La notizia che siamo tutti disposti a lasciare un posto sicuro per avere maggiore libertà è fortemente esagerata. Parla Luca Pesenti
Lasciano il lavoro per avere meno stress, per stare più vicini alla famiglia, per vivere con ritmi diversi e avere più tempo da dedicare a se stessi. Sono queste le motivazioni con cui, di solito, si spiega il fenomeno delle “grandi dimissioni” (The Great Resignation), nato negli Stati Uniti e, ci raccontano a cadenza periodica i nostri quotidiani, ormai sbarcato anche in Italia.
Mario, 35 anni, faceva l’impiegato, ma era insoddisfatto. Ha mollato un posto sicuro e si è messo in proprio. Oggi guadagna di più, ha più tempo per i suoi hobby, è soddisfatto della sua vita. Maria, 50 anni, laureata e assunta a tempo indeterminato, lavorava in azienda, ha avuto un figlio. Ha lasciato l’impiego e si è reinventata una vita e un mestiere, oggi è una donna felice e “padrona di se stessa”. Nomi e casi sono di fantasia, ma non lontani dalla realtà che ci viene illustrata da una pubblicistica che ha costruito sul mito delle dimissioni un racconto più ...