
GRANDE ALLEANZA DIVISA
Due politici sono stati particolarmente felici dei risultati delle primarie pugliesi: Bertinotti e Prodi. Le ragioni del comune sentimento nascono da diverse valutazioni ma sono convergenti: ambedue hanno interesse a deprimere la funzione dei partiti all’interno della Gad. Bertinotti vede nelle primarie il modo di fare emergere la sinistra anticapitalista come espressione del sentimento profondo del popolo della sinistra, in competizione con i Ds e con la Margherita. Considera cioè le primarie come una strada per mostrare che il riformismo è un progetto a tavolino e che il sentimento della sinistra popolare è anticapitalista. La posizione è paradossale perché poi Bertinotti sostiene l’alleanza con la Margherita e con i Ds come alternativa di governo: come si può sostenere allo stesso tempo un’alternativa di governo e un cambiamento di sistema? La rivoluzione, divenuta forma di antagonismo sociale, è curiosamente una lotta non contro il capitalismo, ma contro il riformismo: suppone che il riformismo abbia successo politico e nello stesso tempo sia oggetto della contraddizione sociale. è questo il vero dramma della sinistra. Le sue contraddizioni interne sono più forti della sua unità. Le ragioni del senso reciproco si fondano su culture storiche e quelle più estreme hanno più linguaggio. è più facile rafforzare la propria identità culturale come soggetto politico che includerla in un progetto di governo. Il paradosso della sinistra è che la rivoluzione è dovuta a un movimento di contestazione della democrazia liberale: l’antagonismo è fine a se stesso, non vuole veramente vincere, vuole solamente contraddire, partecipando a un sistema sociale che contrasta. L’ulivismo è in sostanza una linea antipartito che tende a far sì che la coalizione superi in consenso i partiti che la compongono.
Nelle primarie nazionali il paradosso scoppia. Non a caso sono le forze più estreme a presentare i candidati alternativi a Prodi pur accettandolo già come leader. Pare certo che l’unico obiettivo definito sia indebolire i Ds e, in parte, la Margherita, per ottenere una maggioranza fondata sulla contraddizione tra le parti che la compongono. Sarebbe curioso domandarsi dove finirebbe l’Ulivo se anche Rutelli, Fassino e D’Alema si presentassero candidati. Il fatto che siano solo le estreme a presentare candidati alle primarie indica che il sistema ulivista è di fatto una lotta di tutti contro i Ds, la forza elettorale più forte della coalizione. L’unità dell’Ulivo vive attraverso la manifestazione delle sue divisioni.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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