La preghiera del mattino

I soliti “vincoli esterni” sul nostro prossimo governo a prescindere dalle elezioni

Matteo Renzi e Carlo Calenda
I leader del Terzo Polo (Italia viva e Azione) Matteo Renzi e Carlo Calenda (foto Ansa)

Sul Sussidiario Giulio Sapelli scrive: «Oggi l’Italia sa già, o meglio i detentori dei vincoli esterni sono convinti di sapere già quale sarà l’arco di governo che si staglierà nel cielo italiano, quale che sarà il risultato elettorale che sortirà dalle urne. Alcuni politici già lo rendono manifesto, come Calenda e Renzi, per esempio, altri formulano profezie che evocano l’autorealizzazione mutando le loro preci agli dèi, come Giorgia Meloni. Matteo Salvini, che era l’altro unico esponente di una cultura politica che aveva in mano i destini dell’Italia perché evocava una nuova forza di istituzionalizzazione fondata sulle piccole e medie imprese con il peso dell’Italia produttiva e del lavoro non organizzato sindacalmente, è oggi confinato in ombra dalle formidabili pressioni che giungono da oltreoceano e che non tarderanno a farsi sempre più forti».

Con l’abituale sapienza Sapelli descrive il quadro delle pressioni in atto per preservare il commissariamento dall’alto e da fuori della politica italiana.

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Su Affaritaliani Luigi Bisignani dice: «L’unica fortuna per il centrodestra è la tragedia Enrico Letta, sotto gli occhi di tutti. Oltre al pulmino gli si è fermato anche il cervello».

Bisignani, anche lui pessimista sulle possibilità di sopravvivenza di un governo politico autonomo alla testa dell’Italia (nonché assai attento ai valori di quel partito “romano” da sempre in generale scettico sugli eccessi di autonomia dai vari sistemi d’influenza degli esecutivi nazionali), porta però un argomento a favore di un possibile successo di una premiership di Giorgia Meloni: l’incredibile fragilità di coloro che dovrebbero organizzare le manovre per destabilizzarla, a partire da quella sorta di catastrofe politica rappresentata da Enrico Lettino.

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Su Startmag Francesco Damato scrive: «Questo impegno di Berlusconi appare tuttavia contraddetto nell’intervista al Giornale dal passaggio in cui il Cavaliere assicura anche i suoi alleati in Italia che “ognuno di essi è indispensabile”. Indispensabile significa, sino a prova contraria, non poterne fare a meno».

Damato è assai poco convinto della possibile efficacia di un governo Meloni e vorrebbe evitarlo puntando anche sulle divisioni tra la leader di Fratelli d’Italia e Silvio Berlusconi. Però deve poi, da sperimentato osservatore della politica italiana, costatare che le posizioni del fondatore di Forza Italia sono più motivate da esigenze elettorali che dalla prospettiva di rompere l’unità del centrodestra.

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Su Formiche Ferruccio Michelin scrive: «La decisione americana è stata fermamente condannata dalla Turchia, che occupa e controlla la parte settentrionale dell’isola — dove si trova la Repubblica turca di Cipro del Nord. L’embargo statunitense era stato imposto per tutto il territorio cipriota nel 1987, sperando che attraverso il blocco delle armi si potessero favorire la riunificazione dell’isola — divisa dall’invasione del Nord da parte dell’esercito turco nel 1974 — e implementare un processo di dialogo e pacificazione».

La scelta americana di riarmare la Repubblica di Cipro di cui scrive su Formiche si collega anche alla visita di Nancy Pelosi in Armenia. Tutto ciò dimostra come Washington sia preoccupata dalla crescente iniziativa di Ankara su mille scenari internazionali. Questa preoccupazione parla anche alla nostra situazione politica, perché la tradizionale linea americana di stabilizzare gli equilibri globali destabilizzando numerose situazioni “locali” (compresa, in diversi casi, la nostra) sta creando gravissimi rischi, come dimostra appunto la politica turca.

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