Eugenetica dei diritti

Di Marina Corradi
10 Giugno 2004
C’erano una volta i figli.

C’erano una volta i figli. Che capitavano quando volevano. Spesso quando non li si voleva, o in troppi, o nei peggiori momenti. Venivano, e li si prendeva. Erano come il destino.
Poi s’è trovato il modo di non farli arrivare. La vera, grande rivoluzione del secolo appena finito. La vita umana ridisegnata, in quella mai conosciuta libertà dal concepire.
Ma c’è una libertà che divora se stessa. Subito, il passo oltre: diritto di non avere il figlio che c’è già. Per mille buone ragioni, e perfino “per il suo bene”, in un mondo in cui in tanti, sotto sotto, pensano che non nascere sia in fondo una fortuna. Dal diritto di eliminazione del figlio al “diritto” al figlio che naturalmente non si riesce ad avere. E, infine, ad averlo perfetto. “Diritto a un figlio sano”, è il nuovo slogan vincente, dove non si capisce in quale Carta sia affermato questo diritto, se la realtà dolente è che diecimila sono le malattie genetiche, e poche quelle identificabili. Se, con tutte le ecografie e gli screening con cui ansiosamente spiamo le nostre gravidanze, basta qualche decina di secondi di anossia al parto, per disfare la garantita perfezione.
Le madri come quella di Catania, portatrici di una malattia genetica, che dicono «voglio un figlio sano», colpiscono emotivamente. Per avere quel figlio, però, occorre prendere un grappolo di numerosi embrioni, analizzarli, trovare il sano, buttare via i cinque o sei difettosi o presunti tali. Questo, per la scienza, è eugenetica, e anche per la legge italiana, per questo non si può fare. Gridare “legge crudele” significa non capire questo particolare: nemmeno per un bel bambino, per una mamma felice, si può fare dell’eugenetica. è molto pericoloso. Già alla London Metropolitan University di Londra denunciano che nel 2002 sono stati abortiti sei feti affetti semplicemente da labbro leporino, e cinque da deformità ai piedi. Potevano essere perfettamente curati. Ma li hanno ecografati, scovati, eliminati. è già caccia al difettoso.
Occorre fermarsi. Anche le donne che da decenni non parlano che dei loro diritti, prima ad abortire, e poi del diritto al figlio, e ora del diritto al figlio sano, magari potrebbero fermarsi a pensare cos’è diventata la maternità. A sentire queste donne, le madri avrebbero dunque tutti i diritti: rifiutare il figlio già concepito, averlo ad ogni costo se non riescono a concepirlo naturalmente, averlo sano al prezzo anche di una selezione eugenetica. Una onnipotenza materna che nel nascituro non vede che una cosa, e una cosa che deve presentarsi nel momento giusto, e così come è desiderata. Auguri a queste donne, per quando diventeranno madri – auguri, soprattutto, ai loro figli.

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