I veri bigotti sono quelli che vedono solo fanatismo dietro il Family day

Quando l’esito del referendum sulla legge 40 che limita il ricorso alla procreazione assistita decretò la sconfitta dei “sì”, coloro che volevano aprire la strada all’introduzione più ampia delle biotecnologie nella produzione artificiale di persone rimasero sconcertati e frastornati. Per un momento parve che volessero riflettere sulle cause della solenne batosta ricevuta nonostante la discesa in campo delle corazzate dell’informazione e di un vasto schieramento di scienziati e opinionisti. Riflettere sulle sconfitte è sempre un segno della capacità di venirne fuori ritrovando un rapporto con la realtà. Viceversa, quando si parla di “destino cinico e baro” oppure di “sordida reazione in agguato”, significa che si è pronti per la successiva batosta; significa che invece di cercare di comprendere la realtà per individuare i modi più adeguati di agire su di essa, si crede di venirne fuori ingaggiando con essa una colluttazione. Quando si iniziò a cincischiare che la sconfitta al referendum non era mai avvenuta perché era stata soltanto conseguenza di un appello all’astensione, si avverò ancora una volta il detto secondo cui Dio acceca coloro che vuol perdere.
Non si vuol certamente dire che si debba cambiare idea perché la maggioranza la pensa in un altro modo: la verità non si decide a suffragio universale. Ma è sensato cercare di capire che cosa possa spingere persone libere e che decidono in un contesto libero a orientarsi in certe direzioni. È curioso doverlo ricordare a chi predica da mane a sera che bisogna “capire” le ragioni che spingono al terrorismo suicida e si rifiutano di individuarle nel fanatismo, mentre in questo caso è pronto ad offrire come unica “spiegazione” il prepotere dell’integralismo religioso. Ma qui non è in gioco una faccenda di fanatismo bigotto bensì una questione assolutamente razionale. Fin dalla notte dei tempi l’umanità non ha conosciuto altra forma di vita associata che quella basata sulla generazione naturale di figli all’interno di un rapporto tra uomo e donna. La storia umana, e i milioni di pagine di letteratura che ne sono lo specchio, hanno come unico tessuto connettivo la rete dei rapporti parentali naturali, si trattasse pure di progenitori sconosciuti ma la cui esistenza (e la natura del cui atto procreativo) era un dato certo come i cicli del sistema solare. Ma ora, da poco, si propone una rottura netta di questa storia, con l’inizio di una nuova era in cui la procreazione e la parentela diventano eventi artificiali e arbitrari e la nostra posizione nella rete parentale non è più necessariamente quella di essere figli di una donna e del suo rapporto di amore con un uomo. È per questo che l’invasione delle biotecnologie della procreazione e la messa in discussione della famiglia naturale rappresentano un unico processo che ci si invita a imboccare con l’unico argomento del “progresso”. Siamo stati in molti a proporre una discussione razionale su questo tema, ma ci siamo visti accantonare ogni argomentazione senza discuterla e neppure ascoltarla, con la semplice imputazione di oscurantismo.
È sensato pensare che non vi sia una reazione alla proposizione acritica di una prospettiva tanto inquietante, in nome della retorica del progresso, e quindi in nome di uno slogan irrazionale? Ma a tutto questo i “nuovi bigotti” si rifiutano di pensare ed è quindi certo che archivieranno l’imponente manifestazione del Family day del 12 maggio come un’esplosione di fanatismo sobillato. Evidentemente preferiscono strepitare e lamentarsi invece di esaminare i fatti, riflettere ed esercitare il lume della ragione.

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