Federalismo. Per lavorare tutti. Meglio
I consuntivi economici relativi al 2001 dell’economia varesina hanno messo in evidenza lo scottante capitolo del lavoro nero. Il fenomeno nel Varesotto è oramai diffuso a macchia d’olio. I settori maggiormente interessati sembrano essere l’edilizia, la ristorazione e il lavoro domestico. Un rapporto redatto dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca dell’Università degli studi di Milano ha stimato che il tasso d’irregolarità nel territorio è attestato attorno al 30%. Il fenomeno tende a presentarsi come una forma d’inquinamento del sistema economico, difficilmente sanabile in tempi brevi. La pratica del sommerso rischia di produrre un effetto paralizzante per tutte quelle aziende che sul mercato si trovano a dover competere con una concorrenza sleale. A farne le spese oltre alle aziende regolari, la sicurezza dei lavoratori. L’edilizia è uno dei settori maggiormente interessati dal fenomeno. La sua particolare struttura, con cantieri mobili e subappalti dei lavori, rende qualsiasi controllo più difficoltoso e impraticabile. I sindacati lamentano la diminuzione di personale presso gli ispettorati del lavoro, i quali tra il 1992 e il 1997 sono stati praticamente dimezzati da una legge nazionale.
La possibilità di maggiori controlli si scontra poi con l’estrema frammentazione del tessuto produttivo. La soluzione migliore, a questo punto, potrebbe essere quella attuabile attraverso il federalismo. Quale miglior organizzazione si potrebbe studiare se non quella pensata attorno ad una struttura dai caratteri locali? Se ogni comune di medie dimensioni potesse avere a disposizione un ufficio competente, il controllo potrebbe essere senza alcun dubbio efficace e tempestivo. I costi sarebbero presto compensati dai risultati che si potrebbero incontestabilmente ottenere. Purtroppo però, il termine federalismo viene utilizzato troppo spesso per fini politicistici o tutt’al più per demagogici localismi. Insomma quando servirebbe il federalismo non c’è.
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