
Ha vinto l’Unione che odia i moderati. Unita nel Paese addio
Berlusconi è stato realista. Ha chiesto alla sinistra di accettare il dialogo con il centrodestra e ha perfino fatto cenno alla grande coalizione tedesca. Non vi è alcuna possibilità che da parte dell’Unione venga presa in considerazione tale proposta. Essa comporterebbe una frattura interna ai Ds e la rottura con i veri vincitori delle elezioni all’interno della coalizione di sinistra, cioè i partiti massimalisti e giustizialisti: Rifondazione, Italia dei Valori, Verdi, Comunisti italiani, Correntone ds. E si noti come, anche all’interno della sinistra radicale, il linguaggio più ecumenico di Bertinotti, divenuto non violento, di “sinistra europea”, sia stato surclassato da quello di Diliberto, Pecoraro Scanio, Di Pietro.
Ciò che abbiamo scritto altre volte – cioè che la delegittimazione di Berlusconi come anomalia della democrazia introduce violenza nella coalizione di sinistra e favorisce le posizioni radicali – è ora evidente. La Margherita, invece, non ha un elettorato autonomo rispetto alla coalizione perché è un insieme di frammenti: dal prodismo puro di Parisi, che gioca, come il leader dell’Unione, su posizioni radicali, sino alle concessioni verbali di Rutelli, anch’esse però volte alla delegittimazione di Berlusconi. È proprio la lotta frontale contro il Cavaliere a rendere radicale tutta la coalizione di sinistra. Quelli che sono chiamati “riformisti” escono sconfitti perché al Senato hanno preso una solenne batosta e alla Camera hanno perduto voti rispetto alle elezioni europee.
L’offerta di collaborazione del premier uscente è destinata soltanto a evidenziare lo spostamento a sinistra dell’Unione. In più il partito democratico esce indebolito dalle elezioni: ora sarà impossibile ai Ds rinunciare ad apparire come un partito di sinistra e a conservare quindi il proprio nome e il proprio simbolo. A questa tendenza alla radicalità dell’Unione corrisponde la radicalità della posizione di Berlusconi che, dopo aver accennato alla grande coalizione, ha chiesto la verifica delle schede nulle e contestate, delegittimando il risultato delle elezioni.
Non è una situazione facile per il paese, che si trova di fronte a una divisione più netta di quelle del passato tra comunisti e democratici. Verranno sicuramente lanciati ponti e passerelle, ma il voto ha escluso che essi possano unire. Se Berlusconi non rinuncerà a contestare la legalità delle elezioni, il conflitto sarà ancora più chiaro. Un’Unione così a sinistra è isolata in Europa, ben lontana anche da Zapatero, che non è moderato sul piano etico-politico ma non ha rotto i ponti con il Partito popolare. L’Italia è ancora una volta un caso unico, una situazione creativa ma non felice.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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