GLI USA HAN BISOGNO DI NOI

Il convegno di Gubbio si è aperto quest’anno dopo due eventi tragici: la strage di sciiti in Irak e la grande tempesta che si è abbattuta sulla Louisiana. Ambedue sono carichi di significato drammatico: il primo rende più acuto il conflitto tra sunniti e sciiti, già aperto sul problema del testo costituzionale iracheno, il secondo è forse la maggior sciagura naturale che si sia abbattuta sugli Usa in tempi recenti. Entrambi gli avvenimenti indicano il dramma che vive la presidenza Bush, chiamata ad affrontare a un tempo una sfida internazionale e una sciagura nazionale. L’immagine di un’America avvilita e prostrata di fronte all’incapacità di limitare il disastro quando si delineava e di assumerne il controllo quando si verificava, ha posto in luce che anche la superpotenza è fragile di fronte agli eventi della natura. La polemica contro Bush è montata ad alti livelli perché i due eventi sono stati considerati connessi.
In tali circostanze, il ruolo dell’Europa si fa più forte e, non a caso, la solidarietà europea verso gli Stati Uniti non è mancata, come nella decisione di usare scorte europee di riserva di petrolio a sostegno del mercato petrolifero danneggiato profondamente dal venir meno di una parte della produzione americana. Infine l’Europa ha compreso che ciò che nuoce all’America nuoce all’Europa, che la sconfitta degli Usa è la sconfitta dell’Europa. Ed è significativo che l’America abbia accettato di ricevere aiuti europei come prove della solidarietà occidentale.
Il convegno di Gubbio si è tenuto di fronte al problema della solidarietà con gli Stati Uniti, di fronte alle due crisi che essi debbono contestualmente fronteggiare. La politica estera italiana ha raggiunto, con Silvio Berlusconi, il massimo impegno di solidarietà con gli Stati Uniti, al di là degli obblighi giuridici dell’appartenenza alla Nato; ha cioè inteso che il rapporto dell’Europa con l’America nasce da una comune identità, più profonda della divisione segnata dalla barriera dell’Oceano Atlantico. Ora l’Europa si trova di fronte alla necessità di organizzare i suoi rapporti di cooperazione con gli Usa ad un livello diverso da quello stabilito dalla Guerra Fredda e dalla dissuasione nucleare. In quel caso, era l’America che dava e l’Europa che riceveva. Oggi sappiamo che gli Usa non possono abbandonare l’Irak in mano ai terroristi: non si può trattare con Al Zarqawi come si trattava con Ho Chi Min/h. I comunisti fanno parte della nostra cultura, gli islamici no. Per questo è grave che Prodi abbia dichiarato l’intenzione di ritirare le nostre truppe dall’Irak, nel caso di una sua vittoria elettorale, con decisione unilaterale, non concordata con gli alleati della Coalizione dei volonterosi.

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