
Formigoni a Tempi: «Al Pdl servono MOLTE persone nuove»
I risultati elettorali in Lombardia lasciano poco scampo al centrodestra. Su 21 città al ballottaggio il Pdl è riuscito a salvarne appena 3: Erba, Melegnano e Cassano Magnago. Roberto Formigoni, governatore della Regione, legge i risultati con Tempi e per il proprio partito auspica un futuro fatto di «persone nuove».
Presidente, le elezioni amministrative parziali hanno visto un tracollo del Pdl in tutta Italia. Come spiega questo risultato?
Le cause sono molteplici. Certamente la delusione dei nostri elettori nei confronti del governo di centrodestra dal 2008 al 2011: quell’esecutivo è partito con una maggioranza fortissima ed è riuscito a realizzare solo poche riforme. Poi l’appoggio al governo Monti, che oltre il 75 per cento dei nostri elettori non condivide, soprattutto perché lo individua come il governo delle tasse. In terzo luogo, la spaccatura con la Lega, che non ci ha permesso di presentarci come una coalizione con significative possibilità di vittoria e quindi ha indotto ulteriormente a un forte astensionismo. Ancora, hanno pesato negativamente una serie di esempi di malapolitica o addirittura di corruzione, di cui sono stati protagonisti anche nostri esponenti e, per lo meno per il Nord, la fortissima campagna stampa contro la giunta regionale lombarda e contro la mia persona, fondata sul nulla come più volte spiegato, ma che grazie alla potenza dei media che l’hanno ingigantita, ha lasciato sedimenti anche nel nostro elettorato. Né va sottaciuta la situazione economica pesante, che viene imputata soprattutto a chi governa come pure a chi ha governato fino a poco tempo fa. Da ultimo non posso non citare la scelta sbagliata di alcuni candidati.
Parlando con Tempi Romano Prodi ha manifestato il suo timore per una riforma in senso proporzionalista della legge elettorale, che non garantirebbe la governabilità. Meglio mantenere l’impianto maggioritario? A uno o a due turni?
Meglio mantenere l’impianto maggioritario. Una legge proporzionale fatta in questo momento produrrebbe un risultato di generale spappolamento delle forze politiche, con nessun vincitore e con un altissimo tasso di non governabilità. Sarebbe, non esagero, una situazione analoga a quella della Grecia, che costringe quel paese addirittura a tornare al voto un mese dopo le elezioni. Occorre invece mantenere l’impianto maggioritario, anche perché il bipolarismo è entrato nella testa e nel cuore degli italiani ed è nettamente preferibile optare per il turno unico, dal momento che gli italiani hanno dimostrato anche nei ballottaggi di domenica scorsa di non gradire il ritorno alle urne dopo il primo turno. Detto questo, sono doverose e improrogabili tre cose: riconsegnare agli elettori la possibilità di scegliere il loro deputato o il loro senatore, riformare fortemente la legge sul finanziamento dei partiti, abbassare il numero dei parlamentari.
La Lombardia è la Regione italiana che ha saputo tenere i conti in ordine senza sacrificare la crescita economica e i servizi pubblici. Potrebbe venire il momento di portare questa esperienza a Roma sotto la forma della lista presidenziale che non vide la luce alle Regionali del 2005?
Il modello lombardo sta dimostrando anche in questi anni di crisi tutto il suo valore e la sua forza, perché continua a mantenere la qualità dei servizi elevata, i conti in ordine, e a fornire stimoli e incentivi per la ripresa economica (basta pensare ai pagamenti entro 60 giorni ai nostri fornitori, o allo stanziamento di 500 milioni di euro a favore delle piccole e medie imprese). Quello lombardo è un modello che indica soluzioni per l’intero paese e che può certamente inspirare e permeare un programma governativo nazionale. Ma io credo nel Pdl e credo che in questo momento dobbiamo conservare l’unità del partito; certo, è urgente trasformare profondamente il Pdl completando la sua autoriforma in senso democratico, trovando MOLTE nuove persone pienamente affidabili e capaci, così da rinfrescare la nostra rappresentanza parlamentare e ricostruire il centrodestra tessendo alleanze nella direzione del partito popolare europeo e con un nuovo rapporto con la Lega Nord.
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