Errare è umano, perseverare di sinistra

Di Gianni Baget Bozzo
24 Aprile 2003
Nel voto alle Camere sull’invio degli aiuti umanitari in Irak, la maggioranza dei Ds e della Margherita

Nel voto alle Camere sull’invio degli aiuti umanitari in Irak, la maggioranza dei Ds e della Margherita si è divisa da Verdi, Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista. Ci sono stati dissidenti nel correntone dei Ds ed in alcuni esponenti della Margherita. Tuttavia il fatto non ha un significato politico, è semplicemente la presa d’atto da parte dei Ds e dei margheriti che la campagna americana era riuscita ed ha avuto il consenso popolare. La dittatura di Saddam era imposta sui popoli irakeni con un regime violento e arbitrario, che non aveva limiti né alla quantità né alla qualità della violenza. è una presa d’atto della sconfitta della tesi che la guerra americana non fosse una guerra di liberazione dal regime che aveva reso tutto il paese come un immenso carcere a vari livelli, ma una guerra per il petrolio senza riferimento alla condizione dei popoli irakeni. Gli americani si sono assunti il difficile compito di portare a una società la cui dimensione laica era voluta dalla tirannia, ma il cui spirito pubblico è intrinsecamente religioso, una democrazia politica, in cui siano riconosciuti i diritti umani di uomini e di donne e delle minoranze religiose e culturali. è un impegno di grande portata a cui gli americani assegnano il fine di indirizzare un messaggio agli Stati che Bush ha posto nell’“asse del male”: Corea del Nord ed Iran. La Corea del Nord ha già risposto accettando di trattare con le Nazioni Unite invece che con i soli americani, come chiedeva il governo nord-coreano. Anche la Siria è stata ammonita a cambiare la politica di appoggio ai terroristi, di sostegno agli Hezbollah, di non dare asilo ai despoti di Baghdad: l’oleodotto tra Baghdad e Damasco è già stato interrotto. Appare così che l’uso della forza contro il terrorismo e la tirannia è stato funzionale: certamente si avranno cambiamenti di politica in Siria ed in Iran, come si sono avuti in Corea del Nord. L’uso delle armi è stato pagante come lo fu nella guerra contro il nazismo e come lo fu nella sfida nucleare nella “lotta al comunismo sovietico”. La condanna di ogni guerra si è rivelata astratta e unilaterale, mentre la scelta della forza per il diritto si rivela feconda. Ma il voto della sinistra, nonostante la stampa italiana, sempre schierata a sinistra qualunque cosa accada, non significa un cambiamento politico. I postcomunisti ed i margheriti non hanno fatto il minimo accenno di una critica delle loro precedenti posizioni: una critica la si può leggere su Il Riformista, ma Il Riformista è una fata morgana, l’immagine di una politica che non c’è. La sinistra italiana non ha criticato il suo antiamericanismo, non lo ha rimosso: ha solo cercato di salvare la faccia. Forse è un merito, perché i socialisti spagnoli non hanno fatto altrettanto, ma non è un cambio di cultura politica né un mutamento di politica. La cultura politica delle due sinistre è identica e non è destinata a mutamenti significativi. Credo sia stato un errore da parte della maggioranza accettare il voto incrociato sulle parti accettabili nelle rispettive mozioni, e forse un errore non piccolo. Berlusconi lo ha capito e si è affrettato a dichiarare l’autosufficienza della maggioranza ed il non significato politico del voto della sinistra per l’invio degli aiuti umanitari in Irak. Ma si è data l’impressione che vi sia una politica estera bipartisan quando questa non c’è. Se la maggioranza misura il suo successo sulla base della stampa del giorno dopo, dimentica che la stampa è di sinistra. E per questo non è un caso che i giornali abbiano visto nel voto dei Ds e dei margheriti per gli aiuti umanitari all’Irak un successo della sinistra. Che ciò sia avvenuto dopo una radicale sconfitta di forze politiche che hanno partecipato alle manifestazioni contro la guerra “senza se e senza ma”, non è un successo per il governo, che sembra sperare in una politica estera bipartisan che non ci sarà mai.

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