I criteri di “diversità e inclusione” e gli errori del Secret service con Trump

Di Piero Vietti
18 Luglio 2024
Le immagini delle agenti donne impacciate e inadeguate dopo l'attentato all'ex presidente fanno discutere in America: con quali criteri viene scelto chi protegge i leader politici?
Trump Secret service
L'ex presidente Donald Trump, colpito all'orecchio da un proiettile, viene scortato via dagli agenti del Secret service (foto Ansa)

Il giorno dopo il fallito tentativo di assassinio di Donald Trump da parte di Thomas Matthew Crooks, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha avviato un’indagine approfondita sull’episodio, guidata dal deputato James Comer. Lunedì prossimo, il 22 luglio, la direttrice del Secret Service, Kimberly Cheatle, dovrà testimoniare e spiegare come sia possibile che l’agenzia governativa incaricata di proteggere il Presidente degli Stati Uniti e in questo caso il candidato repubblicano alla Casa Bianca non sia riuscita a fermare un attentatore notato già da diverse persone poco prima che sparasse.

Politici, commentatori, media liberal e conservatori si stanno chiedendo da giorni il perché di questa evidente falla nel lavoro del Secret service in occasione del comizio di Donald Trump in Pennsylvania, e ci sono americani influenti che hanno tracciato un collegamento tra la quasi catastrofica violazione della sicurezza di sabato scorso e le nuove politiche DEI (diversity, equity, inclusion) del service, in particolare il recente aumento del numero di donne impiegate.

Le impacciate agenti del Secret service

Secret service TrumpLo segnala su The Free Press la giornalista Rupa Subramanya, citando in particolare due video circolati sui social media che hanno destato rabbia negli utenti per quella che sembra un’evidente incompetenza di alcuni agenti donne durante l’attentato:

«Uno mostra un gruppo di agenti che si accalcano attorno all’ex presidente dopo che il proiettile lo ha sfiorato, cercando di proteggerlo. La catena umana è composta principalmente da agenti maschi alti quanto o più dell’ex presidente, che sono quindi in grado di proteggerlo. Dal davanti, tuttavia, Trump è esposto, a causa di un’agente donna, che è molto più bassa e minuta dei suoi colleghi maschi. Non aiuta il fatto che si la si veda sistemarsi gli occhiali da sole. Un altro video mostra agenti donne che armeggiano con le loro armi da fuoco, sistemano le loro giacche, si guardano intorno con incertezze e si muovono in modo disordinato, mentre cercano di evacuare Trump dalla scena in sicurezza».

Problema delicato – l’accusa di sessismo è dietro l’angolo – che in realtà esula dalla retorica “maschi contro femmine” e che era già stato sollevato qualche mese fa. Gli agenti che si occupano della sicurezza del presidente degli Stati Uniti devono essere i migliori a prescindere da sesso e razza, fare corsie privilegiate come succede nei corsi universitari non rischia di mandare sul campo persone non all’altezza?

«Più donne nel Secret service»

L’attuale direttrice dell’agenzia, Kimberly Cheatle, nominata da Joe Biden nel 2022, ha detto in una recente intervista alla CBS di volere «attrarre candidati diversificati» e di voler aumentare il numero di donne nel Secret service. Una dichiarazione che ha fatto venire qualche dubbio a chi ha visto le scene degli istanti successivi all’attentato.

Il citato deputato James Comer, chairman del House Oversight Committee aveva già fatto avviare un’indagine sulle conseguenze dell’utilizzo di criteri DEI nella scelta degli agenti del Secret service, in particolare dopo un episodio avvenuto ad aprile e raccontato da The Free Press:

«Coinvolgeva un’agente dei servizi segreti donna, identificata come Michelle Herczeg, che faceva parte della scorta della vicepresidente Kamala Harris. Mentre era in servizio, Herczeg aggredì un superiore. Successivamente fu rimossa dai suoi incarichi, ma poi emerse che non solo Hercezg non aveva l’esperienza prevista per gli agenti che proteggono il vicepresidente, ma era anche rimasta invischiata in una controversia. Nel 2016, Herczeg, allora agente di polizia di Dallas, aveva intentato una causa per discriminazione di genere contro la città, chiedendo più di 1 milione di dollari di danni, che era stata respinta da un tribunale».

Una vicenda che, secondo Ronald Kessler, un ex reporter del Washington Post esperto di servizi segreti, «avrebbe dovuto escluderla dall’essere assunta dall’agenzia, perché il suo curriculum non era “immacolato”».

Un problema che va oltre i criteri DEI

Una petizione anonima scritta probabilmente da agenti del Secret service denuncia doppi standard e promozioni non basate sul merito ma su criteri Dei. Un’eventualità che secondo Comer potrebbe «impedire all’agenzia di adempiere alla sua missione di garantire la sicurezza e la protezione dei suoi protetti», e cioè il presidente, gli ex presidenti e i principali candidati alla presidenza.

Naturalmente, come nota Subramanya nel suo articolo, il problemi del Secret service a reclutare agenti all’altezza va oltre la questione dei criteri DEI: «Un rapporto del 2021 evidenzia un alto tasso di abbandono, correlato a quanto sia stressante il lavoro, con circa l’8 per cento della forza lavoro che si licenzia ogni anno. Di conseguenza, il 16 per cento degli agenti speciali, il tipo di agenti che proteggono Trump, ha meno di tre anni di esperienza lavorativa». Qualunque sia la causa della crisi, va risolta in fretta, e non in modo politicamente corretto. In ballo c’è la vita di chi guida la più importante democrazia del mondo.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.