Europeisti contro putiniani? Le elezioni in Georgia vanno oltre le etichette

Di Leone Grotti
26 Ottobre 2024
Oggi si vota nell'ex Repubblica sovietica, dove tutti vogliono entrare nell'Ue. Se Sogno Georgiano, al potere da 12 anni, è screditato, l'opposizione è ancora più debole. E alla fine potrebbe scoppiare una rivolta popolare
Manifestazione a Tbilisi a favore dell'ingresso della Georgia in Unione Europea
Manifestazione a Tbilisi a favore dell'ingresso della Georgia in Unione Europea (foto Ansa)

Europeisti contro putiniani. A questo, in estrema sintesi, si ridurrebbe la contesa elettorale di oggi in Georgia, stando a come viene presentata sui principali media europei e americani. Da una parte il partito Sogno Georgiano, al potere da 12 anni, che spera in una nuova vittoria per porre il paese sotto la tutela della Russia. Dall’altra una coalizione di partiti di opposizione, alleati di Bruxelles e Washington, che vogliono strappare la Georgia alle mire di Putin per farla veleggiare verso l’Unione Europea. Bianco contro nero, insomma.

Ma nello stato del Caucaso meridionale, che nel 2008 ha già perso il 20 per cento del suo territorio a vantaggio delle repubbliche separatiste dell’Abcasia e dell’Ossezia del sud sostenute dalla Russia, le posizioni sono molto più sfumate e i partiti che oggi si contendono i 150 seggi del Parlamento sono molto più simili (e spesso inaffidabili) di quanto si voglia far credere.

L’ascesa e il declino di Saakashvili

Sogno Georgiano, il partito fondato dal miliardario Bidzina Ivanishvili, è al potere dal 2012, da quando è riuscito a sconfiggere alle elezioni il Movimento nazionale (Unm) dell’allora presidente Mikheil Saakashvili, nella prima transizione democratica e pacifica dell’ex Repubblica sovietica.

Saakashvili, leader della rivoluzione delle rose, che ha governato la Georgia dal 2003 al 2012, e che nel 2021 ha iniziato a scontare sei anni di carcere per accuse di abuso d’ufficio e violenze, è stato a lungo apprezzato dalla popolazione per le sue riforme economiche e per aver cercato di mettere il paese sotto la tutela dell’Occidente, cercando l’ingresso nell’Unione Europea e nella Nato.

Molti georgiani hanno però cambiato idea sul suo conto non solo per i suoi metodi di governo, definiti «sovietici», ma anche per non essere riuscito a evitare lo scontro con la Russia, che ha invaso la Georgia nel 2008 a sostegno dell’Ossezia del sud e che l’ha poi riconosciuta insieme all’Abcazia come Repubblica indipendente.

Il Sogno di Ivanishvili

Ivanishvili fu scelto dai georgiani non per portare il paese più vicino alla Russia e più lontano dall’Occidente, ma per «ripristinare le relazioni con il Cremlino», come ebbe a dire il miliardario in campagna elettorale dodici anni fa, «e per convincere Mosca che la nostra strategia verso la Nato e l’Europa non è ostile e non va contro gli interessi russi».

Non a caso, Sogno Georgiano cambiò la Costituzione del paese nel 2018 per inserire un articolo fondamentale: «Gli organismi statali faranno di tutto per assicurare la piena integrazione della Georgia nell’Ue e nella Nato».

Da allora, tutti i sondaggi concordano sul fatto che almeno l’80 per cento della popolazione georgiana voglia entrare in Unione Europea.

Il fondatore di Sogno Georgiano, il miliardario Bidzina Ivanishvili
Il fondatore di Sogno Georgiano, il miliardario Bidzina Ivanishvili (foto Ansa)

La deriva di Ivanishvili

Perché allora Ivanishvili, che ha fatto inserire la bandiera dell’Ue in tutti i manifesti elettorali del suo partito, viene oggi definito «putiniano» e un ostacolo all’ingresso di Tbilisi nel gruppo dei Ventisette?

Perché Sogno Georgiano ha iniziato ad avanzare dei distinguo che molti vedono come un pericolo. Uno degli slogan elettorali del partito, infatti, è: “Sì all’Ue, ma con dignità!”.

Le leggi che irritano l’Ue

La Georgia ha presentato domanda di adesione all’Ue nel marzo 2022 e ha ottenuto lo status di paese candidato nel dicembre 2023. Il percorso di integrazione, però, si è fermato a luglio dopo l’approvazione di due leggi da parte del Parlamento che hanno irritato profondamente Bruxelles.

La prima è la legge che impone a media e Ong che ricevono più del 20 per cento del proprio budget da paesi esteri a registrarsi come “agenti stranieri”. Una norma molto simile a quella emanata in Russia nel 2012.

La seconda è la legge che conferma come unica forma di unione legale il matrimonio tra eterosessuali e che vieta l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, gli interventi chirurgici di riassegnazione del sesso, la distinzione tra sesso e genere sui documenti ufficiali e la propaganda Lgbt nelle scuole. Una norma molto simile a quella approvata da Viktor Orban in Ungheria e che in un paese cristiano ortodosso come quello georgiano non ha ricevuto neanche un singolo voto contrario in Parlamento.

Il braccio di ferro con Bruxelles

L’Unione Europea per ragioni di sostanza (nel caso della prima legge) e ideologiche (nel caso della seconda) ha di conseguenza sospeso il processo d’integrazione della Georgia, chiedendo al Parlamento di modificare entrambe le norme, e sospeso anche la cruciale assistenza finanziaria da parte del Fondo europeo per la pace, pari a 30 milioni di euro.

Molti georgiani sono inquietati dal braccio di ferro tra il governo e Bruxelles, altri temono che la situazione peggiori ulteriormente. Il primo ministro Irakli Kobakhidze ha detto che Sogno Georgiano vuole ottenere una robusta maggioranza per cambiare nuovamente la Costituzione e mettere definitivamente al bando il partito di opposizione di Saakashvili.

Manifestazione contro l'approvazione della legge sugli agenti stranieri
Manifestazione contro l’approvazione della legge sugli agenti stranieri (foto Ansa)

L’opposizione è debole in Georgia

Se la popolazione guarda con preoccupazione alla nuova retorica di Sogno Georgiano, l’opposizione non scalda i cuori di nessuno dalle parti di Tbilisi.

Guidata dall’attuale presidente Salomé Zourabichvili, un tempo critica di Saakashvili e vicina a Ivanishvili, mentre oggi è l’esatto opposto, è una coalizione di quattro partiti, tra i quali il principale resta l’Unm. Per battere Sogno Georgiano all’interno di un sistema proporzionale puro, tutte e quattro le formazioni politiche dovranno superare il 5% e sperare di conquistare abbastanza seggi.

Zourabichvili ha promesso di riformare la magistratura, combattere la corruzione, cancellare le leggi che hanno fatto infuriare l’Ue e poi far tornare subito il paese alle elezioni «in un ambiente libero ed equo».

I sondaggi inaffidabili

Cercare di farsi un’idea di come finiranno le elezioni in Georgia guardando solamente i sondaggi è inutile. La partigianeria dei media, sia governativi che di opposizione, non offre alcun aiuto.

Secondo le interviste di Edison Research, commissionate da Formula TV, vicina all’opposizione, Sogno Georgiano conquisterà il 34% dei voti contro il 53% dell’opposizione.

In base alle rilevazioni di Gorbi, richieste dal canale governativo Imedi, il partito di governo trionferà con il 59,5% delle preferenze, mentre l’opposizione non supererà il 23,9%. Chi ha ragione? Impossibile saperlo.

Georgia e Russia

«No alla guerra, sì alla pace»

Se dopo 12 anni al potere molti georgiani sono stanchi di vedere il paese dominato da Ivanishvili, dai suoi uomini fidati e dai suoi gruppi di potere sempre più legati alla Cina, in tanti sono restii ad affidarsi nuovamente al partito di Saakashvili, la cui avventura politica è stata segnata da troppi scandali.

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, Sogno Georgiano insiste inoltre che una linea smaccatamente favorevole all’Occidente non farà che portare il paese in guerra, come già avvenuto nel 2008. «No alla guerra, sì alla pace», è un altro degli slogan del partito al potere.

Ivanishvili vuole solo restare al potere

Molti analisti considerano questa posizione un asservimento di fatto a Putin e al suo desiderio di mantenere il paese nella sfera d’influenza russa, altri invece ritengono che i calcoli di Ivanishvili siano diversi.

Giorgi Gakharia, ex membro di Sogno Georgiano, già primo ministro dal 2019 al 2021, afferma: «Ivanishvili ha come unico obiettivo quello di restare al potere e tutto il paese dipende dai suoi ordini. Lui non è né a favore dell’America, né dell’Europa, né della Russia, né della Cina. Lui è solo a favore di se stesso. Ma questo purtroppo non coincide più con l’essere a favore della Georgia».

Kornely Kakachia, a capo del think tank di Tbilisi, Georgian Institute for Politics, è d’accordo: «Ivanishvili non è politico, né ideologico: è pragmatico». Fa specie, ad esempio, che la Georgia sia l’unico paese del Caucaso che nel marzo 2022 ha votato all’assemblea delle Nazioni Unite a favore della condanna dell’invasione russa dell’Ucraina.

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«La storia si ripete in Georgia»

Stephen Jones, direttore degli del programma di studi sulla Georgia ad Harvard, vede ripetersi nell’attuale situazione del paese dinamiche antiche: «La storia politica della Georgia negli ultimi 30 anni ha visto sempre gli stessi cicli: svolta, speranza democratica, sfiducia, disillusione, crescente autoritarismo, proteste popolari, rinnovamento e poi si riparte da capo. E oggi stiamo di nuovo vedendo questo processo», ha dichiarato a maggio in un’intervista a Radio Free Europe.

Sogno Georgiano sembra essere arrivato al capolinea: dopo aver capitalizzato la sfiducia della gente per l’Unm di Saakashvili, ora «ha accentrato tutto il potere economico e politico ed esclude l’opposizione».

Il regno di Ivanishvili sembrerebbe al tramonto: «Non posso neanche immaginarmi che la gente voti davvero ancora Sogno Georgiano. Però è verissimo che l’opposizione è impopolare. l’Unm è uno spauracchio».

La tentazione della rivolta popolare

Il rischio, conclude, è quello di una nuova rivolta popolare in Georgia. «I partiti politici sono deboli, scollegati da ciò che la gente vuole, dominati da grandi personalità che accentrano il potere», continua il professor Jones.

«Attualmente il potere è nelle strade», solo attraverso proteste popolari «la gente può esprimere la propria opposizione al governo». Per prevenire «nuove rivoluzioni» bisognerebbe cambiare il sistema, «coinvolgere la cittadinanza nella gestione del potere».

L’ingresso nell’Ue obbligherebbe probabilmente la Georgia a fare questi cambiamenti. E forse anche per questo Sogno Georgiano non ha nessuna fretta di entrare a far parte della corte di Bruxelles.

@LeoneGrotti

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