Al summit coi paesi latinoamericani l’Europa coccola le dittature

All'incontro Ue-Celac accolti con tutti gli onori i rappresentanti di Cuba, Nicaragua e Venezuela. «Non denunciando i loro crimini la sinistra europea diventa complice dei regimi»

Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen accolgono il presidente cubano Miguel Diaz-Canel al summit tra Ue e Celac a Bruxelles, martedì (foto Ansa)

Forse oggi pochi ricordano gli anni Settanta in America Latina, quando gli Stati Uniti in funzione antisovietica vi implementarono il Plan Condor ideato da Henry Kissinger senza preoccuparsi troppo dei diritti umani. Due note per rinfrescare la memoria su fatti che videro l’Italia in prima linea.

Il primo riguarda il Cile di Pinochet, dove senza la coraggiosa azione di un allora giovane diplomatico, Enrico Calamai, 412 persone, di cui 50 bambini, sarebbero state uccise trasformando i piccoli in “figli di desaparecidos”. Calamai li ospitò nella nostra ambasciata di Santiago salvandoli e consentendo loro di fuggire in Europa. Il secondo si riferisce invece ai Mondiali di calcio del 1978, quando l’inviato del Corriere della Sera Giangiacomo Foà fu richiamato da Buenos Aires dopo aver denunciato alcuni degli abusi della dittatura militare di Rafael Videla ed Emilio Massera, quest’ultimo iscritto alla P2. Anche per questa mancanza di volontà “informativa” nel descrivere le sue nefandezze, il regime argentino potè fare sparire migliaia di persone innocenti e rapire centinaia di loro figli.

Gli accordi di Bruxelles con Cuba

All’epoca, se si esclude Cuba (dal 1959) e per un breve periodo il Perù, in America Latina tutte le dittature erano “di destra”. Oggi il mondo è cambiato (a parte l’inossidabile Kissinger) e le dittature e i governi autoritari in America Latina sono tutti “di sinistra”. Ma, come dimostra il Summit tra l’Unione Europea e la Comunità degli stati latinoamericani e caraibici (Celac) conclusosi martedì, c’è di nuovo un’inspiegabile ritrosia a denunciare abusi, torture i crimini contro l’umanità delle dittature.

È stato accolto con il tappeto rosso il presidente de facto di Cuba, Miguel Díaz-Canel, che a Bruxelles ha ballato di fronte a una folla di funzionari e giornalisti plaudenti mentre fuori alcuni ricordavano all’Unione Europea che non si fanno affari, men che meno per salvare il pianeta in nome della rivoluzione verde, con dittatori che mantengono il 95 per cento della loro popolazione nella miseria.

Alla fine soltanto la Svezia (ora governata dalla destra ma già messa sulla graticola dai media mainstream durante la pandemia di Covid-19 quando era guidata dalla sinistra per le sue posizioni anti lockdown) ha chiesto di rivedere gli accordi di cooperazione di Bruxelles con il regime cubano, visto che non è stato raggiunto dal regime nessun obiettivo sul rispetto dei diritti umani e anzi, negli ultimi due anni la situazione è precipitata su questo fronte, con oggi 1.047 prigionieri politici, compresi oltre trenta minorenni.

L’Ue vuole elezioni “inclusive” in Venezuela

Stesso copione con la dittatura del Venezuela, visto che l’Ue ha promesso la fine delle sanzioni se il prossimo anno Maduro organizzerà elezioni presidenziali “inclusive” (eliminati gli aggettivi “democratiche e trasparenti”, rimane solo l’ambiguo “inclusive”). La proposta è stata fatta nell’ambito di un incontro organizzato dal presidente francese, Emmanuel Macron, con i suoi omologhi/mediatori Lula da Silva (Brasile), Alberto Fernández (Argentina), Gustavo Petro (Colombia) e, soprattutto, Gerardo Blyde in rappresentanza di una parte minima dell’opposizione venezuelana, e la vicepresidente di Maduro, Delcy Rodríguez, che per la cronaca è sanzionata dall’Unione europea per violazioni dei diritti umani.

Un grande successo per Delcy, il cui fratello, lo psichiatra Jorge, guida il Parlamento chavista e si occupa di negoziare con la parte dell’opposizione rappresentata da Blyde, mentre Diodato Cabello si occupa di “eliminare” i candidati sgraditi durante la sua trasmissione Con el Mazo Dando, “Picchiando con il bastone”, il programma più visto della televisione di stato della dittatura (già “eliminata” Maria Corina Machado, in testa a tutti i sondaggi).

Un summit che «premia i crimini di stato»

Accolta con tutti gli onori dall’Unione europea anche la dittatura del Nicaragua che, per la cronaca, è stata la sola nazione che non ha firmato la dichiarazione finale del Summit. Il motivo? Una frase anodina sull‘invasione russa all’Ucraina, dove Mosca non è neanche menzionata per le pressioni di Brasile, Cuba e Venezuela. Un Summit, insomma, che di fatto «ha premiato i crimini di stato commessi a Cuba, in Nicaragua e in Venezuela con questo invito a Bruxelles» e che ha visto «la politica estera europea esonerarli dalle loro responsabilità e normalizzando i loro crimini», analizza il professore di Georgetown Hector Schamis.

Con tre dittature al suo interno, la Celac – il principale strumento del multilateralismo cubano nelle Americhe – è un imbarazzo palese per la politica estera europea. A maggio l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, era stato a Cuba per coordinare l’agenda del Summit conclusosi martedì. Rappresentanti della società civile gli avevano chiesto di denunciare le violazioni dei diritti umani, intercedere per la liberazione dei 1.047 prigionieri politici e invocare la clausola sui diritti umani contenuta nell’Accordo di Dialogo Politico e Cooperazione UE-Cuba (ADPC). Borrell non ha onorato nessuna delle tre richieste e il suo primo evento pubblico è stato un incontro con quelli che il regime chiama “i nuovi imprenditori delle Pmi private”.

La pezza del Parlamento europeo

Per molto meno dei crimini delle dittature di Cuba, Nicaragua e Venezuela, la Commissione Europea ha multato e deferito la Polonia alla Corte di Giustizia dell’Unione con l’accusa di violazione delle norme comunitarie sull’indipendenza giudiziaria e il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha pubblicato un promemoria in cui condannava il governo ungherese per «aver eroso il pluralismo e la libertà di espressione nei media».

All’assurdità del vertice organizzato da Borrell ha tentato di mettere una pezza il Parlamento Europeo, che il 12 luglio scorso aveva approvato una risoluzione esortando Cuba a fermare la repressione, liberare i prigionieri politici e consentire l’esercizio delle libertà, pena l’invocazione della clausola sospensiva dell’ADPC. Il problema è che l’Esecutivo europeo non applica gli stessi standard e gli stessi strumenti giuridici in America Latina – ad esempio, la Convenzione europea dei diritti dell’uomo – che usa con i suoi Stati membri, come Polonia e Ungheria. «La sinistra europea ha denunciato lo stalinismo sovietico mezzo secolo fa ma lo stalinismo di Castro e dei suoi alleati neanche lo rimprovera. Al contrario, lo protegge e lo assolve, diventando complice dei suoi crimini», ha commentato Schamis.

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