Genova (e genovesi) alla prova

Di Gianni Baget Bozzo
19 Luglio 2001
Dopo il pacco bomba e i primi scontri, prevarrà il buonismo o il sanpietrino? G8 e antiG8: il fascino di una vacanza anticipata o di nuovo “il brivido di quando ci si cala il passamontagna”? Ricomunisti e cattocomunisti attenti a non rileggittimare la violenza sui corpi

Genova, conto alla rovescia. La città non ha paura. Sotto certi aspetti è anzi lieta di vedersi così bella, tirata a nuovo. Anche se piazza De Ferrari, che era una piazza con una vasca, è diventata una fontana con un marciapiede. Berlusconi ha fatto da capomastro in tutina blu, ha dato la prima immagine di cosa vuol dire fare il presidente operaio. Ma nel centro i genovesi lasciano la città, i negozi chiudono perché temono che gli avventori producano più danno che vantaggi. Per molti vi è anche il fascino di una vacanza anticipata. Insomma i genovesi sono stati espropriati della loro città ed hanno preso la cosa bene. Forse c’è anche un pizzico di orgoglio nel divenire per tre giorni la sede del governo apparente del mondo. Ad ogni modo, evitare la zona rossa e se possibile anche la gialla. Dove i chierichetti del cardinale Tettamanzi reciteranno paternoster.Ci sono tante cose comuni tra il movimento del 1977 ed il movimento di Seattle. Intanto un sostegno culturale, ma non quello dei rivoluzionari della cattedra: gli antigiottisti hanno un consenso di tutte le cattedre. I G8 stessi si premureranno di dialogare con gli antigiottisti, giocheranno in difesa. L’operazione Scajola può avere successo e finire in dichiarazioni amorose sull’Aids, sul commercio mondiale e magari sulla Tobin Tax ai due lati dello schieramento. Infine gli antigiottisti possono puntare sul divenire una sorta di ghandismo tranquillo, a cui i governi danno legittimità e forniscono ragioni. Sarebbe il buonismo vincente. Ma se c’è qualcosa che gli antigiottisti debbono temere è proprio il buonismo. Si può sostenere con qualche malignità che l’eccessivo buonismo, compreso quello ecclesiastico a tutti i livelli, può rendere inevitabile la violenza come forma di distinzione. E a far sì che infine il “tiro al piccione”, alle forze dell’ordine, cominci presto. Anche il movimento del 2001 vuole avere come il ’77 il militante che spara al poliziotto. A Genova non mancano i sanpietrini. Infine perché non tentare l’Intifada? E come risponderanno le forze dell’ordine alla lapidazione? Si deve dire che il sangue del poliziotto è acqua ed il sangue dell’antigiottista è blu perché gli antigiottisti manifestano con approvazione ecclesiastica? Ma speriamo nel meglio. Speriamo che infine ci sia una pressione di corpi senza violazione di corpi. Però intanto un carabiniere giace ferito da una bomba per mezzo posta: è un’eccezione o il segnale? Siamo moderatamente pessimisti.

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