La preghiera del mattino

La grande chance offerta dall’incontro Landini-Meloni

Maurizio Landini e Giorgia Meloni
Giorgia Meloni a Rimini venerdì 17 marzo al congresso della Cgil con il segretario Maurizio Landini (foto Ansa)

Su Huffington Post Italia Pierluigi Battista scrive: «Il termine è ostico e complicato: “Pan-penalismo”. Spiegarlo è più semplice: è la tendenza sempre più diffusa a ridurre e comprimere in fattispecie giudiziaria ogni manifestazione della vita pubblica e anche privata. In Italia questo credo dalla definizione così apparentemente enigmatica, “pan-penalismo”, è diventato fanaticamente quasi una religione, con i magistrati che ne fanno i sacerdoti autorizzati, i vendicatori senza macchia, i media che ne registrano devotamente le gesta e l’opinione pubblica adibita al coro dell’indignazione».

Adesso si pensa di risolvere persino le guerre con i codici penali; di fronte a tante manifestazioni di crisi della politica, c’è chi pensa che come la storia anche la politica sia finita. Ma prepara solo tempi ancora più bui di quelli che oggi stiamo vivendo.

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Su Formiche Maurizio Sacconi dice: «“Giorgia Meloni e Maurizio Landini hanno impartito una lezione di politica al paese, riconoscendosi nelle diversità e legittimandosi”. Non hanno fatto breccia le polemiche e gli striscioni contro di lei: il presidente del Consiglio ha tirato dritto. Al congresso della Cgil di Rimini si è “veicolato un messaggio fondamentale: le divergenze si esprimono nel rispetto reciproco”».

Un presidente del Consiglio “conservatore” che parla al congresso della Cgil offre un’importante chance alla politica italiana: ci si può contrapporre sui programmi, ma mantenendo un livello civile di discussione pubblica e creando così gli spazi per convergenze sui temi del bene comune. Bravi Meloni e Landini, ottimo come al solito Sacconi che coglie il punto politico del momento.

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Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «I top manager della Svb avevano sovrainvestito – violando ogni regola prudenziale – in obbligazioni e così l’aumento dei tassi della Fed ha polverizzato la liquidità privando la rete di moneta, tanto più dinanzi al panico che si era creato agli sportelli. Il sovrainvestimento alimentava il valore delle azioni della banca e quindi teneva su le stock option del top management a riprova dei danni consustanziali insiti nell’ownership capitalism, ossia nel retribuire i manager come azionisti: la separazione tra proprietà e controllo deve rimanere ferma e costante. Retribuire troppo i manager e soprattutto distruggere in tal modo il managerial capitalism fondato sulla separazione tra proprietà e controllo ci porta alla rovina, oltre a essere disgustoso dal punto di vista morale. In ogni caso quella saggia economista oggi con incarichi di governo che è la professoressa Yellen ha subito spento le fiamme, garantendo tutti i depositanti e quindi tutto finirà presto, anche se il campanello d’allarme per i manager troppo pagati spesso suona a vuoto. Diversa la questione Crédit Suisse: un esempio dì malagestione ventennale i cui tonfi sono ricoperti sempre dai capitali delle monarchie del Golfo che si sono per qualche istante permesse di minacciare il crollo: si è trattato di una dichiarazione di guerra e di una mossa del cavallo, pronte a prender possesso interamente della banca e… di gran parte della stessa Svizzera. Di qui di fatto la nazionalizzazione della banca da parte del governo federale svizzero».

Sapelli ci guida nel leggere i fenomeni strutturali (deviazioni da un capitalismo responsabile e difficoltà politiche di Washington nella politica verso l’Arabia Saudita) che accompagnano le vicende della cronaca finanziaria.

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Su Dagospia si riprende un articolo di Paolo Mastrolilli per La Repubblica dove si scrive: «“Il mistero italiano di Biden”. Così il sito Axios ha titolato l’articolo che ha pubblicato sulla poltrona vuota dell’ambasciatore Usa a Roma, un’anomalia che adesso inizia ad attirare l’attenzione anche dei media americani. Axios parte dal fatto che nei giorni scorsi il Senato ha confermato la nomina dell’ex sindaco di Los Angeles Eric Garcetti a rappresentante in India, dopo una battaglia politica durata un paio di anni. Questo fa dell’Italia la sede più importante, e ambita dai finanziatori del Partito democratico, rimasta ancora scoperta».

Nella presentazione Dagospia spiega la mancanza di un ambasciatore americano a Roma come segnale della scarsa importanza di Roma sulla scena mondiale. Questo era vero fino a poco tempo fa, ora l’Italia è così importante per l’amministrazione Biden che non si riesce ancora trovare una figura che sostenga la politica estera di Giorgia Meloni, senza infilarsi nelle contraddizioni tra la linea liberal dei democratici americani e quella conservatrice del governo italiano.

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1 commento

  1. ENRICO VENTURA

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