La gogna mediatica che ha stroncato la carriera di Mason Greenwood

Arrestato per stupro e poi completamente scagionato, il calciatore cresciuto nel Manchester United è stato condannato dai media prima e abbandonato dal suo club adesso. Una storia emblematica

Il calciatore inglese Mason Greenwood quando indossava la maglia del Manchester United (foto Ansa)

C’è una caso recente di gogna social-mediatica che rischiava di mettere la parola fine sulla carriera di uno dei più promettenti calciatori inglesi degli ultimi anni, Mason Greenwood. Ventidue anni ancora da compiere, l’esterno destro di origini giamaicane è stato scaricato la scorsa settimana dal Manchester United, il club in cui ha giocato dall’età di sei anni, che lo ha lanciato in prima squadra ancora diciassettenne e in cui ha giocato 83 partite segnando 22 gol. Contratto rescisso, tanti saluti e addio. Greenwood però non scendeva in campo da oltre un anno e mezzo.

Le accuse di stupro a Greenwood

Il 30 gennaio 2022 la sua ragazza ha postato sui social foto in cui mostrava lividi ed escoriazioni sul suo corpo provocati – questa la sua accusa – da Greenwood. Insieme alle foto è stato pubblicato un audio in cui si sentiva un uomo – apparentemente il giovane calciatore dello United – costringere una donna a fare sesso contro la sua volontà. Greenwood è quindi stato arrestato e accusato di tentativo di stupro, violenza aggravata e comportamento coercitivo. Il club lo ha immediatamente sospeso, il ragazzo ha passato un anno infernale (durante il quale è stato arrestato un’altra volta con l’accusa di avere tentato di contattare la ragazza) fino a che, a febbraio di quest’anno, tutte le accuse contro di lui sono cadute: i testimoni si sono ritirati, sono emerse nuove prove, non c’erano più i presupposti per una condanna. Libero? Dipende.

Greenwood in realtà è stato condannato il giorno in cui l’audio è stato reso pubblico. Condannato non da un tribunale, ma dai media e dall’opinione pubblica, che è paradossalmente peggio. Come ha scritto Spiked, «è stato uno spettacolo grottesco. Per quasi 18 mesi un fiume infinito di esperti si è trasformato in giudice, giuria e boia. E lo hanno fatto senza vincoli di legge, prove e giusto processo. Si sono presi la responsabilità di giudicare questo giovane, certamente antipatico. Hanno presunto la sua colpevolezza. E hanno richiesto una forma di punizione frustrante e non specificata». A nessuno è mai davvero interessato il fatto che le accuse contro di lui siano cadute, al grido di “pena esemplare!” I media hanno chiesto, in assenza di una sentenza che placasse la loro sete di gogna, che il Manchester United facesse qualcosa.

L’imbarazzante comunicato del Manchester United

E la squadra di Ten Haag qualcosa ha fatto, dimostrando per l’ennesima volta che non serve essere colpevoli per subire una punizione e una condanna, basta che i giornalisti abbiano deciso così: ha avviato un’indagine interna, ulteriore a quella della polizia, che ha portato il club a dire che «sulla base delle prove, abbiamo concluso che il materiale pubblicato online non fornisce un quadro completo e che Mason non ha commesso i reati di cui era stato originariamente accusato». Ma c’è un ma. «Detto questo», prosegue il comunicato, «come riconosciuto pubblicamente oggi dallo stesso Mason, ha commesso degli errori di cui si assume le proprie responsabilità. Tutti i soggetti coinvolti, incluso Mason, rinoscono le difficoltà che si presenterebbero nel riprendere la sua carriera al Manchester United.

È stato quindi deciso di comune accordo che sarebbe più appropriato per lui farlo lontano dall’Old Trafford, e ora lavoreremo con Mason per raggiungere questo obiettivo». Non è dato sapere a quali errori si riferisca lo United, Greenwood continua a dichiararsi innocente, così come che sia innocente lo dicono le indagini a suo carico. Lo United, scrive lo Spectator, aveva in mente di riportarlo in squadra e farlo tornare a giocare, ma si è evidentemente spaventato per le proteste di attivisti, parlamentari, associazioni contro gli abusi domestici, tifosi vip che sui social minacciavano di smettere di seguire la squadra se Greenwood avesse di nuovo indossato la maglia del Manchester.

Ha temporeggiato, rimandato, aspettato il momento giusto che sembrava non arrivare mai: prima la stagione ancora in corso, poi la tournée negli Stati Uniti in estate, poi il Mondiale di calcio femminile… Alla fine, quando la notizia del reintegro era ormai stata anticipata da The Athletic, scatenando proteste, lo United ha deciso di rescindere il contratto, pur riconoscendo la sua innocenza.

I media avevano già condannato Greenwood

Così facendo ha creato un precedente pericoloso: a che titolo un club può mettersi a fare indagini dopo che quelle della polizia hanno stabilito che non c’è stato nessun reato? Nel decidere di allontanarlo lo United gli ha messo addosso lo stigma del colpevole, lasciandolo nelle grinfie di chi sostiene sui giornali e in tv che a uno così non dovrebbe essere più permesso di giocare né forse di lavorare da nessuna parte. Cacciarlo vuol dire lasciare un’ombra di colpevolezza sui di lui, abbandonarlo nel recinto degli appestati.

Scrive Spiked: «Nonostante il fallimento nel perseguire Greenwood, i media, armati dell’audio originale e di quelle immagini, hanno messo Greenwood sul banco degli imputati e si sono rifiutati di lasciarlo uscire finché non fosse stata fatta la loro idea di giustizia. E che giustizia. Un individuo trasformato in un lebbroso morale, a cui verrà negato il lavoro forse per sempre. La sua colpevolezza non è mai stata provata, ma sempre presunta. Il processo mediatico è un processo vizioso e insoddisfacente per tutti gli interessati. Fornisce punizione, ma nessuna conclusione».

Se c’era qualcuno che – forte anche della storia comune – avrebbe potuto riabilitarlo, quello era proprio il club che lo ha preso bambino e fatto crescere con i suoi colori addosso. Ma non c’è quasi nessuno che possa resistere ai processi mediatici, alle campagne social, specie se con un’accusa così infamante addosso, neppure il Manchester United. E così Greenwood, innocente in tribunale, è comunque condannato. In attesa che una nuova squadra voglia puntare su di lui andando oltre le gogne mediatiche.

Questo articolo è stato aggiornato venerdì 1 settembre alle ore 10

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