Gli impulsi genocidi di Hamas per Prodi sono solo “complessità”
Secondo lo Statuto di Hamas «il Movimento di resistenza islamico (.) deriva dall’islam il suo stile di vita e si sforza d’innalzare la bandiera di Allah su ogni metro quadrato di terra della Palestina». Difatti «la terra di Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione e non è accettabile rinunciare a nessuna parte di essa». Hamas è paziente, «ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto». E quanto a obiettivi e metodi si rifà alla dichiarazione del Profeta: «L’ultimo giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatterano contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: “O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo”». Questa e analoghe amenità si leggono nella “carta costitutiva” di Hamas, di certo mai abrogata. Per un minimo di decenza bisognerebbe chiedere la cancellazione di questa carta prima di creare uno Stato palestinese affidato a gente che la considera come un programma da attuare. Ma per il nostro ineffabile presidente del Consiglio Romano Prodi «è arrivato il momento di dare vita finalmente a uno Stato sovrano e indipendente che viva in pace e sicurezza al fianco di Israele». Lui della carta di Hamas non si cura e proclama che «l’Italia spinge per un Hamas democratico e cooperativo piuttosto che per emarginarlo, anche perché una sua eliminazione appare in questo momento poco realistica». Un giudizio alla Chamberlain: anche l’eliminazione di Hitler appariva poco realistica verso la fine degli anni Trenta. Prodi conosce le ignominie di Hamas. Però le chiama pudicamente. “complessità”: «Conosciamo la complessità di Hamas, ma riteniamo che sia un elemento durevole del panorama politico palestinese». Insomma, far fuori l’ultimo ebreo nascosto dietro l’ultimo albero è un elemento durevole del panorama. Bisogna essere realisti, che diamine! D’altra parte, Prodi è equanime: bilancia il conto dichiarando, magnanimo, che Olmert è un valido interlocutore e un partner fondamentale.
Per essere onesti dobbiamo ammettere che Prodi non vuole lasciare le cose come sono, bensì vuole «sforzarsi di favorire l’ulteriore evoluzione di Hamas verso l’accettazione del riconoscimento del diritto all’esistenza dello Stato d’Israele». Che bello. Ma attenzione, sempre con prudente realismo. Di questa accettazione, infatti, Prodi dice: «La considero come un traguardo più che una precondizione». Stiamo freschi. Soprattutto alla luce di quanto ha dichiarato, in perfetta coerenza con la succitata carta, lo speaker del Consiglio legislativo palestinese, sceicco Ahmad Nahr (membro di Hamas) in un discorso tenuto il 13 aprile in una moschea del Sudan. Dopo aver portato i saluti ai fratelli di lotta sudanesi, ha proclamato: «Oh Allah, vinci gli ebrei e i loro sostenitori. Oh Allah, vinci gli americani e i loro sostenitori. Oh Allah, conta il loro numero e uccidili tutti fino all’ultimo (sic). Oh Allah, che hai inviato in terra il Sacro Corano, che hai mosso le tempeste che hanno sconfitto i nemici del Profeta, sconfiggi gli ebrei e gli americani e dacci la vittoria su di loro».
Forse qualcuno si indignerà per tale appello al genocidio, ma non il nostro premier, che tiene le orecchie e la coscienza ben tappate. C’è da vergognarsi come cittadini di questo paese. Viene piuttosto da chiedersi di quali colpe si sia macchiato il popolo italiano per essersi meritato un governo simile.
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