
I prezzi dei parrucchieri danesi sono discriminatori. Lo dice la Commissione pari opportunità
Una cosa a cui le donne non riescono proprio a rinunciare è il parrucchiere. Magari in tempi di austerity ci vanno meno spesso, qualcuna azzarda anche un tentativo per così dire orientale, altre si tolgono lo sfizio di una piega dal parrucchiere dei vip. Ma i capelli si sa, sono un vezzo tutto femminile. Per questo, storicamente, i parrucchieri femminili hanno sempre avuto un costo diverso rispetto ai colleghi che si dedicano alle sobrie scelte maschili. Va detto anche che gli uomini prediligono quasi sempre tagli corti – quando ancora ci sono capelli su cui lavorare – che richiedono meno tempo e meno creatività.
NORD. Capita però che in Danimarca i tagli da uomo e da donna finiscano addirittura al vaglio della Commissioni pari opportunità. Tutto è nato dalla lamentela di una cliente di un salone danese che ha protestato per la differenza tra i prezzo del taglio da uomo, attorno ai 48 euro, e quello da donna, superiore di circa dieci euro. Il proprietario del salone, per il suo “trattamento discriminatorio”, si è visto recapitare una multa di duecentottanta euro. A nulla sono valsi i tentativi di spiegare che la diversità di listino prezzi non ha niente a che vedere con il razzismo ma è causata dalle esigenze diverse delle due tipologie di clientela.
PARI PREZZI. Il proprietario intanto è ricorso in appello, ma la Commissione Pari Opportunità ha già giudicato illegali le differenze di prezzo tra i tagli maschili e femminili. Difficile capire cosa succederà adesso, se i prezzi maschili verranno equiparati a quelli femminili o si creerà una nuova “discriminazione”, non di genere ma di lunghezza. Uomini e donne con i capelli corti pagheranno meno rispetto a uomini e donne con i capelli lunghi. E i bambini? Si attendono nuove lamentele.
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