
I presidi inglesi chiedono di abolire la legge, in vigore da 70 anni, che prevede la recita di una preghiera cristiana prima delle lezioni
Dovrebbero essere abolite le leggi che richiedono che anche nelle scuole statali non religiose venga recitata una preghiera. È quanto dichiarato dall’Associazione nazionale dei presidi (Nga, che rappresenta oltre 300 mila presidi), come riportato dal Telegraph, secondo cui «le scuole non sono un luogo di culto, ma educativo».
«PREGHIERA NON HA PIÙ SENSO». La legge che regola il sistema scolastico dal 1944 afferma che tutte le scuole inglesi «devono garantire il culto giornaliero collettivo agli alunni, a meno che i genitori obiettino». Nel 1988 venne modificata per specificare che la preghiera doveva essere «all’inizio della giornata». Quattro anni fa, l’Associazione nazionale dei presidi aveva già fatto notare che la preghiera non è più obbligatoria di fatto. Secondo Nga però la legge andrebbe comunque abolita perché la preghiera di una specifica religione in una «società multiculturale non ha senso»: molte scuole non hanno «posto per radunarsi e lo staff spesso non è in grado o non vuole condurre la preghiera».
D’ACCORDO GLI UMANISTI. Dell’intervento dei presidi si è felicitata la British Humanistic Association, di cui fa parte anche Richard Dawkins, promotrice di una campagna per abolire la legge. Gli umanisti si sono accodati alla proposta scandalizzati perché «ci sono bambini, anche di quattro anni, che tornano a casa dicendo ai loro genitori non religiosi che credono in Dio».
La Chiesa di Stato anglicana ha ricordato che la scuola deve aderire alla tradizione inglese lasciando che la preghiera abbia «il suo posto come parte dell’educazione religiosa e spirituale degli alunni. Il culto rimane l’unico momento nelle nostre scuole troppo piene di regolamentati in cui la tirannia dei test e la valutazione costante può essere dimenticata per 15 minuti permettendo che avvenga un coinvolgimento reale».
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4 commenti
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Mi sembra una proposta sensata e civile. A scuola si va per studiare, non per dedicarsi a pratiche legate alle superstizioni religiose. Chi vuole pregare può farlo benissimo, e del tutto liberamente, in altri momenti della giornata. Inoltre perchè costringere a pregare anche quegli studenti che non sono credenti?
Certo che siete proprio bravi a dire e disdire. Se lo Stato è laico, anche se la società e le scuole sono confessionali, niente preghiera; e se non lo sono, idem. E viva la ricreazione, quando “ognuno veramente può essere se stesso”: perché non fare solo ricreazione, allora? E questa è la concezione dell’uomo laico, la ricreazione contro la lezione, la ricreazione ma non la Creazione, lo svago anziché lo studio. Ma Bif. dice di no: “A scuola si va per studiare” e quindi, esser o non essere se stessi, niente ricreazione; e le “pratiche legate a superstizioni religiose”, pfui! Vuoi mettere quelle superstizioni ideologiche, genderiste o no, che fanno sentir liberi anche di non essere se stessi: tanto, gli stereotipi fanno tutto. E Giovanni: abolire o non abolire, è vero: ma il problema non sono le leggi inutili, sono quella alla Scalfar8.
P.S. Non so quando, ma “volveré!”
Se nessuno da o vuole condurre una preghiera è perché si ritiene che la scuola non è il luogo adatto per le preghiere. Se si vuole far rilassare gli studenti tra una lezione e l’altra si dia più spazio alla ricreazione dove veramente ognuno può essere se stesso. E poi vale lo stesso ragionamento fatto dai cattolici quando rifiutano a scuola l’educazione contro il bullismo. Se si può rifiutare che ciò venga introdotto nelle scuole, si possono anche rifiutare le preghiere nella scuola aconfessionale.
Il vero problema è che se non c’è nessuno che sa o vuole condurre la preghiera, a cosa serve riuscire a non fare abolire la legge?