostrare la lealtà turca all’Alleanza atlantica, ma ha così evitato anche di discutere il problema delle minoranze religiose. Benedetto XVI visiterà anche la Chiesa armena, in cui vive il ricordo del genocidio compiuto dai turchi nel 1915. La sua visita solleva dunque il più delicato problema nei rapporti tra Turchia ed Europa. Se l’Unione Europea non è un club cristiano, come il governo turco ama dire, non può nemmeno essere una istituzione in cui le Chiese cristiane non hanno il diritto di crescere. E Ratisbona è un pretesto del governo turco per evitare un contatto che sarebbe stato impopolare. È veramente la doppiezza dello Stato laico e della società musulmana in Turchia che rende difficile applicare un principio essenziale per la cultura europea come la libertà di rendere pubbliche le proprie opinioni religiose e di poter convincere altri di esse, se questo accade. bagetbozzo@ragionpolitica.it

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