Gheddafi vuole negoziare, rifiuto categorico dei ribelli libici – RS/1

Di Redazione
29 Agosto 2011
Il portavoce di Gheddafi, Ibrahim, chiede una «transizione negoziata». Scontato il no dei ribelli, che non intendono scendere a patti con il rais, adesso che sono in netto vantaggio. La città natale del Colonnello, Sirte, è accerchiata. Voci sulla possibile morte del figlio Khamis

Ieri il portavoce di Muammar Gheddafi, Mussa Ibrahim, ha offerto al Cnt di Bengasi una «transizione negoziata». “Scontato il categorico «no» da parte dei leader del Consiglio nazionale transitorio. «Non c’è alcuno spazio di trattativa. Consideriamo Gheddafi e i suoi uomini un branco di criminali che verranno arrestati e processati molto presto», ha commentato a caldo il ministro provvisorio dell’Informazione, Mahmoud Shamman” (Corriere, p. 14).

Mentre restano dubbi sulla possibile morte del figlio del Colonnello Khamis, “si stringe l’accerchiamento delle ultime sacche di resistenza. I ribelli hanno definitivamente aperto il confine con la Tunisia lungo il mare a Ras Jedir. E ieri pomeriggio sostenevano che dalla capitale la strada verso Ovest è completamente sicura. (…) Ora potranno arrivare benzina, cibo, acqua e medicine a Tripoli. Anche il porto è stato messo in sicurezza, garantendo l’arrivo di navi cargo e petroliere” (Corriere, p. 14).

Dopo aver preso anche le città petrolifere di Brega e Ras Lanuf, Zawiya e Ben Jawad, restano da conquistare ancora Sirte, la città natale di Gheddafi dove si dice sia nascosto il rais, e l’oasi di Sebha. “Il portavoce dei ribelli, il colonnello Ahmed Bani, spiega che vi sono trattative in corso per evitare bagni di sangue nelle due zone. «Ma se non si arrendono siamo pronti a farci strada combattendo. Sirte è circondata. Controlliamo la strada del deserto sino a Sebha», aggiunge minaccioso.

Si comincia dunque a guardare al futuro della Libia, anche se in molti è fonte di preoccupazione la bozza di Costituzione che indica la Sharia come «la fonte di ispirazione della legge dello Stato». Questo non significa per forza infiltrazioni islamiste tra i ribelli ma in tanti lo temono.

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