Dietro alla frenata tedesca sulle sanzioni c’è il terrore di una crisi economica

Di Rodolfo Casadei
23 Aprile 2022
Il Pil di Berlino sarà più colpito dalle conseguenze della guerra tra quelli dei paesi europei, dice l'Fmi. L'embargo del gas russo costerebbe 180 miliardi solo nel 2022
Olaf Scholz Germania
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz (foto Ansa)

La notizia potrebbe avere qualche influenza sul dibattito fra chi in Germania sostiene che non sarà troppo difficile emancipare il paese dalla dipendenza dal gas e dal petrolio russi e chi invece teme ricadute economico-finanziarie molto dolorose: secondo l’istituto nazionale di statistica, in conseguenza delle sanzioni economiche contro Mosca nel mese di marzo la Germania ha esportato in Russia beni per 53 miliardi, pari al 7,2 per cento in meno del mese precedente e pari al 58 per cento in meno delle esportazioni dello stesso mese un anno fa.

Germania più colpita di altri paesi Ue

In un mese la Russia è scesa dal quinto al dodicesimo posto nella classifica dei paesi fuori dall’Unione Europea che sono destinazioni dell’export tedesco. Non è diminuito nelle stesse proporzioni l’import energetico di Berlino dalla Russia: prima dell’invasione dell’Ucraina il petrolio russo rappresentava il 35 per cento di tutto il petrolio importato dalla Germania, oggi rappresenta il 25 per cento; l’import di gas russo è sceso dal 55 al 40 per cento e quello di carbone è stato dimezzato dal 50 al 25 per cento. Il raffronto fra le due frenate, quella dell’export e quella dell’import, porta Claus Vistesen, economista della Pantheon Macroeconomics, a concludere che «la guerra sta causando una crescita del deficit commerciale della Germania con la Russia, nel momento in cui l’export tedesco quasi si ferma, mentre le importazioni di energia proseguono».

Secondo le stime del Fondo monetario internazionale (Fmi), l’incidenza negativa della guerra sulla crescita del Pil dei paesi europei colpirà la Germania più della media dei paesi dell’area dell’euro: mentre infatti il Pil dell’area dell’euro presa nel suo insieme crescerà del 2,8 per cento nel 2022 anziché del 3,9 per cento come inizialmente previsto, la perdita di crescita sarà più accentuata in Germania, dove è previsto un più 2,7 per cento del Pil in luogo del più 4,4 per cento inizialmente previsto: la Germania perde l’1,7 per cento contro una perdita media dell’1,1 per cento in tutta l’area dell’euro.

Bundesbank contro l’embargo totale di gas russo

L’ultimo intervento in ordine di tempo volto a scongiurare un taglio troppo brusco delle importazioni di gas russo in Germania arriva nella forma abbastanza spettacolare di una dichiarazione congiunta dei rappresentanti delle imprese e di quelli sindacali: «Un rapido embargo sul gas porterebbe a una perdita di produzione, chiusure di attività imprenditoriali, un’ulteriore deindustrializzazione del paese e a una perdita di posti di lavoro a lungo termine in Germania. Nella discussione in corso non vediamo queste preoccupazioni», hanno dichiarato insieme lunedì scorso Rainer Dulger, presidente della BDA (la Confindustria tedesca) e Reiner Hoffmann, presidente della DGB, la confederazione dei sindacati dei lavoratori tedeschi.

Venerdì la Bundesbank, la Banca centrale tedesca, ha presentato un quadro ancora più fosco nel suo bollettino mensile: uno stop improvviso delle forniture di gas russo avrebbe un costo per la Germania di 180 miliardi di euro solo nel 2022, circa il 5 per cento del Pil. La Banca centrale aggiunge che se il conflitto dovesse intensificarsi e venisse introdotto un embargo su petrolio e gas con conseguenti rallentamenti dell’attività produttiva, il Pil potrebbe diminuire del 2 per cento.

Il no di Scholz e il sì degli economisti

All’interno del governo “semaforo” tedesco molte sono le posizioni vicine alle loro, a cominciare dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, che ha ripetuto più volte che un taglio immediato delle forniture di energia dalla Russia spingerebbe «tutta l’Europa nella recessione». Gli hanno fatto eco il ministro (liberale) delle Finanze Christian Lindner: «Il gas non può essere sostituito nel breve termine. Infliggeremmo più danni a noi stessi che ai russi». E il ministro dell’Economia e della Protezione climatica Robert Habeck (Verde): «È troppo presto per un embargo sull’energia. Le conseguenze economiche e sociali sarebbero troppo severe».

Economisti e mondo accademico tedesco tendono invece a dire che la Germania può permettersi un embargo dell’energia russa anche a breve termine. Uno studio congiunto delle università di Bonn e Colonia del marzo scorso sostiene questa posizione. «Il giudizio sul nuovo pacchetto di sanzioni è una questione politica, ma dal punto di vista dell’impatto economico, direi che un embargo sull’energia è gestibile», dichiara Moritz Kuhn, professore di economia all’Università di Bonn. Secondo uno studio del DIW di Berlino (istituto di studi economici) la Germania potrebbe garantirsi scorte di gas sufficienti per il prossimo inverno senza importazioni dalla Russia attraverso una combinazione di forniture alternative e misure drastiche di riduzione dei consumi.

Meno 220 miliardi in due anni

Secondo lo studio la Norvegia e l’Olanda potrebbero coprire una parte del gap, mentre il rimanente verrebbe importato sotto forma di gas liquido che arriverebbe ai terminali di Belgio, Olanda e Francia e da lì verrebbe trasferito in Germania. Secondo l’Istituto di Kiel per l’economia mondiale la Germania perderebbe 220 miliardi di euro di Pil nei due anni 2022 e 2023 se le forniture di gas russo fossero interrotte completamente e immediatamente. Una perdita che può essere raffrontata con la recessione del 2020, il primo anno di Covid. Allora la Germania perse il 4,5 per cento di Pil rispetto all’anno precedente, pari a 151 miliardi di euro.

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.