Gli americani voteranno Trump nonostante Trump?

Di Leone Grotti
05 Novembre 2024
Oggi è l'election day negli Stati Uniti. I media mainstream sono tutti schierati dalla parte di Kamala Harris, ma i sondaggi dicono che su economia e immigrazione il tycoon è avanti
Donald Trump fa campagna elettorale in Pennsylvania protetto da un vetro anti-attentati
Donald Trump fa campagna elettorale in Pennsylvania protetto da un vetro anti-attentati (foto Ansa)

Come può Donald Trump anche solo sperare di vincere le presidenziali? Mentre milioni di americani si recano alle urne per decidere le elezioni più tese e combattute di sempre, i principali media americani ed europei dipingono Kamala Harris come una candidata con l’aureola sulla testa che prega devotamente in chiesa e il tycoon come un pazzo assetato del sangue dei giornalisti.

La vicepresidente democratica è descritta anche come l’alfiere della pace che cercherà di far terminare ogni conflitto in Medio Oriente, l’ex presidente repubblicano come un guerrafondaio amante dei dittatori.

Percezione contro realtà negli Usa

Questo dipinto viene tratteggiato nonostante le opinioni dell’attuale vicepresidente facciano rabbrividire la maggior parte dei cristiani (protestanti e cattolici sono nettamente a favore di Trump secondo i sondaggi) e nonostante i quattro anni di amministrazione Biden-Harris siano stati tra i peggiori degli ultimi decenni dal punto di vista internazionale: scoppio della guerra in Ucraina, scoppio della guerra a Gaza e in Libano tra Israele e proxy iraniani (Hamas, Hezbollah, Houthi), ritirata rovinosa dall’Afghanistan e ritorno al potere di uno dei peggiori regimi islamici della storia, irrigidimento conservatore dell’Iran, peggioramento del rapporto tra Cina e Stati Uniti e aumento senza precedenti delle tensioni nello Stretto di Taiwan.

Sotto la presidenza Trump iniziata nel 2016, al contrario, non è scoppiato nessun grande conflitto e il repubblicano è stato molto più duro verso Vladimir Putin e Xi Jinping di quanto qualunque analista potesse prevedere. Ma la realtà, in queste elezioni, conta poco o nulla. Sono percezione e storytelling a farla da padroni.

Odiare Trump e amare ciò che fa

Non c’è dubbio che il personaggio Trump susciti non soltanto orrore tra gli elettori democratici, ma anche molte perplessità, non a torto, tra quelli repubblicani. Il board editoriale del Wall Street Journal, ad esempio, non ha mai risparmiato critiche al tycoon, ripetendo in tutte le salse la propria preferenza per altri candidati, salvo poi arrendersi al risultato delle primarie.

Nikki Haley, che ha provato fino all’ultimo momento a opporsi all’ex presidente, ha descritto così questo sentimento misto sul Wsj:

«Milioni di persone amano Donald Trump e milioni di persone lo odiano. Ogni gruppo voterà di conseguenza. Ma ci sono anche milioni di americani che hanno una visione mista di Trump. Amano la maggior parte di ciò che ha fatto da presidente e sono d’accordo con la maggior parte delle sue politiche. Ma non apprezzano i suoi toni e non possono perdonargli i suoi eccessi, come la condotta che ha tenuto il 6 gennaio 2021».

È questo gruppo di americani, spiega Haley, «che deciderà le elezioni», ricordando poi che il voto «non è un referendum su Trump», come Kamala Harris vorrebbe, «ma una scelta tra lui e lei. E io sono d’accordo con Trump la maggior parte delle volte, mentre non sono praticamente mai d’accordo con la Harris».

Dove si decide la corsa alla Casa Bianca

Se tanti americani potessero dar voce ai propri sentimenti, probabilmente spiegherebbero così il loro dilemma o il paradosso Trump. La stragrande maggioranza dei sondaggi – esclusi quelli clamorosi, la cui attendibilità non è chiara, come l’ultimo che dà Kamala Haris in vantaggio in Iowa, da entrambi i candidati già battezzata come feudo repubblicano – sembra confermarlo.

Il distacco tra Trump e Harris, a detta di tutte le rilevazioni, è troppo piccolo per stabilire chi sia in vantaggio e rientra nel margine di errore dei sondaggi di opinione, sia per quanto riguarda il voto popolare sia per i sette stati in bilico che decideranno chi andrà alla Casa Bianca (Pennsylvania, Georgia, Carolina del nord, Michigan, Arizona, Wisconsin e Nevada).

Un sostenitore di Kamala Harris e Tim Walz
Un sostenitore di Kamala Harris e Tim Walz (foto Ansa)

«Trump rappresenta il cambiamento»

I sondaggi, però, dicono molto più di questo. Il 63,7% degli americani concorda sul fatto che gli Stati Uniti stanno andando «nella direzione sbagliata» e che c’è bisogno di un «cambio di rotta». Ma chi rappresenta davvero il «cambiamento»?

Secondo una rilevazione di settembre del New York Times, gli elettori identificano più Trump che la Harris con questo termine (59% e 45% rispettivamente).

Economia, immigrazione e aborto

Gli americani voteranno con una mano sul cuore e l’altra sul portafogli. E la maggior parte sembra convinta che Trump farà nettamente meglio della rivale rispetto ai temi economici (52%-45%), anche se l’economia non sta andando davvero così male.

La priorità numero due degli americani è l’immigrazione e anche su questo tema è diffusa la percezione che il repubblicano si comporterà meglio della democratica (54%-43%).

La terza priorità è l’aborto e anche qui ci sono pochi dubbi: Kamala Harris è preferibile a Trump (55%-40%).

Kamala Harris, da disastro a stella

Il tycoon è dunque molto più in linea con gli elettori americani di quanto i media vogliano far credere e di quanto i sondaggi superficialmente mostrino.

Harris è invece l’esatto opposto: in pochi se lo ricordano, ma prima di agosto, quando la vicepresidente è stata scelta come candidata in seguito al ritiro dalla corsa elettorale di Joe Biden, Kamala era ritenuta da tutti i giornali una politica impopolare, priva di personalità e abilità, assolutamente inadeguata.

E del resto, alle primarie 2019, prima di ritirarsi, aveva raggranellato il sostegno di un misero 4% degli elettori. Ora i media progressisti l’hanno trasformata in quella stella che non è mai stata, ma anche i suoi alleati confermano che la Harris si riduce a due argomenti: “Trump è peggio di me” (perché è fascista, ammiratore di Hitler, amico di Putin, pericolo per la democrazia ecc ecc.) e “l’aborto è un principio non negoziabile”.

Poco, troppo poco perfino per coloro che non possono vedere Trump neanche dipinto.

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Per conoscere in anticipo il risultato delle elezioni bisognerebbe essere in grado di rispondere a una domanda. Gli americani andranno a votare turandosi il naso, guardando solo alle proprie priorità (come indicate dai sondaggi), senza soffermarsi sulla personalità di chi dovrebbe rappresentarle?

Nel 2016 è accaduto e nessuno lo credeva possibile. Oggi, sapendo che potrebbe accadere di nuovo, i media, una larga fetta della magistratura e qualche criminale dal grilletto facile hanno cercato in ogni modo di impedirlo preventivamente. Non ci sono riusciti. Saranno gli americani a scegliere.

@LeoneGrotti

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