
A che punto è la fame in Venezuela

Probabilmente il termine più corretto per descrivere la situazione del Venezuela ormai è “carestia”. Tra l’8 e il 12 agosto More Consulting ha intervistato duemila persone che vivono nel paese e il quadro che queste hanno restituito è spaventoso. Addirittura 15,7 per cento dei cittadini – si legge in un articolo del quotidiano americano in lingua spagnola Diario Las Americas, che riprende la ricerca di More Consulting – per mangiare qualcosa è costretto a rovistare tra i «rifiuti alimentari degli stabilimenti commerciali».
ZERO PROTEINE. Sono mesi che si parla delle crescenti tensioni politiche tra il presidente Nicolas Maduro e l’opposizione. Si sono viste diverse foto di code infinite di persone all’ingresso di supermercati con gli scaffali vuoti. Arrivano stime impressionanti come quella secondo cui l’inflazione nel paese potrebbe toccare il 700 per cento quest’anno. Ma per capire fino a che punto la popolazione è stata messa in ginocchio dalla rivoluzione socialista bolivariana di Chávez e del suo successore, bisogna leggere questi numeri. Il 72 per cento dei venezuelani (tre su quattro), secondo More Consulting, non riesce a mantenere la dieta “normale” di tre pasti durante il giorno. Il 24,2 per cento rinuncia quasi sempre alle proteine, accontentandosi dei carboidrati offerti dai tuberi come la malanga.
MERCATO NERO E ARRESTI. Il posto dove si trova da mangiare è il mercato nero per il 52,3 per cento degli intervistati. Di più ancora sono quelli che hanno ammesso di avere provato l’esperienza di andare a dormire la sera affamati (53,9 per cento). Quasi uno su due (48 per cento) si è assentato dal lavoro per andare a caccia di qualcosa da mettere sotto i denti. Intanto si moltiplicano a dismisura gli arresti di venezuelani intercettati in possesso di cibo ritenuto di origine sospetta (mercato nero, appunto), ma anche semplicemente “beccati” ad attendere fuori dai negozi chiusi o a raccogliere più provviste di quelle consentite dal rigido razionamento imposto da Maduro. Decine di migliaia in questi giorni hanno dovuto attraversare il confine con la Colombia per fare una spesa decente.
16 STIPENDI PER MANGIARE. A giugno era stato il New York Times a raccontare la fame del Venezuela, citando i dati raccolti dall’Università Simón Bolívar. Il quotidiano statunitense definiva «sconvolgente» la percentuale di venezuelani che dicevano di non potersi permettere economicamente cibo a sufficienza per sfamarsi, e cioè l’87 per cento. E nello stesso articolo si legge ancora: «Circa il 72 per cento del salario mensile viene speso solo per acquistare alimenti, secondo il Centro di documentazione e analisi sociale, un gruppo legato alla Federazioni degli insegnanti venezuelani. In aprile [il Centro] ha scoperto che una famiglia ha bisogno dell’equivalente di 16 salari minimi per nutrirsi come si deve. Chiedete alle persone quando hanno mangiato l’ultima volta, molti risponderanno che non è stato oggi». Per Maduro ovviamente anche questa tragedia è frutto di un complotto contro di lui: se la gente ha fame è perché i produttori alimentari fanno la «guerra economica» al governo.
Foto Ansa
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