
Giuseppe Pontiggia, lo scrittore che cercò “l’altro” in suo figlio
A 78 anni dalla nascita di Giuseppe Pontiggia, scrittore milanese venuto a mancare nove anni fa, tempi.it vuole ricordare la sua opera principale, Nati due volte. Ne parla Andrea Carabelli, regista che «insieme a Giorgio Sciumé, e su consiglio dello scrittore Luca Doninelli, ha lavorato a una versione drammaturgica di Nati due volte. Pochi mesi dopo la sua morte, nel 2003».
Perché Nati due volte?
È stata una riscrittura faticosa ma necessaria. Bisognava essere coerenti con il testo di partenza, e si era responsabili del “testamento” di Pontiggia. Nati due volte è l’opera a cui lo scrittore ha dedicato più tempo, i risultati lo testimoniano. A una prima lettura sembra un bel romanzo autobiografico. Scavando in profondità, invece, si vede che, sotto la trama, giace una questione fondamentale. L’autore, rendendo opera scritta la sua vita, ha la necessità di trasferire un registro esperienziale all’interno della scrittura. Su questo, Pontiggia si arrovella, come fece già Carlo Emilio Gadda, suo predecessore. E il lavorio indefesso di Pontiggia crea un testo apparentemente semplice, ma ricco di sfaccettature, asciutto ma profondamente letterario, zeppo di metafore e descrizione altamente simboliche.
E il tema più importante, la disabilità.
No. Il tema fondamentale è la ricerca di una possibilità di rapporto. All’interno della dimensione particolare di cui vive, certamente, che è il disagio del figlio. Quello che si rappresenta è il passaggio da un’estraneità ad un’alterità. Lo scarto tra le due condizioni sta nella possibilità di rapporto. Che c’è, è possibile. Di fronte al padre che cerca di spiegargli tutto della vita, il figlio vuole semplicemente poter stabilire con il padre un rapporto alla pari, essere considerato come una persona, smantellando ogni sovrastruttura.
Nati due volte è “contro” qualcosa o qualcuno?
La vicenda raccontata da Pontiggia non ha nessun tono retorico, non vuole appoggiare né sostenere alcuna posizione. Non fa altro che descrivere la sua esperienza. A un certo momento, scrive: «L’altro giorno l’ho guardato (mio figlio, ndr) e mi sono detto: cosa sarebbe stata la mia vita senza di lui? Possiamo immaginarci tante vite, ma non possiamo rinunciare alla nostra». Il rapporto col figlio diventa necessario per questo, perché costruisce ed educa la vita del padre. Perché di limiti e di incompiutezza è ontologicamente pieno l’uomo, così la distanza tra padre sano e figlio disabile si risolve.
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Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile redazione,
nell’articolo del sig. Daniele Ciacci, intitolato Giuseppe Pontiggia, lo scrittore che cercò “l’altro” in suo figlio, vengono riportate informazioni errate e parziali.
L’informazione errata alla quale mi riferisco riguarda lo spettacolo Nati due volte.
Nati due volte è uno spettacolo di cui io solo ho curato la drammaturgia, la regia e nel quale, insieme alla persona intervistata, ho recitato.
La mia stessa tesi di laurea ha come titolo “Nati due volte: dal romanzo alla scena” e racconta l’intero processo creativo da me compiuto (904 pagine). Riporto la divisione dei capitoli: 1. Giuseppe Pontiggia: la scrittura; 2. Nati due volte: la gerarchia dei contenuti; 3. Nati Due Volte: la scrittura drammatica.
Non sarebbe stato possibile né intitolare lo spettacolo come il romanzo, né riportare la dicitura tratto dal romanzo di Giuseppe Pontiggia edito dalla Mondadori S.p.a, senza che eredi e casa editrice apprezzassero e approvassero il mio lavoro (depositato presso la SIAE).
Non discuto che la persona intervistata si occupi di regia, ma non se n’è occupato in relazione allo spettacolo Nati due volte. Pertanto non si tratta, in questo caso, di un’informazione errata ma parziale, che getta un’ambigua luce – una strana ombra – sull’attribuzione della regia e sul ruolo avuto dalla persona intervistata.
Le informazioni di cui, con questa mail, entra in possesso sono verificabili e provate dalla lunga storia dello spettacolo, nelle locandine informative del quale è stata sempre riportata la seguente dicitura:
Nati Due Volte
tratto dal romanzo Nati due volte di Giuseppe Pontiggia edito da Mondadori S.p.a
riscrittura scenica
Giorgio Sciumé
regia
Giorgio Sciumé
con
Andrea Carabelli e Giorgio Sciumé
Sono particolarmente affezionato a questo spettacolo che porta con sé un’adesione personale ai contenuti, la scelta di un testo – il romanzo di Pontiggia – che si distingue per chiarezza e profondità linguistica, oltre, ovviamente, la concretizzazione di un’estetica teatrale, di cui difendo l’originalità.
Basterebbe peraltro digitare sul motore di ricerca Google Nati due volte spettacolo e tutti i risultati le confermerebbero.
Lavoro con impegno nel teatro e non vivo certo di passaggi stampa ma, proprio per questo, anche quello che può apparire come un dettaglio secondario tra tanti, è per me rilevante.
Cordialmente
Giorgio Sciumé