
«Finanze francesi poco credibili». Le promesse di Hollande si scontrano con i mercati
«Gli obiettivi della nostra politica finanziaria sono due: correggere il disavanzo eccessivo entro il 2013 al 3 per cento del Pil e raggiungere il pareggio di bilancio nel 2017». Il punto di arrivo della finanziaria francese annunciato dal neo primo ministro Jean-Marc Ayrault è in linea con quello che i mercati chiedono alla Francia: aggredire in modo deciso il debito pubblico. Un po’ meno con le promesse fatte in campagna elettorale dal nuovo presidente Francois Hollande.
Il nuovo inquilino dell’Eliseo, oltre a minacciare di non firmare il Fiscal compact se Angela Merkel e l’Europa non prenderanno misure decise per la crescita, ha battuto Nicolas Sarkozy promettendo mari e monti per quanto riguarda pensioni, scuola, lavoro, imprese e tasse. Hollande il 30 maggio ha infatti approvato un decreto che aumenta del 25 per cento le risorse in aiuto delle famiglie con figli che vanno a scuola, per un costo di 380 milioni di euro. Una meraviglia per i francesi, un po’ meno per i mercati che hanno rivisto al 4,2 per cento l’aumento del deficit francese nel 2013. Ma questa era la più piccola delle promesse del neo presidente.
Hollande ha anche assicurato, in controtendenza con il resto d’Europa, di far scendere l’età di pensionamento alla soglia dei 60 anni, almeno per quei lavoratori che hanno cominciato a lavorare da giovanissimi. Il suo governo deve ancora affrontare la concertazione con le parti sociali, ma è sicuro che, a fronte delle 500 mila persone che beneficeranno della riforma, dovrà essere speso almeno un miliardo di euro in più all’anno. Una cifra importante, che si deve sommare alle promesse sull’aumento dei salari minimi: Oltralpe, la legge fissa il salario minimo a 1.398,37 euro lordi al mese per 35 ore. Il 1° luglio di ogni anno il governo rivaluta la cifra per adeguarla all’inflazione degli ultimi 12 mesi. Hollande ha promesso che non si limiterà a questo, ma l’aumenterà ancora di più. Una misura molto costosa che, tra l’altro, non piace alle imprese, che si lamentano perché se aumenta il costo del lavoro perderanno competitività.
Hollande potrebbe approfittare delle lamentele delle impreseper obbedire alla legge dell’austerity senza perdere la faccia. Ha infatti dichiarato che «per mantenere il debito pubblico sotto la soglia del 3 per cento serve uno sforzo». Ha anche aggiunto che non vuole «destabilizzare le aziende» e tutto fa pensare che almeno per quest’anno non ci sarà nessun aumento dei salari. Anche perché le previsioni di crescita per il 2012 sono basse: appena lo 0,5 per cento. Così, il suo motto «un po’ per le imprese, un po’ per i salari» rischia di naufragare a poche settimane dalla sua elezione. Attualmente il gradimento di Hollande è al 62%, come Sarkozy ai tempi d’oro, ma il socialista non vuole far la fine del suo avversario.
Hollande si trova dunque già chiuso tra due fuochi, rappresentati dalle promesse in campagna elettorale e le richieste dei mercati, che a giudicare da Grecia e Spagna sembrano non perdonare il minimo errore. Il presidente francese spera di fare cassa tassando le rendite e i grandi patrimoni, ma potrebbe non bastare visto che un rapporto realizzato per l’ex primo ministro Fillon, e tenuto nascosto fino ad ora, informa che la Francia per raggiungere l’agognato pareggio di bilancio entro il 2017 dovrà fare economie per 5 miliardi l’anno. E non a caso, mentre il primo ministro Jean-Marc Ayrault annuncia gli obiettivi finanziari della Francia, il ministro dell’Economia Pierre Moscovici ricorda che la Francia dovrà lottare in Europa contro «il deficit di credibilità finanziaria» di cui soffre: «Il cammino è duro se vogliamo raggiungere l’obiettivo del 3 per cento nel 2013». Le promesse di Hollande fanno a pugni con le richieste di Merkel e mercati. Il cambiamento (del programma) è ora?
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