
FOLLE ABDICARE ORA
Le elezioni regionali hanno visto prevalere i candidati dell’Unione salvo che in Lombardia e in Veneto. Ma la sconfitta della Casa delle Libertà è stata onorevole e nelle regioni più contestate la sinistra è prevalsa per pochi punti, talvolta per un soffio. Certamente in queste elezioni ha giocato la crisi economica europea e, in un certo modo, la crisi del modello economico italiano fondato su piccola e media industria, cioè quella stessa forza che aveva prodotto il successo della Cdl. Si apre quindi un anno di campagna elettorale in cui le forze del centro-destra dovranno mettere in luce le difficoltà con cui si è scontrata la politica del governo, non a caso impegnato nella lotta per la revisione del patto di stabilità europeo, lotta che ha avuto successo nella recente svolta operata dalla Commissione Europea. Forse il linguaggio del governo si è concentrato sulla sua opera che rispondeva alle sfide della congiuntura, non dando spazio sufficiente alla percezione della crisi vissuta dai singoli e dalle famiglie. L’introduzione dell’euro ha comportato l’aumento del costo della vita che va oltre le possibilità economiche calcolate in lire su cui era fondato l’equilibrio economico dei conti privati.
La sconfitta del centro-destra è dovuta non a un passaggio di voti dal centro-destra al centro-sinistra ma sulla alta quantità delle astensioni. Elettori che si erano mobilitati nelle elezioni del 2001 sono gradualmente venuti meno perché non è apparsa la connessione tra la riforma operata dal governo e le loro condizioni di vita. Tuttavia la Cdl rappresenta egualmente metà dell’elettorato e conserva intatta la sua presenza politica. Non si vede perché, in un anno, non possa riconquistare consensi e quindi sembra infondata la richiesta di Fini e Follini di andare subito alle elezioni politiche. Lo scioglimento delle Camere indicherebbe l’abdicazione politica della Cdl e scoraggerebbe i suoi elettori, sarebbe come un’ammissione di sfiducia nell’operato del suo stesso governo, indicherebbe dubbi sulla permanenza della coalizione. Probabilmente la richiesta di An e dell’Udc nasce dal fatto che i due partiti attribuiscono alla riforma costituzionale l’effetto di aver alienato consensi nel Mezzogiorno e vedono le elezioni anticipate come un modo di uscire dalla riforma. Ma l’ipotesi dello scioglimento anticipato è irragionevole e non può prevalere. D’altro lato i partiti di governo non hanno dato forma politica alla campagna elettorale regionale, segnatamente non lo ha fatto Berlusconi, mentre la sinistra le ha combattute come la prova della sua esistenza politica, come Unione con Prodi candidato alla presidenza del Consiglio.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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