
«A Gaza situazione peggiore di un anno fa». I cristiani desiderano ricostruire ma «nessuno dà loro lavoro»

«La situazione ora è peggiore di un anno fa. Una tregua ha fermato la guerra, ma il blocco che Israele ha imposto a Gaza è cresciuto, con conseguenze dirette sulla popolazione». Padre Jorge Hernandez è uno dei pochi sacerdoti presenti nella Striscia di Gaza e guida la parrocchia cattolica della Sacra Famiglia a Gaza.
CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE. Il conflitto a cui fa riferimento il sacerdote è quello durato 50 giorni, cominciato l’8 luglio 2014, quando Tel Aviv ha lanciato un’operazione militare contro Gaza in seguito alle migliaia di razzi e colpi di mortaio sparati da Hamas contro Israele (oltre 6.000 alla fine della guerra). Solo il 26 agosto è stata raggiunta una tregua, dopo la morte di 2.250 palestinesi e 71 israeliani.
«TANTI CON HAMAS E ISIS». Il missionario argentino descrive al Catholic Herald le conseguenze della guerra sui palestinesi: «La guerra ha generato un nuovo attivismo. Il numero di persone che desidera combattere si è moltiplicato, sia tra le file di Hamas che della Jihad islamica o dei salafiti. Qualcuno vuole anche andare con lo Stato islamico. Nonostante questo, la maggior parte della gente non è allineata con alcun partito e vuole solo vivere una vita normale».
CHIESA COME RIFUGIO. Durante il conflitto, padre Hernandez è rimasto a Gaza con il suo popolo e ha ospitato nella sua chiesa 1.400 civili, in maggioranza musulmani. Hamas ha fatto spesso visita al rifugio per cercare «presunte spie» israeliane, ma nessuno è mai stato arrestato. Molte proprietà della Chiesa sono state colpite dall’artiglieria israeliana, fortunatamente «la chiesa non è stata bombardata».
«BAMBINI NON DORMONO». A quasi un anno dalla fine della guerra, ancora molti bambini «hanno il sonno disturbato e non riescono a dormire» per la paura. Nonostante le difficoltà economiche, la paura dei bombardamenti e la dittatura dei terroristi islamici di Hamas, sono tanti quelli che vogliono rimanere a Gaza per ricostruire. Tra questi, ci sono anche molti cristiani, appena 1.300 persone (200 cattolici) su 1,8 milioni di abitanti a Gaza.
«NESSUNO DÀ LAVORO AI CRISTIANI». Un desiderio per nulla scontato, viste le discriminazioni che subiscono i cristiani: «Se cerchi lavoro, la prima cosa che ti chiedono è se sei musulmano. Se lo sei, ti chiedono se stai con Hamas o Fatah. Se non sostieni nessuno dei due, ti chiedono in quale moschea vai, perché vogliono capire a chi sei fedele». Di conseguenza, continua padre Hernandez, «se sei cristiano nessuno ti fa queste domande, perché nessuno ti dà un lavoro. L’unico modo per ottenerlo è attraverso un amico musulmano che faccia da intermediario. Nessun negozio, scuola o banca darebbe mai lavoro a un cristiano».
L’IMPORTANZA DEI RAPPORTI. Per il sacerdote cattolico, è fondamentale mantenere buoni rapporti con Hamas; è l’unico modo per aiutare i cristiani che vengono discriminati: «Per me è importante intrattenere buoni legami, perché se c’è un problema e telefono a qualcuno che sta in alto, prendono subito i responsabili. Se vado alla polizia a sporgere denuncia, e trovo un ufficiale barbuto, allora so che non succederà niente». Molti trattano i cristiani «come se non fossimo palestinesi. Ma noi lo siamo e siamo grati a papa Francesco per quello che ha fatto per noi, perché ci ha aiutati molto».
Articoli correlati
10 commenti
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!
Siete voi i servi. Della propaganda islamista.
Un anno fa, come oggi, è iniziata.
Quella sera, dopo aver rotto il digiuno del Ramadan, ero uscito con i miei amici e siamo andati verso il mare. Come al solito un caffè e un narghilè e poi fino alle due, alle tre di notte a chiacchierare.
Ma questa volta non era come al solito. Eravamo in tre su una moto, perché l’amico autista non era riuscito a prendere la macchina a suo padre. Nell’aria tensione e ansia per le minacce israeliane.
Eravamo ancora seduti, con la tazza del caffè piena e un narghilè veramente speciale, quando il mio cellulare ha cominciato a suonare, come impazzito. Da dentro le urla di mia madre, che piangendo mi implorava: “ dove sei, dimmi subito, torna a casa! Ti prego, dimmi che non sei al mare!” io non riuscivo nemmeno a rispondere, faceva tutto lei: chiedeva, rispondeva e gridava. Un secondo dopo anche un mio amico ha ricevuto la chiamata di suo padre: “Torna a casa subito, dimmi che non sei in moto…”, e alla sua risposta affermativa, una scarica di parolacce.
E’ così che abbiamo capito che era iniziata l’operazione Margine protettivo.
E via in tre sulla moto. E la strada non mi è mai parsa così lunga e la moto tanto lenta, mentre il mio povero cellulare suonava di continuo: chiamavano i fratelli, papà e mamma e ovviamente la mia carissima futura sposa ad un mese dalle nozze. E io non rispondevo.
Avevo tanta paura, non sentivo le gambe perché, mentre correvamo, sentivo le bombe che cadevano dappertutto.
Ho chiuso gli occhi e ripetevo il Quran ad alta voce fino che si è fermata la moto e il mio amico mi ha detto: “Scendi. Sei a casa tua, buonanotte. Io non torno a casa perchè mio padre mi spacca la testa che sono uscito in moto”.
Ho aperto la porta e sono entrato. Dalla tv notizie a tutto volume. Tutta la famiglia mi ha guardato e tutti si sono meravigliati per la mia faccia bianca dal terrore. “Bentornato a Gaza Mamo. Ti devi abituare caro!” ha esclamato mio padre.
Perchè questo era il primo massacro che vivevo e che avrei testimoniato di persona.
Infatti avevo seguito, con angoscia immensa, ma dall’Italia, Operazione Piombo fuso nel 2008 e Operazione Colonna di nuvole nel 2012.
Oggi scrivo questi parole
e non mi ricordo come siamo usciti vivi da questo macello.
Un mese dopo il massacro ho sposato Orouba, la mia fidanzata da 8 anni, che oggi entra nel suo nono mese di gravidanza.
Forse oggi o domani o tra una settimana arriva il nostro principe!
Ad un anno dalla carneficina, per dire a quelli che non sanno cosa significa vivere nonostante tutto.
Mahmoud, detto Mamo
Se Hamas non usasse i civili come scudi umani non ci sarebbe alcun massacro. Israele non ha nessun interesse ad uccidere civili palestinesi. Hamas, invece, deve allestire la solita processione do bare per suscitare la rabbia dei benpensanti europei.
Eh sì ! Hamas, conoscendo l’enorme passione di Israele per il tiro al bersaglio lo induce diabolicamente in tentazione servendosi di scudi umani. Approfittando tra l’altro dell’enorme densità di popolazione di Gaza (colpa naturalmente degli arabi che non amando i valori occidentali si riproducono in maniera irresponsabile) che fa sì che facilmente quando il missile intelligente e morale di Tsahal vuole legittimamente (secondo la legge mosaica da loro talmudicamente interpretata) incenerire i terroristi di Hamas eletti dal popolo colpevole per definizione, loro possano servirsi di qualche scudo umano di passaggio. Non di Sabbath naturalmente, salvo speciale dispensa di qualche pio rabbi.
Indubbiamente yoyo/underwater rimane sull’argomento Gaza il più obiettivo, serio, preparato ed attendibile.Da proporlo immediatamente a Rita Katz per diffondere i suoi prossimi attendibilissimi video !
@Francesco
“Non di Sabbath naturalmente, salvo speciale dispensa di qualche pio rabbi”
Guarda che tu lo dici come battuta, ma è successo veramente quando è stata lanciata la criminale azione Pionbo Fuso nel dicembre 2008.
Piombo Fuso era stata lanciata di sabato ed ha avuto bisogno di una dispensa dei rabbini ai militari !
L’unica speranza di pace per gli abitanti di Gaza come di quelli che abitano in Giudea e Samaria sarebbe il ritorno di ISraele in quei territori e l’allontanamento con la forza di Hamas e Fatah.
Purtroppo un’ipotesi del tutto irreale, quindi non ci sarà nessun futuro per questa gente, men che meno per i cristiani.
“la maggior parte della gente non è allineata con alcun partito e vuole solo vivere una vita normale”
“è fondamentale mantenere buoni rapporti con Hamas; è l’unico modo per aiutare i cristiani che vengono discriminati”
“discriminazioni che subiscono i cristiani: «Se cerchi lavoro, la prima cosa che ti chiedono è se sei musulmano. Se lo sei, ti chiedono se stai con Hamas o Fatah….se sei cristiano nessuno ti fa queste domande, perché nessuno ti dà un lavoro….Nessun negozio, scuola o banca darebbe mai lavoro a un cristiano”
Cos’è, l’epistolario delle contraddizioni?
Sarebbe meglio se i cristiani locali cercassero di essere davvero indipendenti.
Pensavo che potrebbero venire da noi tra la ricchezza (di tasse, di delinquenza e di zanzare) via mare…allo sbarco non chiederebbero la religione praticata: la quasi totalità dei migranti è di fede musulmana, ma se vengon qua i cristiani li aiutano ugualmente… O NO?!?