Eutanasia in Belgio. Un caso riapre (quasi) il dibattito

Di Benedetta Frigerio
09 Febbraio 2016
Tine morì a 37 anni, uccisa senza seguire una procedura corretta. Ma ormai il diritto alla dolce morte è così entrato nella mentalità, che nessuno si oppone più alla legge

Tine-Nys

A tredici anni dalla legalizzazione dell’eutanasia in Belgio, ormai accettata come normale via d’uscita da qualsiasi tipo di sofferenza da quasi tutta la società, il paese torna a discutere della legge di fronte a un caso così tragico da aver sollevato almeno qualche perplessità.
I fatti risalgono al 2009, ma sono stati resi noti solo settimana scorsa dai familiari di una donna che aveva richiesto con successo l’eutanasia nonostante non soffrisse di alcun male. Tine Nys (al centro nella foto con le sorelle), allora 37enne, si era appena lasciata con il convivente, vedendo frantumarsi una volta per tutte il suo desiderio di sposarsi e avere figli. Così aveva cercato un medico disposto a praticarle l’eutanasia finché trovò chi, quattro mesi più tardi, precisamente il 24 aprile del 2010, l’avrebbe uccisa con un’iniezione.

IL CASO. A raccontare la sua storia sono state le due sorelle, Lotte e Sophie, di fronte alle telecamere del programma tv Terzake, per denunciare la disinvoltura con cui avvenne l’omicidio a cui, però, anche i familiari parteciparono. Le sorelle, pur proclamandosi favorevoli all’eutanasia legale, hanno denunciato il fatto che la giovane non fosse stata indirizzata ad alcun medico che potesse curarla, tanto che dai documenti non emerge la diagnosi di “malattia mentale incurabile” necessaria a procedere. In mancanza di una motivazione legale, i dottori, due mesi prima della morte, le diagnosticarono l’“autismo” senza però presentare il caso alla commissione governativa incaricata per legge di visionare la richiesta di eutanasia.

UCCISA A QUATTRO MANI. Poche ore prima della morte, Tine chiamò una delle sorelle chiedendole aiuto: «Non oso, non posso farlo». La sorella ha ricordato che quelle erano le uniche parole che avrebbe voluto sentire. Ma quattro ore più tardi l’atteggiamento di Tine cambiò completamente: «Credo avesse preso delle medicine».
Ciò che sta facendo tornare a discutere il paese non è solo la leggerezza della procedura, ma le condizioni, raccontate fra le lacrime dalle sorelle, in cui Tine è morta: il medico si presentò a casa senza un supporto su cui attaccare la sacca del liquido letale, posta in seguito in malo modo sul bordo di una poltrona. Durante l’iniezione la sacca cadde sulla faccia alla donna. Il medico, sprovvisto anche dei cerotti per fissare l’ago in vena, domandò persino al padre di Tine di tenerlo fermo con le mani. L’uomo obbedì tremando. Infine, chiese ai genitori di controllare con lo stetoscopio se il cuore della figlia battesse ancora.

I MEDICI E LA COMMISSIONE. Più tardi la famiglia denunciò alle autorità i tre medici che avevano dato il consenso all’eutanasia registrando di nascosto le loro conversazioni: «Avrei preferito che avesse deciso diversamente, ma era la sua scelta», ammise uno, anche se «forse si dovrebbe chiedere una pausa alle persone a cui tecnicamente piace praticarla (l’eutanasia, ndr)».
I familiari denunciarono per negligenza il medico che aveva praticato l’eutanasia, scoprendo appunto che non aveva sottoposto il caso alla commissione belga incaricata di valutare le richieste. Ma la commissione, nonostante non fossero state seguite tutte le procedure corrette, lasciò cadere il caso.

EUTANASIA ORMAI ACCETTATA. «È stato terribilmente perverso», «disumano», hanno commentato le sorelle descrivendo il mondo con cui Tine è morta e riaprendo il dibattito sulla legge. Tuttavia, come detto, hanno ribadito il loro favore all’eutanasia.
Questo fatto è molto significativo, come
ha sottolineato Carine Brochier, direttrice dell’Istituto europeo di Bioetica: il Belgio non vuole abolire l’eutanasia, a cui nessuno, nemmeno il partito cristiano democratico, si oppone più, dimostrando che l’impatto della legge «sulla mentalità della società è enorme». Inoltre, sebbene il dibattito abbia spinto alcuni a ritenere necessario di introdurre nuovi paletti alla norma, c’è poco da sperare in eventuali revisioni: «Occorre avere l’onestà intellettuale di ammette che non controlliamo la legge (…) nonostante le parole sulla carta ben scelte. Anche la Francia ha avuto difficoltà a scegliere le parole con cui scrivere la legge. L’esempio del Belgio dimostra che queste non sono sufficienti». Infatti, una volta che «viene legalizzata la morte procurata, automaticamente, si passa ad una società in cui la solidarietà viene compromessa».

@frigeriobenedet

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6 commenti

  1. Susanna Rolli

    Le sorelle, i genitori traumatizzati per il metodo poco “elegante” del medico che stava facendo fuori la sorella/figlia?
    No, no…fosse stato il medico più raffinato e dolce del mondo….. non è quello il punto. Il malessere dei familiare secondo me deriva dalla voce della coscienza che chiama (piaccia o meno, ne abbiamo tutti una di anima “dentro”); i particolari, i dettagli, le sfumature sono un capro espiatorio, un capo d’accusa verso il quale puntare il dito per poter sfogare l’amarezza..Non potendosela prendere con Dio -come fanno in tanti quando va storto qualcosa,si sono puntati lì. Questo è il mio pensiero.
    Speriamo sempre che il mondo ricominci ad usare la ragione; quella basterebbe.

  2. AlessandroT

    Sono veramente disgustato! Solo a raffigurarmi questo quadretto dell’orrore che pare la messa in scena della “banalità del male”. La medicina che ha rinnegato il giuramento d’Ippocrate, i genitori presenti al martirio della figlia, ma vi rende conto che è una cosa disumana! Un suicidio assistito che si poteva benissimo evitare visto che se i problemi della donna erano quelli esposti era evidente bastasse del sostegno psicologico! Una donna che sicuramente aveva bisogno di qualcuno che l’amasse e le desse speranza. Un’istinto di morte che pervade la nostra Europa ed è palese ovunque, nella crisi demografica, economica e sociale, nella depressione nei suicidi, nell’incapacità di combattere e reagire contro i pericoli, nelle perversioni sessuali, nell’abuso di alcohol e droga, nella diffusione delle patologie mentali!
    Scegliete la vita nel nome di Dio! La Chiesa (intesa come corpo dei fedeli quindi noi tutti) deve essere più presente tra i sofferenti, ricordate le parole: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini.
    Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte”

    1. Menelik

      Non è martirio, Alessandro, è solo un banalissimo suicidio.
      Un suicidio richiesto per sfuggire ad una situazione stressante.
      Il martirio è una cosa radicalmente diversa.
      Comunque, se la società prende questa piega, perché non legalizzare la morfina, l’eroina, la cocaina?
      Io mi chiedo:
      se il medico è arrivato a dire che avrebbe preferito un’altra decisione, ma è stata la scelta della diretta interessata, c’è una ragione morale, filosofica, con la quale si dovrebbe negare l’acquisto di fiale di morfina direttamente in farmacia per una ragazzo che le richiede?
      Purchè abbia compiuto il 18° anno, e allora la morale è a posto.
      Siamo seri, se si permette ad una persona sana, maggiorenne, di suicidarsi solo per sfuggire ad una situazione depressiva e angosciante, non c’è nemmeno una ragione seria per negare le fiale di stupefacenti ad un ragazzotto maggiorenne che le chieda al farmacista.
      Fa parte del diritto all’autodeterminazione della persona, esattamente come il suicidio.

  3. mariobon489

    Qualcuno ha ancora dei dubbi sul fatto che la nostra civiltà, che ha mandato al,macero ogni valore, sta percorrendo, sempre più velocemente, la strada dell’autodistruzione? L’Impero Romano ha impiegato secoli, a noi basteranno, si e no, cinquant’anni.

  4. Sebastiano

    Tipico esempio di “paese civile modello”.
    Fa parte di quel gruppo di nazioni “evolute” e alle quali, secondo i sapientoni delle commissioni europee di fancazzisti, dovremmo accodarci “perché siamo gli ultimi in europa”.

    1. AlessandroT

      E pensare Sebastiano che il motto dell’Ue sarebbe “uniti nella diversità” e costoro si proclamano a ogni pié sospinto alfieri della diversità, e meno male! Senza contare la bugia del “siamo ultimi in Europa” visto che l’Europa secondo costoro comprende a pieno titolo anche Turchia e Azerbaijan per cui è solo grazie all’ignoranza che possono convincere il prossimo delle loro ragioni.
      Provate a chiedere a un “progressista” in quanti paesi è legale l’eutanisia in Europa? Oppure in quanti paesi sono in vigore le nozze tra persone dello stesso sesso? Vedete che non sanno rispondere a parte magari, “in tutte tranne l’Italia”, beata ignoranza!

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