
Lettere al direttore
I moralisti contro Springsteen e Roccella contestata

Carissimo direttore, torno a scriverti dopo qualche tempo in quanto vorrei affrontare un tema di attualità che mi sta particolarmente a cuore.
Scusa se la prendo alla larga.
Come ben sai la mia passione musicale mi ha sempre portato non solo a suonare ed ascoltare musica, ma anche ad interessarmi alle storie dei vari autori e musicisti, alle loro esperienze, ai loro pensieri e posizioni politiche e sociali.
Esistono autori che si limitano a scrivere le loro opere e a non volerle più commentare ed approfondire, lasciando al pubblico la libertà di interpretazione assoluta e ad assentarsi dalla vita pubblica per rimanere nella loro aura mistica. Esempio lampante di questo esempio d’artista è sicuramente Bob Dylan, arrivato a dire nelle pochissime interviste rilasciate nella sua carriera che non si considera un cantautore politico, che i suoi testi servono solo ad accompagnare la parte musicale, e a contraddire critici ed appassionati che vedono in lui un filosofo o maestro di vita. Persino all’aggiudicazione del Nobel alla letteratura si è comportato di fatto come se gli avessero consegnato un premio da rassegna estiva musicale. Anche in Italia abbiamo esempi similari. Francesco De Gregori che rifiuta etichettature partitiche tanto da allontanare anche i complimenti dei suoi fans per non dover condividere le loro interpretazioni delle sue scritture, o addirittura Francesco Guccini che considera La Locomotiva o L’Avvelenata canzoni d’amore.
Poi esistono cantautori impegnati nel sociale perennemente, sempre in prima fila dalla parte degli ultimi, e partecipi anche alla vita politica, con esternazioni e dichiarazioni di voto. Bruce Springsteen è un autore, ma soprattutto un uomo nato in povertà e rimasto con la sua gente anche dopo il successo. In prima fila dopo l’uragano di New Orleans, e dalla parte dei lavoratori laddove vivono in condizione disumane.
Ed allora capisco come il silenzio del Boss al concerto di Ferrara pochi giorni dopo l’alluvione romagnola faccia molto rumore. Perdonami direttore se non mi lego a questa schiera, non voglio cadere nella banalità dell’attacco al rocker americano. La banalità sarebbe stata la frase di circostanza dal palco su una situazione poco conosciuta e nell’impossibilità di approfondimento da parte di Springsteen, ed ancora più inutile sarebbe stato l’annullamento di un concerto che come si è visto nessuna difficoltà ha avuto e nessuna forza ha tolto a chi stava operando nelle zone alluvionate.
Nessuna colpa in chi ha suonato, nessuna colpa nei 50.000 che hanno ballato e cantato sotto il palco, e neanche nessun gesto immorale nell’attività culturale non sospesa in memoria delle vittime romagnole.
Non si può additare di insensibilità migliaia di persone partecipanti ad un evento culturale a ridosso di una tragica calamità come se fossero disinteressati a quello che accade vicino a loro. Musica, poesia, letteratura, sono di fatto storie di vita, nell’immaginario ed anche nella quotidianità, chi si occupa di cultura non è mai cieco a tutto quello che gravita attorno a sé.
Mai come in questo caso meglio lasciare alla musica l’ultima parola, ai testi di Springsteen che in questi 50 anni hanno sempre raccontato storie di sofferenza e rinascita, sentimenti che i romagnoli stanno dimostrando di conoscere bene.
Antonio Azzarito Luino (Va)
Ogni volta che accade una tragedia parte la caccia al colpevole, a volte con esiti grotteschi, come in questo caso. È una cosa un po’ ridicola e buffa questo moralismo amplificato dai nostri media per far polemica sul nulla.
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Gentile direttore, la gazzarra inscenata al Salone del libro di Torino sabato 20 maggio ha impedito alla ministra Eugenia Roccella di presentare il suo libro Una famiglia radicale. Eugenia Roccella è una giornalista e politica italiana, dal 22 ottobre 2022 ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità nel governo Meloni. È stata sottosegretario al ministero della Salute nel Governo Berlusconi IV.
Urla, rumori, gesti e simboli abortisti fatti con un blitz di femministe e ambientalisti (29 gli attivisti denunciati). Non è una novità quando si toccano questi argomenti che mettono in gioco la “voce della coscienza”. Nel gennaio del 2008 il direttore del Foglio Giuliano Ferrara a Milano spiegò la proposta lanciata dalle colonne del suo giornale per una moratoria sull’aborto. Diede origine alla lista “Aborto? No grazie”. Fu contestato a Mantova, Bologna… con lo stesso metodo che le femministe hanno riservato al ministro Roccella. Urla, minacce, tamburi e non riuscì a parlare. Se facciamo un’analisi più approfondita si può dire che le urla non erano veramente dirette alla ministra Roccella ma erano usate per tacitare la voce della propria coscienza. La voce della coscienza non è un optional né una peculiarità dei cattolici, ed è insopprimibile e non silenziabile. Per renderla più sopportabile si urla contro gli altri.
Gabriele Soliani Reggio Emilia
Roccella e Giorgia Meloni hanno ripetuto fino alla noia che non è intenzione di questo governo modificare la legge 194, ma, anzi, di applicare la sua parte più dimenticata, quella che dovrebbe aiutare le donne ad “avere figli”, non solo a “non averne”. Ma a chi contesta questo non importa, così come non importava ai tempi della lista “Aborto? No grazie”. In mancanza di argomenti, accusano chi non la pensa come loro di essere fascista e retrogrado, vogliono silenziarlo ed escluderlo dal dibattito civile. Chi si comporta così, cos’è? È proprio vero che gli unici fascisti rimasti in Italia sono questi antifascisti alle vongole.
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