
I “moderati” di Casini non saranno mai un partito. Anche perché i voti ce li mette sempre Berlusconi
Pier Ferdinando Casini ha espresso, sul giornale del suocero (Il Messaggero), la decisione di promuovere una “carta dei moderati” nel giorno dell’elezione del segretario del Partito democratico. L’elenco delle istanze della moderazione è piuttosto vasto, vi rientra persino l’intenzione di aprire al nucleare, una cosa non proprio moderata. A chi si rivolge Casini? A singoli dell’Ulivo, come Gerardo Bianco e Domenico Fisichella, mentre per la Casa delle Libertà fa cenno a Roberto Formigoni e Ferdinando Adornato. Se comprendiamo bene, comunque, questo fronte moderato non comporterebbe conseguenze politiche, solo simpatia reciproca. E con esso Casini vuole solo rafforzare la differenza dalle altre forze della Cdl, anche se in modo non impegnativo. Infatti non dice più che vi sono due opposizioni, ma propone ad alcuni amici un caldo incontro al caminetto. Un po’ poco per un manifesto.
Certamente dalle parole di Casini si intende che il leader dell’Udc vorrebbe rimanere nel suo luogo naturale, cioè con Clemente Mastella e Francesco Rutelli, essere il centro della sinistra. Ma questo, e lui lo sa, è un sogno proibito. Il fatto è che la forza dei postdemocristiani sta ancora nelle clientele meridionali, dove storicamente la Dc si è sempre organizzata in grandi feudi della persona (Gava e De Mita in Campania, Gaspari in Abruzzo, Colombo in Lucania, Misasi in Calabria, Moro in Puglia). Ma Casini, purtroppo per lui, nasce al Nord, la sua Dc è quella di Antonio Bisaglia e di Arnaldo Forlani, proprio quella che è stata distrutta da Mani Pulite. E Pier Ferdinando deve la sua salvezza politica al fatto che nel ’94 ricevette in Campania i voti di Mastella e poi, successivamente, quelli di Berlusconi: il Cavaliere ha sempre pensato che ci dovesse essere una componente democristiana nella sua battaglia, quindi perché non Casini? L’Udc, dunque, ha sempre contato su voti delegati, o da Mastella o da Berlusconi. Mentre le grandi clientele meridionali di cui sopra oggi costituiscono la spina dorsale di Udeur e Margherita, Casini vive del soccorso bianco di Berlusconi. Perciò, anche se dovesse raggiungere l’intesa elettorale con Mastella, il suo capitale di voti sarebbe centrato su Benevento e Ceppaloni. Non per niente tante volte Berlusconi ha pensato di sostituire Casini con altri membri dell’Udc o con altre Dc.
Stando così le cose, va da sé che se Casini farà la “carta dei moderati”, non la farà nel quadro delle due opposizioni e della differenza da Berlusconi. Infine, se Berlusconi ha fatto la Brambilla e il Partito delle Libertà, perché Casini non può giocare la “carta dei moderati”? Tanti auguri, presidente. bagetbozzo@ragionpolitica.it
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