Etiopia. Storia di Workitu, che ha convertito i suoi figli morendo per non rinnegare Cristo

Di Benedetta Frigerio
29 Aprile 2016
La donna si è convertita nell'agosto scorso e per mesi ha subìto le botte del marito e le minacce del villaggio. Ma la polizia ha ignorato le sue denunce

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Picchiata per mesi e minacciata di morte dal marito e dai suoi compaesani. È stata questa, secondo la ricostruzione di Open Doors, la vita di Workitu da quando si è convertita dall’islam al cristianesimo nell’agosto del 2015. Botte e intimidazioni affinché si convincesse ad abiurare la sua nuova fede. Ma evidentemente non c’era solo questo nella vita della donna: nel cristianesimo aveva trovato qualcosa di talmente prezioso da farle accettare perfino una simile tortura. Se ne sono accorti anche i suoi due figli, che adesso, dopo la sua morte, desiderano solo poter conoscere quel Dio che la loro madre amava tanto.

MINACCE E PERCOSSE. Workitu, racconta Open Doors, era una etiope musulmana sulla cinquantina convertita di recente al cristianesimo. Viveva in un villaggio a sud di Addis Abeba, e dall’agosto dell’anno scorso, quando ha deciso di diventare cristiana, suo marito, un musulmano sposato con lei e un’altra donna, ha cominciato a maltrattarla e a minacciarla, dicendo che l’avrebbe uccisa se non fosse tornata all’islam. La donna subiva minacce anche dai vicini di casa e dagli abitanti del villaggio. I pastori della Chiesa che la donna frequentava hanno cercato di proteggerla, invitandola anche a denunciare per iscritto alle forze dell’ordine le percosse e le minacce. La polizia locale, però, secondo le fonti della Ong americana, «ha ignorato la sua richiesta di protezione e adesso nega di aver mai ricevuto la lettera».

L’OMICIDIO. Così, quando nel marzo scorso il marito ha ordinato a Workitu di vendere illegalmente gli aiuti ricevuti dal governo contro la siccità, è accaduto il peggio. Al rifiuto della moglie, l’uomo ha reagito con un furore tale che la donna è rimasta in fin di vita. Portata in fretta e furia dagli abitanti del villaggio in una clinica di un paese vicino, avrebbe dovuto essere trasferita in un ospedale della capitale. Durante il viaggio, però, Workitu è morta. La polizia ha quindi arrestato il marito con l’accusa di omicidio.

«COME SANTO STEFANO». Di fronte all’estrema testimonianza di fede della donna, i due figli Mustafa e Kedir, poco più di 20 anni il primo e 17 il secondo, hanno deciso di convertirsi al cristianesimo, esprimendo il desiderio di conoscere di più il Dio a cui la loro madre è voluta rimanere fedele fino alla morte. Anche un’amica musulmana di Workitu ha deciso di fare lo stesso: «Workitu è come Stefano», ha detto a Open Doors un membro della comunità riferendosi al primo martire cristiano. «La sua morte è stata onorata dall’aver portato i suoi figli a nuova vita. Io so che sarebbe si sarebbe molto rallegrata se avesse potuto assistere alla loro decisione di seguire Cristo».

Foto Ansa

@frigeriobenedet

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3 commenti

  1. Rolli Susanna

    Se è morta in Cristo è andata in Paradiso…..Sono per la costruzione delle moschee quando in TUTTI I QUARTIERI del mondo si accetterà e si rispetterà la religione di ognuno, liberi tutti i cristiani di girare tranquillamente con crocefissi al collo e di manifestare le proprie convinzioni religiose senza timore alcuno e di andare alla preghiera senza rischio alcuno; fatti un paio di conti, alle condizioni della sottoscritta, dette costruzioni mi sa tanto che resterebbero campate in aria….Chissà, una manciata di paia di millenni, col tempo, forse….può essere. E’ semplicemente una questione di giustizia!

    1. Rolli Susanna

      ..di paio di millenni; forse…..E correggetemi, ogni tanto, no? Che vi costa!!

      1. Rolli Susanna

        ok: non mi leggete…Evabbè.

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