Erica, protestante valdese, da Cambridge, su Maria

Di Luigi Amicone
31 Maggio 2001
Lettere 22

A proposito di Maria, caro direttore, evocata dal mese di maggio (e dalla sua risposta a una lettera dello scrittore Luca Doninelli della scorsa settimana), le invio quelle note su cui ci eravamo ripromessi di confrontarci, serenamente, pur appartenendo a comunità diverse e, per note ragioni storiche e dottrinarie, non propriamente “simpatetiche”… Di tutte le tradizioni cristiane quella protestante è certamente la più vicina all’ebraismo sia per la forte iconoclastia sia per l’aderenza ai Testi sacri, tradotti il più possibilmente alla lettera partendo dagli originali più antichi ed attendibili. Maria per me quindi è solo quale essa esce dalla mia lettura del Nuovo Testamento. La Riforma è stata la conseguenza di un ritorno all’analisi filologica dei testi; quando Lutero iniziò l’approfondimento a cui la polemica seguita alle 95 Tesi lo costrinse, altro non trovò come soluzione, come ogni protestante fa collettivamente e individualmente ogni volta che può, che una rilettura con analisi dei testi. Così facendo senza accorgersene e quasi suo malgrado si trovò ad iniziare quella rivoluzione che sconvolse radicalmente il mondo allora conosciuto… Del resto ogni eresia ha le sue radici nella Bibbia e quasi ogni sfumatura e presa di posizione cristiana è in essa contenuta. La Bibbia infatti più che un libro è un’enciclopedia, una biblioteca e ad essa si rifanno in modi diversi tutti i cristiani. La figura di Maria nel Nuovo Testamento non è così centrale e rilevante come si penserebbe ed è presentata in vari modi. L’annunciazione e il cantico di Maria (il Magnificat) sono presenti solo in Luca. Solo Luca e Matteo parlano della natività e i Magi e la fuga in Egitto sono raccontati solo da Matteo. Solo Luca riporta l’episodio di Gesu` 12enne che parla con i dotti nel tempio mentre madre e padre lo cercano disperati. Matteo Luca e Marco, però, riportano quasi con le stesse parole l’episodio della famiglia di Gesù e del di lui ripudio. Solo Giovanni ha le nozze di Cana e Maria presente alla crocifissione. Nessun Vangelo cita la presenza di Maria alla resurrezione, mentre Maria Maddalena e un paio di altre Marie sono citate da tutti. Marco è l’unico evangelista che di Maria non ha nulla tranne il famoso «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?» ma il suo, come si sa, è un testo breve e conciso. Il fatto che non ci sia molto di scritto non vuol dire che Maria non sia importante. Anche Giovanni Battista non occupa un grande spazio, eppure la sua figura e il suo messaggio sono indimenticabili ed essenziali. In Matteo l’annunciazione la riceve Giuseppe e il racconto è asciutto, essenziale, poco commosso. Luca invece riporta l’intero episodio con una poeticità e leggiadria che lasciano un ricordo indelebile. È da questo evangelista che sappiamo quasi tutto il poco che si sa di Maria e la cosa più bella e immediata di lei è il suo entusiasmo, la sua mancanza di dubbi, la sua fede incondizionata e totale. Certo la “favorita dalla grazia” è turbata dall’angelo e dal suo annuncio ma quando questi la rassicura raccontandole una storia che dovrebbe invece farle orrore, anche perché avrebbe potuto portarla alla lapidazione, di certo al disonore e la degradazione sociale, ecco che in lei esplode una gioia incontenibile e dal suo petto sgorga quell’inno che è una dichiarazione di fede incomparabile e di estrema rilevanza teologica. Maria è certo una figura di credente meravigliosa ma non è diversa dagli altri peccatori né migliore; è stata scelta per grazia e con estrema umiltà accetta e ringrazia proclamandosi “ancella del Signore” e sottolineando la propria bassezza e indegnità. Questo in una ragazza probabilmente sotto i 18 anni, il che aumenta ulteriormente la profondità della sua sorprendente fede. La ragazza, promessa sposa a un uomo “giusto”, si vede annunciare qualcosa che le scombussola i programmi e potrebbe sconvolgerle l’intera esistenza; eppure la sua reazione è di gioia e lei rende grazie al Signore per l’evento miracoloso. Lo stesso fa Giuseppe che non solo non la ripudia ma accetta Gesù come figlio, lo protegge da Erode e lo alleva meglio che può. Dodici anni dopo li rivediamo entrambi pieni di apprensione, come due genitori normali, perché hanno perso il ragazzino che verrà ritrovato tre giorni dopo a discutere con i “dottori”; ragazzino che non solo non chiede scusa ma risponde in modo arcano e piuttosto arrogante (Luca 2:39). Poi però ritorna a casa con loro e sta sottomesso fino a quando non se ne andrà per sempre. Di Giuseppe non sapremo più nulla; questa è l’ultima volta in cui compare. Il fatto che nella versione di Giovanni Gesù morente gli affidi dall’alto della croce la madre fa immaginare che Giuseppe fosse defunto, cosa affatto possibile considerando la durata della vita a quei tempi. Maria invece ricorre qua e là, presenza muta, serena e piena di amore. La sua voce si ode solo nell’episodio delle nozze di Cana dove di nuovo il figlio la rimprovera : “Che v’è fra me e te o donna? L’ora mia non è ancora venuta”. Lei imperterrita, certa che lui l’ascolterà dice ai servitori di seguire le sue istruzioni ed ecco l’acqua trasformata in ottimo vino, il primo miracolo, il più secolare e terreno, eseguito per accontentare la madre di cui non è figlio troppo modello. Un’ultima volta la ritroviamo – e l’episodio deve esser stato rilevante dato che è riportato in tre degli Evangeli – quando Gesù è ormai famoso per la sua predicazione e i suoi miracoli, e rifiuta di concedere spazio particolare alla madre e alla sua famiglia: «Chi sono mia madre, i miei fratelli, le mie sorelle?». «Chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio che è nei Cieli, esso mi è fratello e sorella e madre». A parte Giovanni, nessuno cita Maria sua madre durante la crocifissione e nessuno dei quattro ne parla rispetto al sepolcro aperto. Molto probabilmente era a casa a piangere. Il racconto biblico è scarno ma l’impressione è indelebile; Maria è certo una bella figura ma non è stata scelta perché se lo meritasse – tutti siamo ugualmente peccatori al cospetto di Dio – e non è una discepola come altre che seguono Gesù ovunque come Maria Maddalena, né è parte di storie che portano alla divulgazione della Buona Novella o a esemplificazioni come l’episodio di Marta e Maria. A noi protestanti in genere e a me personalmente importa poco della sua verginità e non crediamo nell’immacolata concezione di cui non c’e traccia nei testi. La carnalità non è il fulcro del nostro interesse. So che per altri ciò può sembrare offensivo; per me suona offensivo che una creatura così umile e modesta venga elevata a posizioni teologiche e troni celesti che sono certa non avrebbe mai accettato. E giustamente perché da buona ebrea sapeva che esiste un solo Signore il cui unico intermediario era il Figlio da lei partorito non per merito suo, ma per grazia dello Spirito Santo. L’esser deificata le sarebbe certo sembrato bestemmia.

Erica Scroppo, Cambridge

IL DIRETTORE RISPONDE

«Non per dovere, ma per piacere», il motto di questa pagina lo coniasti tu, cara Erica, non intendendo altro – almeno così noi pensiamo – che un’idea di “ecumenismo” fondata sull’incontro e la frequentazione di persone (piuttosto che – in questo caso – sui documenti e le assisi prodotti dai colletti bianchi degli establishment ecclesiali). Dunque dicevi «non per dovere, ma per piacere» di riflesso a uno scambio di idee avuto proprio su questa tua lettura di Maria che, impolitica e non giornalistica (almeno nel modo con cui comunemente si intende il “politico” e il “giornalistico”), ci siamo azzardati a presentare ai nostri lettori, ce lo permetterai, con questa nota da scoliaste: «non deificata, ma da cui (essendo donna della grazia più di qualsiasi altra donna di spirito gentile “venuta dal cielo in terra a miracol mostrare”) è ragionevole attendersi umana intercessione presso “Beltà, cui di sensibil forma…l’eterno senno esser vestita, e fra caduche spoglie provar gli affanni di funerea vita” non sdegnò. Così ci spieghiamo la giaculatoria, la litania, l’affezione cattolica per Maria, l’immedesimazione per ripetizione ne “L’angelo del Signore portò l’annuncio a Maria. E la Vergine concepì per opera dello Spirito Santo. Ecco la serva del Signore. Mi accada secondo la Tua parola. E il Verbo si è fatto carne. Ed abita in mezzo a noi».

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