Hollywood come continuazione della politica

Di Kramar Silvia
19 Maggio 1999
Esce in America il nuovo kolossal di Lucas. Ed è subito “guerra stellare”. Anteprima del cinema Usa che invaderà le sale cinematografiche italiane. Mentre per il Giubileo, qualcuno lassù, ha in serbo qualche veleno per il Vaticano

L’umore di Hollywood, di questi giorni, non è dei migliori: anzi, probabilmente tende al funereo, un poco come quello dei generali del Pentagono, che sull’altra costa americana cercano di risolvere il quotidiano di una guerra che non offre – come si dice nel cinema – una via d’uscita facile verso la parola The end.

E anche Hollywood, in una strana danza di analogie e spettacolo, si trova in guerra, anzi in aria di Guerre stellari: il nuovo kolossal di George Lucas sta per uscire in moltissime sale americane, con un big bang pubblicitario degno del più grande viaggio intergalattico che Hollywood abbia mai sognato di vedere. Il diciannove maggio “Star wars episode one”, primo di una trilogia basata sulla vita di Anakin Skywalker, padre di Luke (per chi non sapesse i retroscena diciamo solo che i ragazzini americani lo conoscono meglio di Cristoforo Colombo) rischia infatti di monopolizzare l’estate americana, battendo non solo i record d’incassi di Titanic, diventando un mercato miliardario del gadget, della maglietta, del video gioco e del compact disk, ma minaccia anche di smorzare tutte le fiammelle dei grandi studios californiani, pronti anch’essi, allo scattare dell’estate, a mettere in vendita al pubblico i loro film più ambiziosi e costosi. Ecco perché i concorrenti di Lucas sono nervosi: Nikky Rocco, presidente del settore distribuzione della Universal Pictures cammina avanti e indietro nervosamente nel suo ufficio: il suo grande film dell’estate uscirà ad una settimana esatta dal debutto di Guerre stellati: sopravviverà? S’intitola “Notting Hill” e ha tutti gli ingredienti per essere un bel romanzetto d’amore alla Pretty woman: protagonista è infatti anche stavolta Julia Roberts, nei panni di una grande star americana che s’innamora, in un piccolo negozio di libri di Londra, di Hugh Grant, sconosciuto librario inglese. La storia è divertente, romantica, i protagonisti belli e simpatici, ma attireranno pubblico di fronte ai 115 milioni di dollari delle guerre stellati della 20th Century Fox? “Ma sì” dice fiducioso Nikky Rocco, “non tutti vorranno mica vedere solo un film intergalattico? E le donne? E i genitori stanchi dei figli trekkies (termine che in America indica gli appassionati di tutto l’universo di Star Trek e simili, ndr)? Noi facciamo del contro programma: andiamo contro il filone di George Lucas, gli facciamo guerra diretta, senza mezze misure”.

E la Universal non è sola: la segue la Walt Disney che nelle prossime settimane uscirà con il cartone animato di Tarzan, accompagnato da una bellissima colonna musicale di Phil Collins, e con un film dell’orrore che farà concorrenza (e ci ricorderà molto) “Il silenzio degli innocenti”. S’intitola “Instinct” e ha come protagonista proprio Anthony Hopkins, stavolta coi capelli lunghi, bianchissimi, e la barba dello scienziato pazzo, anzi dell’antropologo che ha trascorso troppi anni tra le scimmie. Mezzo scimmia e mezzo genio, Hopkins viene così psicanalizzato dal nero Cuba Gooding Junior, mettendogli la stessa paura che – nei panni del cannibale Annibal Lecter – aveva messo alla giovane e innocente Jodie Foster.

Scotta anche il telefono del presidente della Warner Brothers, l’italiano Lorenzo di Bonaventura, che per questa estate ha puntato tutto – e per tutto intendiamo un budget ancora in crescita di più di 105 milioni di dollari – sul western “Wild, wild West”: basato sulla leggendaria serie televisiva degli anni Sessanta, e con tutto il sapore nostalgico dei veri western, il film ha come protagonisti Kevin Kline, Kenneth Branagh e Will Smith.

E per far guerra al kolossal di Lucas, gli altri studios fanno uscire nelle sale americane una ridda di film umoristici: “Austin Powers”, con il comico (cretino e mezzo cattivo) Mike Myers (il suo è il classico umorismo goliardico per liceali americani), oltre ad un film basato sull’omonima serie televisiva a cartoon “South Park”, e “Big daddy” nel quale l’attore Adam Sandlers si trova alle brighe con un piccolo bambino abbandonato.

La casa cinematografica di cui è socio Steven Spielberg, la Dreamworks, si getta anch’essa sul ring con un film d’amore intitolato “The love letters”, con la moglie di Spielberg, l’attrice Kate Capshaw, insieme a Ellen De Generes, la più famosa attrice lesbica degli USA, e all’ormai vecchietto Tom Selleck. La Miramax, forte del suo grande successo agli Oscar, torna a presentare un film “intelligente”: “The ideal husband”, tratto stavolta da un libro di Oscar Wilde, sta già riscuotendo un grande successo presso l’intellighentsia inglese e ha come attori Rupert Everett, Cate Blanchett, Minnie Driver e Jeremy Northam. Dello stesso genere è il film che la Fox lancia come “la pellicola più dolce dell’estate”: è tratto dal romanzo shakespeariano “Sogno di una notte di mezza estate” e la Fox ha avuto il coraggio di mantenerne persino il titolo, ma ha dalla sua un cast d’eccezione: Michelle Pfeiffer, Kevin Kline, Rupert Everett, e la grande star televisiva del momento, Calista Flockhart.

E mentre imperverserà sui mega schermi di Guerre stellari, l’attore Liam Neeson apparirà anche quale protagonista del più atteso film dell’orrore dell’estate ’99: “The haunting”, un thriller psicologico di cui nesssuno rivela la trama, ma che dovrebbe attirare una audience più matura, come avevano fatto “L’esorcista” e “Rosemary’s baby”. E anche John Travolta torna, con la sua guerra personale: nei panni di un investigatore a cui è stata affidata la difficile indagine su un omicidio commesso in una caserma. Titolo del film, “The general’s daughter”, mentre non si parla d’altro che dell’attesissima scena d’amore tra Tom Cruise e sua moglie Nicole Kidman, nel costosissimo (e difficile) film di Stanley Kubrick, morto appena ultimate le riprese. Narra la storia di un’ossessione sessuale e s’intitola “Eyes wide shut”. Da quando i due attori hanno girato le scene più intime (il film promette di diventare un cult movie sensuale, una specie di “Ultimo tango a Parigi” per gli anni Novanta) circolano voci che Kubrick avesse dovuto far intervenire uno psicanalista, un esperto di sesso, per erotizzare un Cruise altrimenti rigido come un bastone. Ma forse sono solo chiacchiere, in una Hollywood che venderebbe tutto e tutti pur di riportare a casa i miliardi che ha speso per fare guerra alle stelle di Lucas.

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