Gli attributi di Dio. E quelli dei cattolici

Di Gianni Baget Bozzo
29 Marzo 2001
C’è posta per i cristianucci che si lascerebbero massacrare dai musulmani. Ma la vera fede non vieta di restituire lo schiaffo dopo aver esaurito le uniche due guance disponibili. (Vedi i cristeros, le vergini di Agostino e il vescovo di Faisalabad)

20.000 ragazzi sudanesi hanno viaggiato tra Sudan ed Etiopia per 14 anni, dopo che i musulmani del nord Sudan avevano ucciso i loro genitori. Newsweek racconta la loro storia, ora che 2000 di essi sono arrivati in America. Trovarono rifugio in Etiopia ma i musulmani giunsero anche là. Spinti dai soldati, corsero alle rive del fiume Gilo. «Ci furono spari e gente che ci spingeva. Molti annegarono. I coccodrilli ne mangiarono dozzine». Dobbiamo dimenticarci che i musulmani tornano ovunque ad uccidere i cristiani perché cristiani? Non ci si interessa dei cristiani ma degli altri come genere. Quel che conta cristianamente non è l’amore interconfessionale ma l’amore universale. Pensare che l’offesa fatta a un cristiano perché cristiano pesi più dell’offesa fatta contro un uomo perché fatta contro la fede è considerato integrismo. Eppure l’indicazione primaria del Nuovo Testamento è l’amore intercristiano, non l’amore universale. «Amatevi gli uni gli altri» è l’invito rivolto ai cristiani. Solo nella Chiesa e per la Chiesa ci uniamo all’umanità? Ci sono degli interioristi del genere misticoide: raddoppiamo l’amore per i musulmani e i musulmani smetteranno di uccidere i cristiani. Il cristiano ha perso il presupposto di quello che è essere un cattolico. Da giovane amai i cristeros messicani che combatterono con la Madonna di Guadalupe in testa. Mi trovai un anno dopo nella Resistenza con i miei problemi. Ma se si sparava con la bandiera rossa si era buoni cattolici “ribelli per amore”. Mentre se qualcuno avesse tirato fuori la Madonna del Carmine sarebbe passato per fascista. Sulla violenza musulmana contro di noi c’è una sola cosa che non possiamo fare senza cadere nell’apostasia: la politica dello struzzo. E la grande apostasia è un segno dell’Anticristo. Il secolo XIX ha distrutto la teologia della storia dei nipotini di Gioacchino da Fiore; i cattolici possono considerare la storia solo in termini escatologici. Come fece sant’Agostino, a cui si attribuì la “teologia della storia”: lasciamo a Hegel l’unicità di questo metodo, oggi volgarizzato in misticismo ecumenico e in sociologismo comune alla “stampatura” ecclesiastica. Si chiede perdono a chi lo accetta e si offre perdono a chi si pente dell’offesa fatta a Dio. Vorrei indicare un mio candidato al martirio: è il vescovo cattolico di Faisalabad, che si sparò in un commissariato di polizia per difendere i cristiani. Aveva tirato la barba di Maometto: l’unico atto di resistenza attiva permesso nella Chiesa. È solo il pacifista alla La Pira che ha diritto a essere chiamato sindaco santo? Agostino considera martiri delle giovinette cristiane suicide per sfuggire allo stupro. La santità ha tanti volti, anche di quelli che sanno combattere non il capitalismo, ma la religione della violenza.

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