
Giustizia e guerra, questioni di dottrina
Mi sono chiesto se non si potesse vedere un rapporto tra i pacifisti del “senza se e senza ma” e gli antichi eretici gnostici, marcioniani e montanisti che negavano la liceità del servizio militare. La Chiesa cattolica rifiutò sempre questa posizione e annovera tra i suoi santi martiri tanti soldati, di cui il più noto è San Sebastiano. Sostenere che la dottrina della guerra giusta è una dottrina superata e che oggi è una guerra ingiusta non è conforme alla dottrina della Chiesa cattolica. Quando questa tesi viene sostenuta, intere parti della dottrina cattolica vengono a cadere, a cominciare da quella del peccato originale e dei peccati attuali, che rendono possibile ed anzi inevitabile la necessità dello Stato per garantire l’ordine della vita con la forza, che, per questo, anche se violenta, cessa di essere violenta. E prende forma un naturalismo utopistico non a caso vicino all’ecologismo radicale, che sogna la cancellazione di ogni contrasto dell’uomo con il mondo fisico e animale: l’utopia di un mondo senza violenza. Sono perciò temi rilevanti per l’ortodossia cattolica quelli che riguardano la pace e la guerra, perché tendono a evitare una visione immanentistica dell’uomo capace di modificare la natura umana sino al punto da rendere evanescente il peso del peccato, della violenza e del male. Potremmo aggiungere del demonio, se questi non fosse andato così in disuso. La visione cristiana del mondo, ha sempre in sé un elemento drammatico, perché è l’unica religione che non rinuncia al mondo pur riconoscendo il peso del male: non lo cancella dalla coscienza come il buddismo ma lo affronta nella realtà. Nel caso della guerra irakena concorrono tutti i motivi della guerra giusta. Vi è il diritto, chiaro per la tradizione di San Tommaso e della teologia cattolica internazionale, del popolo di considerare come privo di autorità il tiranno con il conseguente diritto di non obbedire alle sue leggi e quindi il diritto all’insurrezione. Questo diritto appartiene al popolo irakeno, che, nella guerra del Golfo, cercò di esercitarlo e venne represso con estrema violenza. Poiché è certo che il regime di Saddam Hussein è tirannico e che esiste un diritto naturale del popolo ad opporsi al tiranno, l’intervento di altri popoli per rivalutare gli oppressi a realizzare il loro diritto è legittimo secondo la legge naturale perché mette in esercizio il diritto del popolo ad avere autorità degna di questo nome. Inoltre l’intervento angloamericano è legittimato dal diritto a prevenire le offese che può compiere uno Stato tirannico, quando si sforza di procurarsi armi chimiche, battereologiche e in caso di possibilità, nucleari. Vi è un diritto di difesa che l’11 Settembre ha reso manifestamente visibile. Un’altra condizione della guerra giusta è il risparmio dei civili: la tecnologia americana e l’intenzione della coalizione di non fare una guerra ai civili, come furono quelle del ventesimo secolo, hanno condotto a una strategia in cui l’azione sui civili non fa mai parte della strategia di guerra. La questione delle Nazioni Unite è un problema di diritto positivo mentre la dottrina cattolica si fonda sulla legge naturale. Un cattolico può in coscienza sostenere, conformemente alla tradizione cattolica, la liceità e la legittimità morale dell’intervento per la liberazione del popolo irakeno. La tradizione cattolica è chiara e precisa e fonda la libertà del cristiano anche rispetto a interventi autorevoli che si fondono tra ragioni politiche e che non hanno perciò né la capacità né l’intenzione di obbligare la coscienza dei credenti.
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