
I MASTER DEL CAPITALE UMANO
C’è chi, per trovare lavoro, segue strade diverse da quelle solite e si rivolge a organizzazioni non governative, imprese di piccola e media dimensione, cooperative sociali, realtà che lavorano per gli handicappati, centri di formazione professionale.
Queste persone sono spesso giudicate con sufficienza da molti dei loro coetanei, abituati a pensare che lavorare significa trovare occupazione nella grande impresa, seguire percorsi prestabiliti, tentare di diventare, pur fuori stagione, dei piccoli “yuppies”. Sembra che una passione ideale debba valere nella sfera privata mentre, nel mondo del lavoro, bisogna ascoltare il grande consulente e la mentalità dominante. Chi non vuole diventare una pedina nel grande ingranaggio del conformismo, deve innanzitutto far sì che la sua esperienza particolare divenga un patrimonio di conoscenza per sé e per tutti. Deve far sì che il suo percorso non resti un’eccezione, ma diventi invece una regola che incentivi a investire in capitale umano in modo innovativo. Deve prendere coscienza di quale via alternativa suggerisce rispetto alle vie codificate. Deve mostrare a tutti quali risultati si possono raggiungere, quali vantaggi comporta seguire un percorso non conformista. C’è infatti una carenza di investimento in capitale umano di tipo innovativo.
Pur mossi da una visione ideale, si è convinti che lo schema giusto sia quello proposto da chi comanda e che la propria via sia un’eccezione che, per motivi episodici e casuali, è diventata efficace e competitiva. Seguire vie “proprie” è invece conveniente, soprattutto nel nostro Paese dove l’importanza del mondo delle piccole e medie imprese e del mondo del non profit fa sì che le vie per trovare un’occupazione siano le più varie.
Tuttavia uno sguardo al mondo americano dà un giusto contesto a questo discorso e ne sottolinea il fondamento: negli Stati Uniti esiste un sistema di master professionalizzanti rivolti non ai giovani appena laureati, ma a laureati che hanno qualche anno di esperienza, in modo che l’interazione tra scuola e lavoro dia i risultati migliori. Tali master sono innovativi perché nascono dall’osservazione della realtà, rispondendo alle sue sollecitazioni.
Se ne deduce che, anche nel nostro Paese, occorre costruire un nuovo sistema di formazione superiore basato su dottorati e master professionalizzanti, corsi capaci di innovare, capaci di aprire al mondo del lavoro in modo creativo e adatto a tempi e situazioni diverse. Ma questi corsi nascono osservando l’esperienza di giovani coraggiosi che hanno cercato vie alternative. Anche in questo campo, basta con i polli in batteria.
*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà
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