
Oh mon Dieu, andare alla guerra in Siria con il “piccolo Napoleone” Hollande? No grazie

Al tempo della Seconda Guerra mondiale i capi delle nazioni si chiamavano Stalin, Hitler, Mussolini, Churchill. Al tempo della “terza guerra mondiale a pezzi”, pezzi che rischiano di connettersi fra loro da un momento all’altro in uno spaventoso puzzle, i capi delle nazioni si chiamano Hollande, Renzi, Merkel, Cameron. A figure di tragica, luciferina grandezza sono succeduti rincalzi adatti a gestire il declino e la marginalizzazione dell’Europa, non certo conflitti epocali. Sì, ci sono anche Putin, che appare all’altezza della situazione qualsiasi cosa si pensi di lui, e Obama, che è all’altezza della situazione non per sovrastanti qualità personali ma per il complesso finanziario-militar-industriale che lo supporta e che lui rappresenta. Ma noi giochiamo nel girone europeo. Ora, che i capi di Stato e di governo europei non siano percorsi dalle pulsioni nibelungiche dei loro predecessori agli occhi di molti può apparire una garanzia che violenze e distruzioni saranno contenute nel minimo umanamente possibile. C’è da temere che così non sia, e che il politicismo, il particolarismo, lo sciovinismo, le ambizioni personalistiche, la grettezza dei leader europei ci trascinino tutti in sciagure di dimensioni per ora non calcolabili.
Erano passate poco più di due ore dagli attacchi di Parigi, e già si potevano intercettare commentatori transalpini, negli studi televisivi italiani ma anche nelle redazioni francesi, che istituivano un collegamento fra gli attentati e le imminenti elezioni regionali del 6-13 dicembre prossimi. Gli attentati mirerebbero a provocare uno spostamento di voti verso la destra estrema e quindi a far vincere il Front National in almeno due delle 13 regioni che in dicembre andranno al voto (segnatamente , il Nord-Pas-de-Calais-Picardie, dove capolista è Marine Le Pen, e la Provence-Alpes-Côtes-d’Azur con la nipote Maréchal-Le Pen). Ora, non c’è dubbio che la logica di tutti i rivoluzionari è quella del “tanto peggio, tanto meglio”, e che l’Isis mira a provocare una repressione violenta e indiscriminata, connotata anche da politiche xenofobe, per favorire la radicalizzazione dei musulmani francesi e quindi una guerra civile strisciante. In quest’ottica, i jihadisti hanno più interesse in linea di principio a veder salire alla guida della Francia un Front National che promette il pugno duro piuttosto che i partiti fautori di un’identità francese “inclusiva”. Ma fra questo e lo scorgere una complottistica sincronia fra la strage terroristica più efferata della Francia post-bellica e l’elezione del governatore della Piccardia passa una frontiera che solo una faziosità politica paranoica può attraversare.
Eppure l’ossessione elettoralistica e la pulsione sciovinista appaiono essere i due fattori dominanti delle iniziative di François Hollande. Alla prima apparizione pubblica dopo gli attacchi il presidente ha annunciato di aver dato ordine di chiudere le frontiere per catturare eventuali fuggitivi e impedire a eventuali complici incaricati di altri attentati di entrare in territorio francese. Non era vero: alle frontiere erano stati ripristinati i controlli dei documenti di chi voleva attraversarle in entrata o in uscita, ma non era stato predisposto alcun blocco. Successivamente il capo di Stato ha annunciato che la lotta al terrorismo aveva bisogno non solo della dichiarazione dello Stato d’emergenza, di un’intensificazione dei bombardamenti sulla Siria, dell’assunzione di 10 mila agenti delle forze dell’ordine entro la fine del suo mandato e del richiamo di 59 mila riservisti, ma addirittura di un cambiamento della costituzione. Hollande vuole riformare gli articoli 16 e 36 della costituzione per poter gestire meglio la crisi. Il primo concede poteri eccezionali al presidente quando l’indipendenza o l’integrità della Francia sono minacciate, il secondo è quello che stabilisce che lo stato d’assedio è deciso nel Consiglio dei ministri. Hollande non ha nessun bisogno di mettere mano alla costituzione per combattere cellule dell’Isis in Francia: finora è ricorso solo allo stato di emergenza, che è un provvedimento intermedio fra la normalità e lo stato di assedio, ed è regolato da una legge del 1955, approvata per affrontare certe conseguenze della guerra d’Algeria. Mettere in costituzione lo stato d’emergenza accanto allo stato d’assedio non serve a nulla in termini pratici, ma serve a proiettare l’immagine che il capo dello Stato attuale è pronto a tutto per combattere il terrorismo, che non ci sono tabù per lui. Si tratta cioè di dimostrare che Hollande è più duro e più iconoclasta del Front National in tema di lotta ai nemici della Francia: chiude le frontiere alla faccia di Schengen, butta all’aria la costituzione.
Ma l’atto più preoccupante del presidente francese è un altro: ha ordinato al ministro della Difesa di «investire tutti gli stati membri della Ue in virtù dell’articolo 42-7 del Trattato dell’Unione che prevede che allorché uno stato è aggredito, tutti gli altri devono portargli solidarietà di fronte all’aggressione». La scelta è preoccupante perché Hollande aggira completamente l’articolo 5 del Trattato della Nato, quello che normalmente viene invocato da parte di un paese europeo o americano aggredito per essere difeso dai suoi alleati nella Nato (fu utilizzato dagli Usa all’indomani degli attacchi dell’11 settembre, e in base ad esso aerei europei sorvegliarono i cieli degli Stati Uniti per un certo periodo). La citazione dell’articolo del Trattato dell’Unione è inoltre parziale: nella sua seconda parte infatti esso precisa che «Gli impegni e la cooperazione in questo ambito restano conformi agli impegni sottoscritti in seno alla Nato, che resta, per gli stati europei che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l’istanza della sua messa in funzione».
Perché Hollande chiama in causa la solidarietà europea con la Francia aggredita ma non quella di tutta la Nato, di cui pure la Francia è membro? Perché, evidentemente, immagina un intervento militare europeo in Medio Oriente sotto guida francese, cosa che non si avrebbe ricorrendo al dispositivo Nato, dove il ruolo centrale è svolto dagli Stati Uniti. È ovvio che un intervento contro l’Isis condotto dalla Nato con partecipazione organica degli Usa avrebbe molte più probabilità di successo e di contenimento delle perdite di un intervento solo europeo a guida francese. Ma così verrebbe meno l’opportunità per Hollande di presentarsi come il nuovo Napoleone e di francesizzare l’integrazione militare europea. Come pure di gettare le basi per la sua rielezione nel 2017, sull’onda della rinata “grandeur” transalpina per merito suo. Per i politici francesi le stragi di Parigi sono già diventate un’occasione da sfruttare nella campagna per le elezioni regionali di dicembre e per ristabilire il primato francese dentro all’Unione Europea. Altro che La Marsigliese e Je suis Paris.
Foto Ansa
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32 commenti
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@Reset
Proprio il fatto che lo dica la versione ufficiale dovrebbe di per sé eliminare ogni sospetto.
Ma la malattia false-flaggista è acuta, tanto da non capire che i passaporti possono essere stati scagliati all’esterno insieme ai bagagli dall’impatto dell’aereo con le torri, prima che scoppiasse l’incendio. Infatti sono stati trovati documenti ed effetti personali di molti passeggeri, non solo degli attentatori (per esempio diverse patenti di guida).
Ma vogliamo lasciarli nella loro m… e finirla di impicciarci negli affari altrui?!
Pensiamo prima alla nostra di sicurezza!
Non è da sottovalutare il fatto che il mancato richiamo alla NATO consente a Hollande di coinvolgere la Russia. E nel teatro siriano e iracheno, tra Putin e Obama preferisco il primo, che non ha tradito i propri alleati e combatte realmente contro l’ISIS, naturalmente per i propri interessi. Anche se la forza militare degli USA è superiore, continuerebbero a far finta di utlizzarla. Gli USA voglio solo accertarsi che non si crei uno stato siriano forte, alleato con l’Iran e ostile a Israele.
Certamente Hollande e la Francia é responsabile insieme ad Obama, Cameron & C. delle rivoluzioni di primavera e quindi della nascita dell’ISIS,che altro non é che la resurrezione dell’Islam come Maometto l’ha impostato fin dal primo giorno con l’invasione di Medina nel 600 d.c.
Ma ora anche papa Francesco non scherza….porte aperte a tutti dice. A dire il vero papa Francesco mi fa preferire Hollande che almeno dice “vado a prenderli là” invece che, come dice questo strano uomo che alcuni eleggono a capo della propria vita cristiana, ” vengo a portarveli qua” col giubileo.
Il Papa parlava della porta santa del Giubileo, che con gli immigrati non c’entra nulla, mentre con i superbi che dovrebbero fare ammenda tanto. E a ritenere Francesco “capo della propria vita cristiana” sono 1 miliardo e passa di cattolici nel mondo.
Può darsi che l’interventismo francese si connoti secondo i crismi della perduta grandeur. Anche i non complottisti, però, accusavano e accusano l’Occidente di combattere poco o non volere combattere affatto l’Isis, se ci si limita a bombardare e non schierare truppe di terra: poi, appena l’Occidente annuncia di voler fare quello che ‘amici’ e nemici l’accusano di non volere fare, ah, no Guai se si azzarda, l’Occidente a mandare in solo soldato. Ora, lasciando da parte le piccinerie su grandeur sì, grandeur no, non è nichilismo anche questo?
Lei, caro Casadei, ha scritto un magnifico pezzo sulla possibilità di sconfiggere il terrorismo islamico e il nichilismo occidentale: più convincente nell’analisi, brillantemente condotta sulla base delle teorie di René Girard: meno nelle soluzioni, che mi sono sembrate, mi scusi, un po’ ‘cerchiobottiste’, ispirate all’idea-tentazione ricorrente, anche nel mondo cattolico, che un po’ a te e un po’ a te funzioni accontentando un po’ tutti e scontentando un po’ tutti: Girard avrebbe attribuito questo atteggiamento a un aspetto e conseguenza del processo-crisi mimetica e cioè, infine, violenta. Pensi a ciò che è accaduto con la strage di Charlie hebdo – delle reazioni a quello che è accaduto venerdì scorso non è neppure il caso di parlare e non perché la ferita sia troppo fresca, ma perché l’effetto di resa incondizionata all’islam è lampante: e non parliamo dei deliri complottisti dei paranoici islamo-nazisti, ovviamente, al servizio del ihad internettiano -: ricorderà cha anche qui, su “Tempi.it”, la maggior parte degli interventi era di questo allucinate tenore. sì, vabbe’, la vita umana è sacra, per un cristiano: ma “‘quelli’ se la sono cercata”: i carnefici sono stati paragonati – blasfemamente, sacrilegamente – a Cristo che caccia i mercanti dal Tempio: e le vittime, ai profanatori del Tempio – Charlie hebdo come una chiesa! Non le pare nichilismo anche questo?
E non è nichilismo il politicamente corretto che azzera e colpevolizza la nostra stessa iderrtità cristiana e occidentale fin dal Preambolo alla Costituzione Europea? Cosa che non dispiace a islamici e nazi-islamici: è nichilista quanto desiderano per la nostra rovina.
A questa auto-criminalizzazione della propria identità, a questa vittimizzazione che fa del rifiuto di sé la base della propria identità, Girard non ha avuto il tempo o il modo di rispondere: il Cristianesimo è un unicum anche in questo.
Non le chiederò di fare più e meglio di Girard, ma lei non ritiene, credo, che l’Islam si contrapponga a questo nichilismo: ma ciò che lei scrive qui sul pericolo delle “derive xenofobe” sembra non trarre le conseguenze da quel che lei ha scritto qualche giorno fa: per es.:
– «L’errore di sempre è di ragionare secondo le categorie della “differenza”, mentre invece la radice dei conflitti è piuttosto quella della “concorrenza”, la rivalità mimetica tra gli esseri, i Paesi, le culture. La concorrenza, ossia il desiderio di imitare l’altro per ottenere la stessa cosa che ha lui, all’occorrenza anche tramite la violenza»:
– “La rivalità mimetica è la chiave di tutto: il desiderio di avere quello che l’altro ha, di prendere il posto suo, di essere come lui”:
– Non la fame, ma la rivalità mimetica spinge le persone a emigrare in Europa”.
Dunque, a ben vedere, il nichilismo è insito nelle stesse pulsioni ihadiste: non combattono la nostra battaglia: e comunque, combattono contro di noi. E noi – i Galantino come i teologi alla Hans kueng, il Papa che si china a pregare verso La mecca, non il Papa di Ratisbona – con la farsa del “dialogo” basato sull’auto-inganno – che è peggio che ingannare gli altri, perché chi inganna se stesso si predispone a ingannare tutti, quand’anche al fine di ciò che ha stabilito essere il bene -, stiamo aiutando a distruggerci. Tanto che, dopo le stragi e nella prospettiva di una islamizzazione in tempi rapidi come da programmi eurabici, sembra che la risposta consentita sia una sola:
– più immigrazione – più islamici: e meno europei:
– più moschee – così, chi ha deciso di sottometterci lo farà più comodamente, bomba o non bomba, cantava Venditti – e meno chiese, cedute agli islamici, con un galvainizzate efetto simbolico per l'”Islam, religione naturale dell’umanità”:
– ius soli per tutti, così da accelerare la dhimmizzazione cui ci stiamo allegramente avviando.
Lei teme Marine Le Pen. Io ci spero ancora, in Dio fatto uomo e negli europei decisi a lottare per la difesa della propria fede e identità, come fanno gli ungheresi: anche se, come scriveva lei nell’articolo che precede questo, “forse è troppo tardi.”
Smettano invece di vendere armi all ‘Isis
La sistematica destabilizzazione intorno all’Europa ha sempre puntato a creare un nemico artificiale per favorire il processo di unificazione inceppato e ora era il momento da non far scappare. Hollande stava perdendo popolarità ma è il miglior esecutore dei piani del nuovo ordine mondiale, intanto gli europei stavano diventando sempre più eurofobi. Serviva un nemico esterno per unire obtorto collo gli europei e il nemico rimarrà fin quando l’Europa non diventerà un clone degli USA, a questi assoggettata e ovviamente ben separata dalla Russia. Gli immigrati alle frontiere non hanno funzionato come sperato, era già pronto il piano B. La storia recente, compreso l’allargamento affrettato dell’UE, la crisi libica provocata dalla Francia la crisi siriana vanno lette in quest’ottica
Isis è un nemico REALE e mortale. Da questo non si può scantonare. Dio ci scampi da una altra Libia. Si, un intervento Nato avrebbe più probabilità di successo, anche perché sarebbe corale e jon sottoposto alle tattiche di egemonia inter europea.
L’islamo-nazi troll pre A- finge di trepidare per le sorti dell’Europa, come se immigrazione e islamizzazione fossero la salvezza! La doppiezza e falsità islamiche sono insite già nel ricorso ai multinick: e dopo aver sostenuto che gli Occidentali non facevano nulla di concreto contro l’Isis, ora che si parla – si parla – di intervento di terra, questi fautori della dhimmizzazione dell’Europa non vogliono.
NO ALL’ISLAM!
@Amedeo
Interessante: per non essere “artificiale” un nemico cosa deve fare, venire a casa tua e scaricare una raffica di kalashnikov sulla ta famiglia? Cosa c’è di meno artificiale dei kamikaze e delle loro famiglie? Di padri che si incazzano con figli jhadisti andati a combattere in Siria? Artificiali sono le teorie complottiste, che però questa volta sono un pò più problematiche da sistematizzare (ammesso e per nulla concesso che le altre lo siano…).
La Francia ci ha gia’trascinati nella guerra contro la Libia con i risultati che vediamo oggi.
Cela suffit merci bien.