Ferrante: «Fiat e Confindustria non sono mai andate molto d’accordo»

Di Massimo Giardina
05 Ottobre 2011
Marco Ferrante, giornalista economico e scrittore, ha pubblicato due libri sull'ad di Fiat e commenta a Radio Tempi la scelta di Marchionne di uscire da Confindustria con l'azienda torinese: «Questa rottura avviene dopo un lungo periodo di conflitti tra Fiat e Confindustria, che trova la sua esplosione con Marchionne»

Marco Ferrante, giornalista economico e scrittore, ha pubblicato per Mondadori due libri su Sergio Marchionne: “Marchionne. L’uomo che comprò la Chrysler” nel 2009 e “Marchionne. Rivoluzione Fiat” nel 2011. Ai microfoni di Radio Tempi, commenta la lettera con cui l’amministratore delegato del Lingotto comunica a Confindustria la decisione di non rinnovare la propria iscrizione per il 2012.

Come prima cosa, mette in rilievo il modo diverso con cui Fiat e Confindustria interpretano una postilla nell’accordo interconfederale del 21 settembre. «Marchionne non si sente garantito, teme che i contratti aziendali non si rivelino realmente tali e che in qualche modo possa rientrare il sistema confindustriale e sindacale nazionale a mettere becco nella contrattualistica interna. Questa è la scintilla per cui le posizioni tra Marchionne e Marcegaglia si sono lacerate».
 
Ma per Ferrante, «questa rottura avviene dopo un lungo periodo di conflitti, che trova la sua esplosione con Marchionne». In particolare, l’ospite di Radio Tempi sottolinea il difficile momento di Confindustria, cioè di una realtà composta da una eterogeneità di imprese poco aggregabili e difficilmente rappresentabili da un unico soggetto: un particolare che non piace al Lingotto. Nella storia è possibile ricordare «la marcia dei 40 mila, dove Agnelli, Romiti e Callieri fecero sfilare i quadri aziendali contro il blocco dell’azienda da parte dei sindacati. Tale azione non fu ben vista dal mondo di Confindustria».

Parlando del mondo imprenditoriale, non si può omettere la figura di Diego Della Valle. Secondo Ferrante, «non bisogna sottovalutare come il patron della Tod’s si muove, perché ogni sua mossa è calcolata, e sicuramente dovrà succedere qualcosa». «Non so se Della Valle e Montezemolo faranno politica» continua, sicuramente «l’uscita dal patto di sindacato di Mediobanca di Della Valle significa una sola cosa: vuole contare di più nella Banca fondata da Cuccia e come conseguenza in Rcs».

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