«Hezbollah sta trascinando il Libano in un disastroso coinvolgimento diretto in Siria»

Di Leone Grotti
20 Febbraio 2013
Intervista al giornalista e scrittore libanese Camille Eid: «Beirut ufficialmente vuole stare fuori dal conflitto in Siria ma le operazioni di Hezbollah mettono tutto a rischio».

Il Libano rischia di essere travolto dalla guerra in Siria per colpa di Hezbollah. Il movimento terrorista sciita, che è anche la forza politica e sociale maggiore del Libano, è stato accusato dalla Bulgaria di avere finanziato i terroristi che hanno fatto esplodere il 18 luglio del 2012 un autobus all’aeroporto di Burgas provocando la morte di cinque israeliani e il ferimento di altri 30; e dall’esercito libero di Siria di appoggiare sul campo con uomini e attacchi il regime di Bashar al-Assad e l’Iran. Lo scrittore e giornalista libanese Camille Eid spiega a tempi.it: «Il Libano vuole tenersi alla larga dal conflitto siriano ma sta diventando sempre più difficile. E tutti sono preoccupati dal coinvolgimento di Hezbollah».

La Bulgaria ha presentato i risultati dell’indagine sull’attentato all’Unione Europea, chiedendo misure forti contro Hezbollah. Che reazioni ci sono state in Libano?
Alcuni partiti hanno usato queste accuse per rimarcare che Hezbollah rovina l’immagine del Libano. La guida del movimento, Nasrallah, nel suo ultimo discorso di sabato ha predicato calma, il primo ministro libanese ha offerto alla Bulgaria tutta la collaborazione di cui hanno bisogno.

Il governo bulgaro ha chiesto all’Ue di prendere misure decise contro Hezbollah. Si parla di inserimento nella lista nera dei gruppi terroristi.
Sembra che Hezbollah abbia finanziato gli attentatori. La Bulgaria parla di “ala armata” di Hezbollah ma non c’è distinzione in realtà. L’Ue ha risposto predicando calma con Germania e Francia, ma ricordiamo che Olanda e Regno Unito hanno già inserito Hezbollah nelle proprie liste dei terroristi e il Belgio vorrebbe vedere il loro nome comparire nella lista nera europea. Si teme però che questa mossa possa avere ripercussioni sulla stabilità del Libano, già messo alla prova dalla guerra in Siria, per questo Catherine Ashton si è espressa con cautela a proposito. Non dimentichiamo che Hezbollah ha anche due ministri nel governo libanese.

Hezbollah, come rivelano anche fonti americane, è impegnato insieme all’Iran in difesa di Assad e contro i ribelli in Siria. Questa situazione preoccupa i libanesi?
Certo, anche perché il Libano porta il peso di 200 mila profughi siriani, ufficialmente, ma di fatto saranno il doppio. Hezbollah continua a fare funerali pubblici di suoi membri, affermando che sono morti in operazioni jihadiste non meglio precisate, ma è chiaro che i corpi vengono dalla Siria. Hanno anche ammesso di difendere alcuni villaggi libanesi al confine con la Siria, sulla Bekaa settentrionale. Non a caso, quello con il Libano è l’unico confine che i ribelli siriani fanno fatica a conquistare.

Si limita alla difesa di questi villaggi l’operazione di Hezbollah in Siria?
No, difendono l’esercito di Assad anche in altro modo. Loro sono sciiti e due giorni fa sono stati accusati di avere attaccato quattro villaggi sunniti nel distretto di Qusayr. Il loro obiettivo è impedire ad Assad di perdere il controllo dell’autostrada che va da Damasco a Homs e che collega la capitale alla zona costiera siriana.

Le operazioni di Hezbollah rischiano di destabilizzare il Libano?
Sì, Beirut ufficialmente vuole stare fuori dal conflitto. Ma tutti questi fatti recenti provano che il Libano sta scivolando in un disastroso coinvolgimento diretto. Il vice capo maggiore dell’esercito libero di Siria ha minacciato chiaramente Hezbollah: se uno dei loro miliziani sarà catturato in Siria verrà trattato come mercenario e non come prigioniero di guerra. Hanno anche minacciato di muovergli guerra fin dentro ai confini del Libano.

L’Unione Europea non rifornirà di armi i ribelli. Come l’hanno presa i paesi arabi?
Malissimo. Il Qatar su tutti. La tesi è che in questo modo si impedisce ai ribelli di difendersi. Armarli poteva rappresentare un’alternativa all’intervento diretto nel paese di forze straniere. Così si allungano i tempi della guerra, forse, ma nessuno ha dubbi che i ribelli vinceranno.

E i libanesi cosa pensano?
Beirut ha molta paura che le vicende siriane si ripercuotano su tutte le nazioni vicine: a partire dall’Iraq, che già trema, dalla Turchia, per arrivare fino alla Giordania. Il Libano vuole tenersi alla larga ma fa sempre più fatica perché più va avanti il conflitto più il rischio aumenta. La guerra civile si sta radicalizzando e rischia di diventare davvero un conflitto confessionale tra sunniti e alawiti, con i cristiani che vengono presi in mezzo tra l’incudine e il martello. Questo preoccupa molto i libanesi.

@LeoneGrotti

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