
HAN VINTO (E PERSO) TUTTI
Le elezioni tedesche hanno dato un risultato imprevedibile: due vincitori e due sconfitti. Angela Merkel ha fatto cadere di otto punti il vantaggio attribuito dai sondaggi alla coalizione democristiana, Gerhard Schroeder ha fatto salire di altrettanti punti il suo partito. La Cdu ha sbagliato candidato: nonostante la sua secolarizzazione, l’elettorato tedesco non era ancora pronto ad accettare un cancelliere donna. Ma soprattutto era il personaggio Angela ad essere inadatto alla società della comunicazione, all’immagine spigliata e aggressiva che deve essere propria di un candidato innanzi ai piccoli schermi. Angela era invece modellata sullo stampo della Germania comunista, severa e austeroa, incapace di offrire un pur blando sorriso. Aveva uno stile ieratico, come di una predicatrice della retta via. E la sua retta via era una radicale riforma dello Stato fiscale e sociale, persino con la “tassa piatta” del 25 per cento su ogni reddito che era stata propria della Thatcher. Era un metodo rigoroso, ma non un buon metodo elettorale perché toglieva, in cambio della riduzione delle imposte, tutti i piccoli vantaggi, i sussidi e le esenzioni fiscali che costituiscono la macchina sociale del consenso. Il fatto più grave è che, con questa politica di ortodossia finanziaria, la Merkel abbia perso voti anche a destra a vantaggio degli alleati liberali che sono passati da sei a dieci punti assorbendo così la maggior parte del voto democristiano perduto. Le vie della Merkel erano anche giuste ma non suscitavano il consenso. La grande coalizione, se si farà, dovrà trovare altre strade.
Per la prima volta il sistema tedesco, il proporzionale con sbarramento, si è bloccato e ha prodotto la situazione paradossale di tutti sconfitti e di tutti vincitori. Ora, come un regime parlamentare, tutto torna nelle mani del presidente della Repubblica che deve decidere se mandare innanzi al Parlamento, visto che sia la Merkel che Schroeder hanno uguali titoli, oppure se accettare un candidato proposto dai partiti oltre i dati del Parlamento. Nel regime perfettamente parlamentare, senza freni presidenziali, come è il sistema tedesco, per la prima volta il presidente della Repubblica si trova in mano, senza averne la legittimazione costituzionale, il potere della decisione.
Quale politica scegliere visto che sia il governo Schroeder sia la piattaforma Merkel sono state ambedue bocciate dall’elettorato? Il Parlamento non è in grado di decidere, lo possono soltanto i partiti in quanto realtà extraparlamentari. è come un ritorno inatteso al sistema della prima Repubblica italiana e della Quarta Repubblica francese.
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