europinioni25/99

Di Tempi
07 Luglio 1999
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Prodi abbatte l’euro, Berlusconi solleva se stesso I due uomini politici italiani di cui più la stampa europea ha parlato negli ultimi giorni sono Silvio Berlusconi e soprattutto Romano Prodi. A riportare al centro dell’attenzione l’ex presidente del Consiglio italiano e Presidente nominato della Commissione europea è stata la sua sventata dichiarazione al convegno di Federchimica del 21 giugno scorso. Prodi ha evocato la possibilità che l’Italia esca dalla moneta unica, e subito l’euro è sceso in picchiata, passando da 1,04 a 1,03 dollari in un batter d’occhi. Il professore bolognese si è imbufalito coi giornalisti, protestando che il suo discorso era stato riportato in maniera scorretta. Ma fra i quotidiani economici europei (gli equivalenti del nostro Sole 24 Ore, per intenderci) non ce n’è uno che gli dia ragione.

Romano, perché l’hai fatto?

La tribune de l’expansion, francese, titola: “Le dichiarazioni di Romano Prodi sull’Italia nell’euro gettano lo scompiglio”, e nelle pagine interne: “L’euro vittima di una comunicazione disastrosa”. “La stessa rapidità con cui l’entourage di Prodi si è impegnato a correggere la sue parole -commenta il quotidiano francese- è significativo del suo imbarazzo”. Handelsblatt, tedesco, titola in prima pagina: “Prodi provoca un indebolimento dell’euro”, e lamenta le “equivoche dichiarazioni del futuro Presidente della Commissione europea”. Ma il commento più pesante è indubbiamente quello del quotidiano economico europeo più autorevole, il britannico Financial Times. I titoli sono sferzanti: da “L’euro cade per il discorso di Prodi” a “Le parole in libertà costano denaro”, a “La retorica di Prodi evidenzia la generale disunità sull’euro”. I commenti ancora di più: “Prodi -scrive il quotidiano della City- afferma di essere stato male interpretato, ma per un uomo nella sua posizione è veramente ingenua la sola menzione della possibilità che l’Italia non ce la faccia a rimanere nella zona dell’euro. L’euro aveva appena cominciato a riprendersi grazie a un miglioramento dell’economia tedesca. I commenti di Prodi lo hanno ributtato giù a una parità di 1,03 col dollaro, prossima ai minimi storici dell’euro. E tutto questo chiasso non ha fatto nulla per migliorare i sentimenti degli investitori nei riguardi del patrimonio italiano, già scossi dallo scostamento del deficit di bilancio di quest’anno”. “Il vero problema è che la classe dirigente europea, sia politica che finanziaria, non si è ancora adeguata alle realtà della vita nella moneta unica. Fino a quando l’élite dell’Europa non capirà che le parole in libertà indeboliscono la credibilità dell’euro, il progresso della nuova moneta sarà effimero”. Sulle pagine dello stesso quotidiano Chris Iggo, economista internazionale in capo della Barclays Capital, rilascia una dichiarazione fulminante: “Questa è la prima volta che un dirigente europeo di alto rango ha pubblicamente menzionato la prospettiva del ritiro di un paese dall’euro. Ciò solleva la questione del’adeguatezza di Prodi a guidare la Commissione”.

Prodi e D’Alema, i duellanti Per quanto riguarda i motivi dell’imprudente uscita del professore bolognese, le analisi convergono. Anche Le Monde, di solito molto generoso verso l’ex presidente del Consiglio, ammette che Prodi si è lasciato condizionare dalle sue querelle italiane: “Non ha smesso di pensare da uomo politico italiano. Non può continuare ad agire come un capo di partito”, scrive il quotidiano riportando il parere di un anonimo collaboratore. Il quale nota pure che “Massimo D’Alema, destinatario numero uno delle parole di Prodi, ha preso la cosa con filosofia, anche se sa che il suo predecessore non ha mai digerito il suo allontanamento dal governo. Gli alterchi fra i due uomini sono frequenti e il buon risultato ottenuto dal nuovo partito di Prodi alle elezioni europee è una nuova fonte di frizioni”.

Su Berlusconi d’accordo tutti gli italiani Al “ritorno di Berlusconi” The Economist dedica uno dei suoi servizi dall’Europa. Come in tutti i commenti del dopo-voto, viene espresso stupore per la capacità di recupero del fondatore di Forza Italia. Il suo rapporto con l’elettorato è illustrato nei seguenti termini: “La vecchia lagnanza che vorrebbe che Berlusconi si spogliasse dei suoi numerosi interessi televisivi non trova ascolto, di questi tempi, da parte delle orecchie degli elettori. Anche i molteplici problemi di Berlusconi con la giustizia (è stato condannato per corruzione e falso in bilancio, assolto per altri capi di imputazione ed è imputato in un altro paio di processi) non sembrano danneggiarlo molto dal punto di vista politico. Gli elettori suoi simpatizzanti pensano semplicemente che i tribunali sono faziosi. E un mucchio di italiani che non simpatizzano per lui sembrano pensarla alla stessa maniera”.

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